IL FIDANZATO DI MIA SORELLA
di Tom Vaughan
Più “commedia sugli affetti” che commedia romantica, Il fidanzato di mia sorella si fa apprezzare per lo sguardo del regista Tom Vaughan sui rapporti familiari, ma trova i suoi limiti in una regia senza guizzi, e in una descrizione contestuale all'insegna del bozzetto estemporaneo.
Affetti difettosi
Richard Haig è un professore di poesia romantica al Trinity College di Cambrige, col vizio inappagabile per le belle donne. Un giorno, la sua ultima fiamma, la studentessa americana Kate, gli comunica di essere incinta. Poco prima, tuttavia, Richard aveva incontrato, restandone attratto, la bella Olivia, scrittrice di romanzi rosa che, come l’uomo scopre presto, è in realtà la sorella di Kate. Con l’ombra dello sguardo di Olivia a seguirlo, Richard si trasferisce con Kate a Malibù, dove i due potranno crescere al meglio il loro bambino. Ma, dopo i primi anni soddisfacenti, qualcosa si incrina; Kate rivela a Richard di essere innamorata di un altro uomo, e gli confessa che la scelta di sposarlo fu frutto di avventatezza e dell’imminente gravidanza. Richard acconsente a che il fidanzato di Kate, Brian, si trasferisca a casa loro, e accetta di andare a vivere nella dependance per gli ospiti pur di restare vicino a suo figlio Jake.
Ne Il fidanzato di mia sorella, commedia romantica che si muove tra l’Inghilterra e l’America, tra le austere guglie di Cambridge e il sole della California, Tom Vaughan (Notte brava a Las Vegas, Misure straordinarie) mette in scena un curioso quadrilatero amoroso. Parliamo di quadrilatero in quanto, alla struttura classica di due donne (sorellastre, interpretate rispettivamente da Jessica Alba e Salma Hayek) innamorate dello stesso uomo, si aggiunge nella seconda parte del film un quarto terminale; questo, nella persona del fidanzato di Kate, Brian, fungerà da insospettabile elemento di stabilità ed equilibrio.
Uno degli elementi più insoliti di questo Il fidanzato di mia sorella, in effetti (che comunque, nel suo complesso, segue abbastanza fedelmente le regole del genere) è proprio la messa in evidenza, come elemento dinamico, di un modello di famiglia “allargata” piacevolmente fuori dal tempo: persino il vecchio rivale d’amore diventa, in questo contesto, un alleato, un elemento fondamentale per la costruzione, da parte del protagonista (un sempre efficace Pierce Brosnan) di un’esistenza che guardi a un futuro possibile, facendo i conti coi legami esistenti. Allo stesso modo diventa elemento fondamentale il recupero del rapporto, da parte del protagonista, con un padre (il carismatico Malcolm McDowell) mai realmente compreso, a sua volta colpevole di scarsa capacità di comunicazione. Una commedia, quella di Vaughan, il cui tema si sposta presto, quindi, dal motivo dei rapporti di coppia a quello degli affetti più in generale (in primis quelli familiari) mostrando anche il processo (tardivo) di crescita e assunzione di responsabilità di uno stagionato Peter Pan.
In una commedia come questo Il fidanzato di mia sorella, dalla messa in scena piuttosto piana e convenzionale, e dalle tematiche in fondo risapute, è lodevole che la sceneggiatura non si sia lasciata andare agli stereotipi: il personaggio di Brosnan, in fondo, non è il dongiovanni rozzo e superficiale che sarebbe stato facile dipingere, e mostra fin dall’inizio una complessità (e uno spessore) maggiori di quelli di tanti suoi omologhi. È interessante, inoltre, l’assenza (per gran parte del film) di sentimentalismi d’accatto o ricattatori, nonché la scelta di tenere le logiche del rapporto di coppia ferme in un contesto improntato (per quanto possibile) alla credibilità. E’ da rimarcare, inoltre, la già ricordata natura del film di Vaughan di “commedia sugli affetti”, più che di commedia sentimentale; colpisce, e a tratti emoziona, la descrizione semplice, ma non priva di acume e profondità, del rapporto del protagonista con suo padre, e il peso che quest’ultimo ha sull’evoluzione della sua personalità.
Il fidanzato di mia sorella mostra comunque i suoi decisivi limiti nella schematicità di certe dinamiche, nella frettolosità con cui vengono delineate alcune sottotrame (principalmente, quella del rapporto tra le due sorelle), in una descrizione del contesto che non va oltre il bozzetto estemporaneo. Gli stereotipi, tenuti in gran parte fuori dalle logiche del rapporto di coppia, fanno comunque capolino nella descrizione d’ambiente, in special modo nella resa del contrasto tra i due contesti in cui il protagonista si muove: quello inglese, geloso delle proprie tradizioni letterarie (ma anche libertino, e vulnerabile al fascino di una pinta – o più – vuotata in un pub dopo il lavoro) e quello americano, tanto composto da giovani svogliati e attratti più dal narcisismo (dei selfie) che dal romanticismo, quanto caratterizzato da un fondo fortemente puritano. L’assenza di particolari guizzi registici, o di innovazioni tematiche degne di nota (al di là dei già ricordati elementi, comunque innestati su un canovaccio abbastanza tradizionale) fanno del film di Vaughan un prodotto piacevole quanto convenzionale, semplice intrattenimento realizzato comunque con buona professionalità.
Scheda
Titolo originale: Some Kinf of Beautiful
Regia: Tom Vaughan
Paese/anno: Stati Uniti / 2014
Durata: 99’
Genere: Commedia, Sentimentale
Cast: Salma Hayek, Lombardo Boyar, Malcolm McDowell, Marlee Matlin, Merrin Dungey, Pierce Brosnan, Ben McKenzie, Fred Melamed, Ivan Sergei, Jessica Alba
Sceneggiatura: Matthew Newman
Fotografia: David Tattersall
Montaggio: Matt Friedman
Musiche: Stephen Endelman, David Newman
Produttore: Kevin Scott Frakes, Grant Cramer, Richard Barton Lewis, Raj Brinder Singh, Beau St. Clair
Casa di Produzione: PalmStar Media, Irish DreamTime, Envision Entertainment, Boss Collaboration, Knightsbridge Entertainment, Landafar Entertainment, Southpaw Entertainment, Das Films
Distribuzione: Adler Entertainment
Data di uscita: 22/07/2015