HOMELANDS
La regista Jelena Maksimovic, nel mettere in scena questo suo Homelands, ha attinto a piene mani dalla sua stessa vita e dal suo passato. Ed ecco che Lenka, la protagonista, diviene immediatamente una sorta di suo alter ego. Per questo motivo, dunque, il presente lavoro ci appare ancora più intimo e personale. Al Trieste Film Festival 2021.
Ritorno a casa
C’è un piccolo angolo di mondo che, nella sua semplicità, racchiude dentro di sé un importante capitolo di Storia. Un villaggio rurale popolato da pochissime persone, che si trova al confine tra la Macedonia del Nord e la Grecia. Questo è il villaggio di nome Agios Athanasios, raccontatoci dalla regista Jelena Maksimovic nel suo Homelands, presentato in anteprima italiana – all’interno della sezione Fuori dagli Sche(r)mi – al Trieste Film Festival 2021, nella sua speciale edizione online.
Nella semplicità del quotidiano, dunque, possiamo leggere numerosi, importanti sottotesti. Una donna fa ritorno, durante l’estate, al paese di sua nonna. Durante la guerra civile greca, ossia poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la donna si era rifugiata, a suo tempo, proprio qui. Oggi, tuttavia, tra vaste distese di verde, montagne che d’inverno si tingono di bianco e rovine di case abbandonate, in pochi sembrano ricordare quanto è accaduto in passato. Almeno in parte.
Voci fuori campo di abitanti del villaggio che raccontano aneddoti accaduti sulle montagne, lunghi silenzi in cui il cinguettio degli uccelli ci accompagna mentre la macchina da presa inquadra contadini intenti a coltivare i loro orticelli, brevi dialoghi all’interno di una taverna precedono momenti in cui vediamo un signore di mezza età danzare allegramente sulle note di una canzone tradizionale. La vita scorre tranquilla. Nessuno sembra realmente ricordare quanto è stato. Nessuno a parte la giovane protagonista. Dalle sue riflessioni – in chiusura del documentario – nascerà un’attenta analisi sociale. Un’analisi sociale dalle forti connotazioni filosofiche e politiche che si fa immediatamente necessaria nel considerare con sguardo lucido l’intero documentario.
La regista, nel mettere in scena questo suo Homelands, ha attinto a piene mani dalla sua stessa vita e dal suo passato. Ed ecco che Lenka, la protagonista, diviene immediatamente una sorta di suo alter ego. Per questo motivo, dunque, il presente lavoro ci appare ancora più intimo e personale. La macchina da presa, dunque, osserva con sguardo amorevole i paesaggi e le situazioni di volta in volta riprese. Lascia semplicemente che siano loro stessi a parlare. Allo stesso modo, la cineasta ci appare il più possibile “invisibile” davanti alla macchina da presa, perfettamente rappresentata dalla giovane Lenka, a cui, in compenso, vengono dedicati spesso intensi primi piani e che viene ripresa in tutto il suo carisma (quasi alla stregua di una figura felliniana) nell’essenziale, intensa scena finale.
Proprio in questo momento, dunque, Homelands “esplode”. E viene fuori in tutta la sua potenza e il suo forte simbolismo. Il tutto per un documentario fortemente politico che strizza l’occhio anche a una riuscita contaminazione di generi (tra cinema sperimentale e teatro) che rende questo prodotto piccolo e prezioso. Una vera e propria chicca del cinema esteuropeo, che nel suo essere così personale si fa immediatamente universale.
Scheda
Titolo originale: Domovine
Regia: Jelena Maksimovic
Paese/anno: Serbia / 2020
Durata: 63’
Genere: Drammatico, Documentario
Cast: Jelena Angelovski, Kostas Siapalinis, Marios Siapalinis, Trifonas Siapalinis
Sceneggiatura: Jelena Maksimovic, Olga Dimitrijevic, Vlado Skafar
Fotografia: Dusan Grubin
Montaggio: Jelena Maksimovic
Musiche: Mikis Theodorakis, Tomaz Pengov, Momcilo Bajagic-Bajaga, Psarantonis
Produttore: Jelena Angelovski, Dusan Kasalica, Ivan Salatic, Yorgos Tsourgiannis
Casa di Produzione: Edukativno-Naucna Filmska Mreza, Taurunum Film, Meander Film