LE STREGHE
Traendo spunto da una matrice letteraria – il romanzo di Roald Dahl – e da una cinematografica – il suo primo adattamento del 1990 a opera di Nicolas Roeg – Robert Zemeckis confeziona con Le streghe un’opera meno teorica rispetto ai suoi film precedenti, più consapevolmente ludica ma comunque impregnata del sense of wonder che ha sempre fatto parte del cinema del regista. Disponibile on demand sulle principali piattaforme streaming.
Saper stregare
Rispetto alla liricità dolente del precedente Benvenuti a Marwen (film poco compreso dalla critica d’oltreoceano), questo Le streghe rappresenta senz’altro un episodio più “ludico” per Robert Zemeckis, una parentesi in cui il regista si lascia andare al fascino di un’avventura per tutta la famiglia, che guarda contemporaneamente a una matrice letteraria (il romanzo omonimo di Roald Dahl, del 1983) e a una cinematografica (il primo adattamento per il grande schermo del libro di Dahl, datato 1990 e diretto da Nicolas Roeg col titolo Chi ha paura delle streghe?). Una dimensione ludica che tuttavia ha sempre fatto parte – seppur non esclusiva – del cinema di Zemeckis, e che permette al suo nuovo film di intrattenere senza problemi il suo pubblico di riferimento, con robuste dosi di quel sense of wonder che non è mai mancato nella produzione del cineasta americano.
Rispetto al romanzo di Dahl e al film di Roeg, in Le streghe Zemeckis sposta l’ambientazione dall’Inghilterra degli anni ‘80 all’Alabama dei ‘60, e introduce un giovane protagonista di colore, che, dopo la perdita dei suoi genitori in un incidente stradale, si trova a vivere con la nonna materna; poco dopo che il ragazzo ha iniziato a riprendersi dal lutto, un inquietante incontro fatto in un negozio convince la donna che una congrega di streghe ha messo gli occhi su di lui e sulla loro casa. Le streghe, espressione pura del male, sono mimetizzate tra gli esseri umani, odiano i bambini e ne tramano l’annientamento o la trasformazione in altre specie. La donna decide così di fuggire col nipote in un lussuoso hotel, riservato a individui ricchi e bianchi: un luogo che secondo la sua valutazione dovrebbe essere al riparo dall’azione delle streghe, che non si esporrebbero cacciando i figli della ricca borghesia. L’anziana donna non immagina di essere piombata proprio nel luogo in cui le creature demoniache stanno per celebrare il loro raduno nazionale, sotto la guida della strega suprema, la più malvagia di tutte.
Si preoccupa maggiormente di delineare il setting, il film di Zemeckis, rispetto al suo predecessore del 1990; una scelta che porta a dare un peso maggiore, nella storia, alla fase del lutto del protagonista, ma soprattutto introduce una cornice, con una voice over e un narratore adulto – verosimilmente a raccontare i fatti anni dopo il loro svolgimento – che aumenta in certo qual modo la carica fiabesca del racconto. La commistione tra grottesco, gotico e commedia per famiglie che era presente nel film di Roeg viene qui decisamente sbilanciata sul terzo versante, dando la precedenza alla dimensione più edificante e ludica della vicenda; la cosa risulta subito evidente in virtù delle scelte della fotografia, decisamente meno cupa rispetto al primo adattamento di Roeg, e in quelle di makeup, che evitano di rivelare in Anne Hathaway e nella sua congrega le fattezze mostruose che avevano caratterizzato il vero aspetto delle seguaci di Anjelica Huston nel film del 1990. Zemeckis sceglie quindi un approccio più consapevolmente giocoso al materiale di partenza, che gli permette di elidere alcuni dettagli inquietanti presenti nel film di Roeg (la ragazzina imprigionata dalle streghe in un quadro) e di concentrarsi sulle componenti più avventurose e light della storia.
Capace di intrattenere col mestiere di chi fa cinema (di livello) da oltre un quarantennio, Le streghe paga qualcosa sul piano dell’ambientazione, introducendo il tema del conflitto razziale e quello delle differenze di classe – rese plastiche dal confronto del personaggio di Octavia Spencer con gli altri avventori dell’albergo – per poi non approfondirli. Ci sono nel film suggestioni – tra cui il rapporto di attrazione-repulsione per il denaro del personaggio della Hathaway, con la riflessione abbozzata su un carattere “anticapitalistico” della società delle streghe – che restano embrionali, subito assorbite dal rapido svilupparsi degli eventi nella storia. Una storia che presenta un ritmo decisamente sostenuto, che permette al regista virtuosismi con la steadycam “ad altezza di topo”, e che accentua il carattere antropomorfizzato dei roditori in cui il protagonista e il suo amico vengono trasformati, attraverso un uso massiccio (ma mai smaccatamente gratuito) del digitale. Il risultato è un’opera che mantiene, della vicenda originale, tutto l’afflato fiabesco e la carica immaginifica, limitandone consapevolmente i dettagli più cupi, ma rendendone alla fine l’anima con sufficiente aderenza, e con la professionalità di uno degli ultimi, autentici autori del mainstream hollywoodiano.
Scheda
Titolo originale: The Witches
Regia: Robert Zemeckis
Paese/anno: Stati Uniti, Messico / 2020
Durata: 106’
Genere: Commedia, Avventura, Fantastico
Cast: Anne Hathaway, Charles Edwards, Octavia Spencer, Stanley Tucci, Chris Rock, Brian Bovell, Josette Simon, Vivienne Acheampong, Ana-Maria Maskell, Arnaud Adrian, Ashanti Prince-Asafo, Codie-Lei Eastick, Eugenia Caruso, Eurydice El-Etr, Jahzir Bruno, Jonathan Livingstone, Joseph Zinyemba, Ken Nwosu, Lunga Skosana, Miranda Sarfo Peprah, Morgana Robinson, Orla O’Rourke, Sobowale Antonio Bamgbose
Sceneggiatura: Kenya Barris, Robert Zemeckis, Guillermo del Toro
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Jeremiah O’Driscoll, Ryan Chan
Musiche: Alan Silvestri
Produttore: Guillermo del Toro, Alfonso Cuarón, Lee Grumett, Derek Hogue, Luke Kelly, Jack Rapke, Robert Zemeckis
Casa di Produzione: ImageMovers, Double Dare You (DDY), Esperanto Filmoj, Necropia Entertainment, Warner Bros., The Jim Henson Company
Distribuzione: Warner Bros.