SHORT SKIN
Declinando il tema della crescita da un'ottica peculiare, che rendeva facilissimo incappare in scivoloni e cadute di tono, l'esordiente Duccio Chiarini indovina in Short Skin il giusto registro, offrendo una commedia agrodolce che guarda all'indie americano mantenendo un'anima europea.
Fuori dal guscio
Edoardo, 17 anni, è un adolescente come tanti: timido, un po’ goffo, confuso riguardo al mondo e al suo posto in esso. Il ragazzo ha però un problema in più rispetto ai suoi coetanei, di tipo molto personale: una malformazione al prepuzio, eliminabile solo con un intervento chirurgico, che lo condiziona pesantemente nei rapporti con l’altro sesso. Eppure, la sua è un’età in cui tutti, intorno a lui, sembrano parlare praticamente solo di sesso: tra questi, l’amico Arturo, ossessionato dall’idea di perdere la verginità, e anche i suoi genitori, che vorrebbero nascesse qualcosa tra lui e Bianca, coetanea che come ogni estate è arrivata da Milano per trascorrere le vacanze. Edoardo reagisce a queste pressioni con fastidio, continuando a chiudersi nel suo mondo e a evitare il problema. Un giorno, però, Arturo avvicina due ragazze e riesce ad organizzare con loro un’uscita a quattro: Edoardo, dapprima intimidito, è sempre più intrigato dalla personalità di Elisabetta, che sembra ricambiare l’interesse.
Ogni tanto capita che un film indipendente italiano riesca a superare le strette maglie della distribuzione nostrana, a farsi notare in importanti manifestazioni internazionali, e ad ottenere una circuitazione minima – ma comunque degna di nota – anche all’estero. Short Skin, primo lungometraggio di fiction di Duccio Chiarini (già regista di corti e documentari: tra i secondi si ricordi Hit The Road, Nonna, datato 2011) ha certo una genesi particolare, essendo stato realizzato nell’ambito dell’iniziativa Biennale College (pensata dalla Biennale di Venezia, con lo scopo di promuovere giovani cineasti italiani). Tuttavia, le prestigiose vetrine della Mostra del Cinema di Venezia prima, e della Berlinale poi (nell’ambito della sezione Generation) hanno dato al film di Chiarini una visibilità inedita per molte opere analoghe: visibilità che comunque, guardando il film e valutandone i risultati, non ci sentiamo di definire immeritata.
Quella che Chiarini ha diretto è una commedia incentrata su un tema particolare, delicato, che potrebbe anche destare il sospetto di una provocazione studiata (fin dalla scelta della locandina); tuttavia, l’argomento è affrontato al contrario con un tono e un approccio che fin dall’inizio mostrano misura e credibilità. L’area tematica di appartenenza è quella, più e più volte affrontata dal cinema, della “linea d’ombra” e del passaggio dall’adolescenza all’età adulta; un tema riferito qui a un personaggio che si trova a vivere una condizione peculiare, che lo costringerà alla sua prima, vera scelta da adulto. Il soggetto, per com’è stato concepito, era a forte rischio di scivolare nel grottesco da una parte, o in un eccesso di patetismo (condito magari dagli stereotipi della commedia adolescenziale) dall’altra: eppure, la sceneggiatura mostra al contrario una notevole misura, una delicatezza e una pregnanza nel raccontare il mondo del protagonista (e il suo spazio in esso) difficili da rintracciare altrove.
Lo sguardo di Chiarini sull’esistenza di Edoardo (un efficace Matteo Creatini) rivela in questo Short Skin empatia, e un’ironia che non soverchia mai l’equilibrio della narrazione, tendendo al contrario a stimolare in modo intelligente l’interesse dello spettatore. Un’ironia mai sopra le righe, che calca solo il giusto su situazioni abbastanza tipizzate (il linguaggio esplicito della sorella della protagonista, la sempre più grottesca ossessione dell’amico, alcune sequenze virate – ma non troppo – al surreale) con lo scopo di sottolineare il senso di isolamento e di “accerchiamento” del protagonista. La descrizione della sua linea d’ombra, e del modo in cui viene attraversata, risulta alla fine credibile e capace di divertire in modo onesto, senza barare. In più, il regista riesce a valorizzare al meglio la resa delle strade cittadine e del mare, i colori dell’estate che si fondono inestricabilmente col mood dell’adolescenza, con un gusto per la frontalità dell’inquadratura, unita a una capacità di valorizzare la recitazione, che rivelano un talento visivo da non sottovalutare. Una segnalazione va fatta anche alla colonna sonora composta dai Woodpigeon (band di alternative rock americano), che rivela nelle sonorità un piacevolissimo gusto retro.
Partendo da premesse in fondo esili (e non prive di rischi), questo Short Skin riesce quindi a gestire al meglio il soggetto e il suo materiale, narrativo e umano. Certo, l’intelligente film di Chiarini non è adatto a chi cercasse una commedia sullo stile di American Pie (e derivati), o a chi fosse abituato a un registro più esplicito e diretto nella comicità. Il clima e l’approccio sono quelli della commedia indipendente americana, ma con un tocco agrodolce (e realistico) nel modo di narrare che rivela un gusto e un’anima tipicamente europei. Un ottimo biglietto da visita, incentrato su un tema in cui scivolare era facilissimo, per un giovane cineasta da tenere d’occhio.
Scheda
Titolo originale: Short Skin
Regia: Duccio Chiarini
Paese/anno: Italia / 2014
Durata: 86’
Genere: Commedia
Cast: Francesco Acquaroli, Anna Ferzetti, Bianca Nappi, Francesca Agostini, Matteo Creatini, Bianca Ceravolo, Crisula Stafida, Lisa Granuzza Di Vita, Michele Crestacci, Miriana Raschillà, Nicola Nocchi
Sceneggiatura: Marco Pettenello, Ottavia Madeddu, Duccio Chiarini, Miroslav Mandic
Fotografia: Baris Ozbicer
Montaggio: Roberto Di Tanna
Musiche: Woodpigeon
Produttore: Duccio Chiarini, Babak Jalali
Casa di Produzione: La Régle Du Jeu, Asmara Films, Redigital
Distribuzione: Good Films
Data di uscita: 23/04/2015