CENERENTOLA
Operazione nel segno della filologia, che tuttavia non annulla la personalità registica di Kenneth Branagh, questo Cenerentola si muove nel solco della tradizione, lasciando tuttavia emergere dalla storia quegli elementi che risultano maggiormente in grado di parlare al pubblico moderno.
Classicità fluida
Se è vero che la fiaba è una forma letteraria per sua natura fluida, capace di riadattarsi e rimodellarsi in vari i modi a seconda dei tempi, dei gusti di riferimento dei fruitori, delle culture e dei medium che la ospitano, è anche vero che nel corso degli anni (e dei decenni, e oltre) si impone inevitabilmente, per ognuno di questi racconti, un qualche “canone”. Proprio a questo canone, formalizzatosi con la versione animata della Disney del 1950 – che a sua volta era debitrice alla lettura della storia originale da parte di Charles Perrault – si rifà la versione di Cenerentola firmata da Kenneth Branagh. Una rilettura della fiaba che si inserisce in una più generale operazione hollywoodiana di recupero del genere che ha trovato i suoi esempi (anche) nel Biancaneve postmoderno del 2012 diretto da Tarsem Singh, nella versione twilightiana della stessa storia firmata da Rupert Sanders, nella declinazione “guerriera” di Hansel e Gretel incarnata da Jeremy Renner e Gemma Arterton, e in quella più teen e contemporanea con la regia di Duane Journey. Storie, personaggi e miti che dialogheranno tra loro, presto, in un altro recupero adattato da un differente medium (il musical teatrale) nell’operazione compiuta da Rob Marshall nel suo Into the Woods.
Realtà e fiaba
Proprio nell’ottica della filologia, che tuttavia non nega il carattere fluido e malleabile del genere, si muove la Cenerentola di Kenneth Branagh, regista da sempre affascinato dagli archetipi, compresi quelli apparentemente lontani dal suo mondo (si pensi al Thor della Marvel, o ancor prima al Frankenstein di Mary Shelley). La protagonista del film di Branagh, volto e portamento della giovane Lily James, si muove in un contesto palesemente improntato al realismo: un setting con qualche similitudine con la Gran Bretagna dell’800, che per tutta la prima parte del film viene costellato di elementi che segnalano la geografia dei luoghi (il francese parlato dal padre della protagonista, un arazzo giapponese nella sua dimora). In tutta la prima metà della storia, in fondo, la magia non è che un elemento ipotetico, richiamato soltanto in uno dei primi dialoghi della protagonista con sua madre (col riferimento alla “fata madrina”): per il resto, la prima parte del film, quella che narra un lutto, una solitudine e una bieca vicenda di sfruttamento, mantiene tutti e due i piedi piantati in terra. Solo la voice off, e qualche piccola concessione al modello (si pensi ai topolini domestici) ci ricordano che siamo dentro a una fiaba. La sceneggiatura di Chris Weitz sottolinea anche significativamente il tema delle differenze sociali, col confronto tra la nobiltà di palazzo e la realtà familiare di Ella, quella di una borghesia mercantile sempre a rischio di scendere nella scala sociale.
La gestione dei personaggi
Il principale elemento di novità donato da Branagh a questa nuova versione di Cenerentola è quello di uno sguardo tutto peculiare sui personaggi, che il regista tiene a presentare in modo più sfaccettato e a tutto tondo rispetto alle loro immagini classiche. Si pensi, in primis, alla matrigna Lady Tremaine, a cui dà il volto nel film una straordinaria Cate Blanchett: una figura di “strega” che è prima di tutto una donna fragile, toccata dal dolore e divenutane succube. Dalle figure della fiaba, e dalla loro fedele lettura da parte del classico animato, emergono laddove possibile nuovi tratti, che fanno vivere i personaggi senza tradirli: questo vale anche, e in particolar modo, per la protagonista, col forte accento posto sul suo percorso di crescita, e sul raggiungimento della consapevolezza delle sue potenzialità. Si pensi, a questo proposito, alla sequenza della corsa nel bosco, culminata nell’incontro col principe interpretato da Richard Madden, fulcro nodale di tutto il racconto. Proprio in Ella, nel corso della storia, emerge una determinazione che supera il suo tradizionale carattere remissivo, eredità della promessa di gentilezza fatta dalla ragazza a sua madre: la giovane, col tempo, si mostra capace di prendere in mano il suo destino, in modo diametralmente opposto a una Lady Tremaine che invece, dallo stesso destino, si lascia sopraffare. Anche il personaggio di Madden è attentamente caratterizzato, specie laddove si fa possibile bersaglio delle manovre politiche del granduca col volto di Stellan Skarsgård. Proprio la politica e i suoi intrighi, coi meccanismi perversi del potere, rappresenta un altro dei tradizionali temi trattati dal regista che fanno capolino, qui, in una struttura sostanzialmente collaudata e fedele al modello originale.
Un cineasta che non nega se stesso
Il Cenerentola di Kenneth Branagh regala comunque al suo pubblico esattamente ciò che questo si aspetta, sfruttando la produzione di prim’ordine e una tecnica registica che qui resta comunque sempre al servizio della narrazione: non mancano, da parte del regista nordirlandese, i virtuosismi con la macchina da presa, i lunghi ed elaborati piani sequenza (si pensi alla scena del ballo, e al divertente, rocambolesco ritorno a casa della protagonista), non mancano i costumi sfarzosi e le scenografie che, opera di un artista versatile come Dante Ferretti, sottolineano in modo eloquente il contrasto tra la cupa decadenza della residenza della protagonista e il magniloquente sfarzo del palazzo. Il tocco di Branagh resta certo più nascosto che in passato – ma emerge comunque con più chiarezza di quanto non fosse successo, per esempio, nel già citato Thor: ma questa resta una precisa scelta da parte di un regista che preferisce farsi da parte e lasciar parlare il racconto, limitandosi a sottolinearne di più quegli aspetti ancora in grado di dire qualcosa al pubblico contemporaneo. In questo senso, e considerato il recinto entro il quale il progetto si muoveva (quello di una classicità mai negata) l’operazione compiuta da Branagh e dalla Disney può considerarsi senz’altro riuscita.
Scheda
Titolo originale: Cenerentola
Regia: Kenneth Branagh
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 2015
Durata: 105’
Genere: Drammatico, Fantasy
Cast: Cate Blanchett, Stellan Skarsgård, Lily James, Helena Bonham Carter, Richard Madden, Derek Jacobi, Hayley Atwell, Nonso Anozie, Rob Brydon, Alex MacQueen, Ben Chaplin, Joshua McGuire, Matthew Steer, Sophie McShera, Eloise Webb, Gareth Mason, Holliday Grainger, Jana Pérez, Paul Hunter, Tom Edden
Sceneggiatura: Chris Weitz
Fotografia: Haris Zambarloukos
Montaggio: Martin Walsh
Musiche: Patrick Doyle
Produttore: Simon Kinberg, Allison Shearmur, David Barron
Casa di Produzione: Walt Disney Pictures, Genre Films, Allison Shearmur Productions, Beagle Pug Films
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Data di uscita: 12/03/2015