LA VEDOVA WINCHESTER

LA VEDOVA WINCHESTER

Rileggendo una vicenda legata direttamente alla storia americana, e al DNA stesso degli Stati Uniti, i fratelli Michael e Peter Spierig confezionano con La vedova Winchester un gotico non privo di fascino, che tuttavia non sfrutta completamente il potenziale affabulatorio della vicenda, né la carica misterica della sua protagonista.

Gotico americano

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San Jose, California, 1906. L’ereditiera Sarah Winchester, moglie del defunto William Winchester (proprietario del colosso che produce armi da fuoco) è caduta in una profonda depressione dopo la morte di suo marito e di sua figlia. La donna è infatti convinta che una maledizione abbia colpito la sua famiglia per i morti causati dalle loro armi da fuoco: così, Sarah ha costruito un’enorme casa, che viene ampliata costantemente, giorno e notte, con lo scopo di contenere le anime di quei morti di cui ritiene la sua famiglia responsabile. Il consiglio di amministrazione della Winchester vorrebbe escludere la donna dalla gestione dell’azienda, reputandola mentalmente instabile: gli azionisti incaricano così lo psichiatra Eric Price di trasferirsi per un periodo di tempo nella magione, sottoponendo Sarah a una serie di visite, e stilando una relazione sulla sua salute mentale. Quando Price si stabilisce nella residenza, trova un’atmosfera lugubre, di cui il giovane nipote della donna, Henry, sembra essere l’inspiegabile catalizzatore.

Diviso tra storia e leggenda (con un’ovvia prevalenza della seconda), questo La vedova Winchester si aggancia a una feconda tradizione dell’horror occidentale – quella della ghost story di stampo gotico – che negli ultimi anni, tuttavia, è apparsa un po’ in debito d’ossigeno. Al di là della colta rilettura del filone operata da Guillermo Del Toro col suo Crimson Peak, e di qualche estemporaneo rifacimento di cult del passato (si pensi a The Woman in Black, del 2012) sono stati infatti pochi, prima di questo film dei fratelli Michael e Peter Spierig, i tentativi di recupero filologico di un genere che dalla letteratura ha contaminato il cinema fin dalla sua nascita, ma che da tempo viene messo da parte in favore di visioni (e spaventi) più contemporanei. Tuttavia, per le suggestioni che porta con sé, e il suo legame con la storia americana tout court, la vicenda di Sarah Pardee Winchester si proponeva come particolarmente adatta a una trattazione cinematografica, che ne sviscerasse il supposto lato occulto.

Co-produzione statunitense/australiana, girata in parte a Melbourne, in parte nella San Jose che fu teatro dell’ultima parte della vita della protagonista, La vedova Winchester è opera di due cineasti che in passato si sono dimostrati capaci di esplorare tanto l’horror contemporaneo (Undead, Saw Legacy) quanto la science fiction futuristica (Predestination). Alle prese con una vicenda complessa e affascinante, legata in parte al DNA della nazione americana (le armi da fuoco e il loro ruolo), e con una personalità che porta in nuce, in sé, una notevole carica misterica, i fratelli Spierig mescolano realtà storica e suggestioni letterarie, oscure discese nei meandri della psiche (quella della protagonista col volto di Helen Mirren, ma anche quella dell’attonito psichiatra interpretato da Jason Clarke) ed escursioni ultraterrene.

La messa in scena punta principalmente a massimizzare l’impatto della location della magione, con le sue architetture gotiche sottoposte a perenne rimodellamento, mentre la sceneggiatura costruisce una vicenda che, sulla realtà storica, innesta alcuni dei motivi più usuali del genere (il bambino come terminale – e vittima designata – del sovrannaturale, la coscienza personale quale generatrice di orrori): lo fa puntando, nei suoi propositi, a disvelare gradualmente le storie personali dei due protagonisti, e facendo delle presenze ultraterrrene, più che un mero generatore di orrore, una personificazione, consapevole, dei demoni interiori dei due personaggi.

Il soggetto de La vedova Winchester porta con sé un fascino di cui il film risulta impregnato, favorito in questo dalla sua buona confezione. L’ottima ricostruzione della magione, con le sue architetture fuori dall’ordinario e il suo costante senso di precarietà, restituisce al meglio il mood di una vicenda che si vuole sospesa tra realtà e incubo, quasi una materializzazione della mente allucinata della protagonista, in cui lo scettico psichiatra viene fatto entrare suo malgrado. Interessante si rivela anche la scelta della sceneggiatura di rivelare solo nel finale il background del personaggio interpretato da Jason Clarke, tracciando un efficace fil rouge con quello della Mirren: una riuscita favorita anche dalle buone prove dei due protagonisti. Va rimarcata anche la fotografia di buona fattura, capace di massimizzare l’impatto visivo dato dagli interni della casa, oltre a un uso abbastanza parco, quasi sempre limitato all’essenziale, degli effetti digitali.

La vedova Winchester ha comunque il limite principale di non presentare particolari aspetti di originalità, sfruttando solo in parte le suggestioni del soggetto, e rileggendolo sotto un’ottica in fondo abbastanza risaputa (e prevedibile). In questo senso, alcuni elementi introdotti dai fratelli Spierig nella narrazione(quali la scelta di fare del giovanissimo Henry la mira designata dell’entità malvagia) risultano abbastanza deboli e pretestuosi. A ciò, si può aggiungere una regia che, pur pulita e capace quasi sempre di creare la giusta tensione, non osa mai abbastanza sul fronte dell’inquietudine, lasciando inutilizzato il potenziale allucinatorio delle scenografie, e limitandosi a inserire nei punti giusti i consueti, efficaci e più che mai prevedibili salti sulla sedia.

Scheda

Titolo originale: Winchester
Regia: Michael Spierig, Peter Spierig
Paese/anno: Stati Uniti, Australia / 2018
Durata: 99’
Genere: Horror
Cast: Helen Mirren, Jason Clarke, Angus Sampson, Sarah Snook, Bruce Spence, Eamon Farren, Tyler Coppin, Adam Bowes, Alana Fagan, Alice Chaston, Andy de Lore, Curtis Bock, Emm Wiseman, Finn Scicluna-O’Prey, Jayden Irving, Laura Brent, Michael Carman, Phoenix Suhrou-Dimarco, Puven Pather, Rebecca Makar, Rosco Campbell, Tom Heath
Sceneggiatura: Tom Vaughan, Michael Spierig, Peter Spierig
Fotografia: Ben Nott
Montaggio: Matt Villa
Musiche: Peter Spierig
Produttore: Tim McGahan, Brett Tomberlin
Casa di Produzione: Imagination Design Works, Blacklab Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures

Data di uscita: 22/02/2018

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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