MICKEY ON THE ROAD

MICKEY ON THE ROAD

Esordio della regista taiwanese Lu Mian-Mian, sorretto da una buona struttura narrativa, Mickey on the Road ha il torto di perdersi a tratti in parentesi inutilmente estetizzanti, ma risulta complessivamente interessante per lo sguardo che getta su un universo urbano ostile, in cui due ragazze sperimentano il loro coming of age. In concorso al Torino Film Festival 2020.

Un'odissea nella giungla della maturità

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È un esordio che guarda alla new wave hongkonghese, quello della regista di Taiwan Lu Mian-Mian con Mickey on the Road, coming of age urbano con protagoniste due giovani amiche alla ricerca della propria strada. Mickey è androgina e taciturna, prende lezioni di arti marziali al tempio locale e deve badare a sua madre, depressa e alcolizzata; Gin Gin, al contrario, è esuberante e infantile, e sbarca il lunario ballando in night club e discoteche. Quando Gin Gin viene lasciata senza spiegazioni da un uomo che vive a Guangzhou, in Cina, la ragazza – incapace di accettare la fine di quello che era stato solo un flirt – decide di mettersi sulle sue tracce; Mickey, dal canto suo, deciderà di cogliere l’occasione per andare per cercare nella stessa città suo padre, che anni prima aveva abbandonato la famiglia causando la depressione di sua madre. Per le due ragazze, il viaggio sarà un’occasione per rinsaldare la loro amicizia, ma anche per entrare definitivamente nell’età adulta.

Presentato in concorso al Torino Film Festival 2020, Mickey on the Road segue tutte le tappe del dramma adolescenziale sull’amicizia, cercando al contempo di tratteggiare il ritratto di un contesto urbano in cui due giovani apparentemente agli antipodi rischiano di perdersi. La modernità di una Taipei patinata e illuminata perennemente dalle luci al neon, in cui la stessa spiritualità è diventata occasione di consumo – e in cui all’oracolo si sostituisce una stramba statuina da luna park – si scioglie in una Guangzhou dove ormai tutto è quantificabile in termini di profitto, che sia esso economico o sessuale. Le due ragazze fanno un viaggio in un mondo (s)conosciuto, cercando ognuna un’ancora di appoggio per non accettare definitivamente le sfide dell’età adulta. È quasi toccante, nella sua (voluta) ingenuità, il dialogo in cui Mickey promette a sua madre che andrà a cercare l’uomo che l’ha lasciata per riportarlo a casa, “così avrai qualcuno che ti starà vicino”; ed è volutamente irritante la cieca fiducia che Gin Gin ripone nel ragazzo di cui si mette alla ricerca, che non risponde alle sue telefonate e ai suoi messaggi.

Mickey on the Road offre uno sguardo interessante, anche se debitore a molto cinema del passato (i drammi urbani di Wong Kar-Wai sono lì dietro l’angolo) su due realtà come Taipei e Guangzhou, entrambe sospese tra retaggi del passato e una modernità non ancora elaborata, in cui l’onnipresente logica del profitto si scontra con una spiritualità ridotta a posa, nel primo caso, e con un oppressivo velo di censura nel secondo, che rende impossibile finanche la ricerca di una strada su Google Maps – ma esalta poi le virtù del florido stato cinese in un messaggio di propaganda alla radio. Tra questi due universi, le due protagoniste si aggirano con l’incoscienza e l’irripetibile determinazione dell’età giovanile, tra furti di borse e soggiorni in hotel non pagati, corteggiatori recuperati per necessità e squallide notti in night club frequentati dall’alta borghesia. Il loro è un viaggio che comporterà un costante confronto con un universo maschile dipinto come meschino e perennemente predatorio, da cui le due non riescono a prendere le dovute distanze.

Nella buona fattura tecnica – e narrativa – di Mickey on the Road, la regista Lu Mian-Mian (al suo attivo tre cortometraggi) a volte sembra perdere il controllo della messa in scena, perdendosi in sequenze oniriche (vedi il primo soggiorno in albergo delle due amiche) e in ralenty che finiscono per appesantire una storia altrimenti narrata con piglio realistico e diretto. Il film si concede a più riprese parentesi inutilmente estetizzanti, che finiscono per creare un senso di straniamento non voluto, e per allontanare lo spettatore dalla sostanza viva di una storia che mantiene comunque i suoi motivi di coinvolgimento. Funziona decisamente meglio, il film di Lu Mian-Mian, quando si affida alla buona fattura della sua sceneggiatura, e alle prove recitative inquiete, complementari nella loro distanza, delle due giovani protagoniste Yeh Pao-Wen e Chang Ya-Ling. Il risultato è un esordio complessivamente riuscito, che tuttavia non sempre riesce a dosare al meglio i suoi ingredienti (soprattutto visivi) per risultare davvero compatto e compiuto nei suoi 95 minuti di durata.

Mickey on the Road poster locandina

Scheda

Titolo originale: Mickey on the Road
Regia: Lu Mian-Mian
Paese/anno: Taiwan / 2020
Durata: 95’
Genere: Drammatico
Cast: Chang Ya-Ling, Hsu Yu Chieh, Miao Ke-Li, Time Liu, Yeh Pao-Wen
Sceneggiatura: Lu Mian-Mian
Fotografia: Hsu Chih-Yuan
Montaggio: Tom Fan
Musiche: Hsu Chih-Yuan
Produttore: Chen Pao-Ying, Diana Chiawen Lee
Casa di Produzione: Friendly Life Film

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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