QUELLO CHE TU NON VEDI
Tratto da un romanzo di Julia Walton, Quello che tu non vedi è una love story atipica, attraverso il quale il regista Thor Freudenthal vuole esplorare il tema del disagio psichico e della neurodiversità, mantenendosi in equilibrio tra dramma e commedia surreale. Il risultato, al netto di qualche caduta di tono, è soddisfacente e di spessore. Su Amazon Prime Video dal 15 marzo.
La diversità (in)visibile
Cammina su un crinale sottilissimo, la narrazione di Quello che tu non vedi, nuovo film di Thor Freudenthal (al suo attivo la commedia Diario di una schiappa e il fantasy Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo – Il mare dei mostri) tratto dal romanzo Words on Bathroom Walls di Julia Walton. Il film di Freudenthal, distribuito in Italia da Amazon Prime Video, tratta infatti il delicato tema del disagio mentale e della neurodiversità, incarnati stavolta dal personaggio di un adolescente (l’ottimo Charlie Plummer, già visto in Tutti i soldi del mondo) con un disturbo schizofrenico. Il crinale su cui si muove il film di Freudenthal – che in lingua originale aveva lo stesso titolo del romanzo – è quello che separa la riflessione consapevole e partecipata, su un tema tutt’altro che facile da affrontare, dal puro e semplice buonismo e dal pietismo a buon mercato. Un rischio ancor più concreto nel caso di un’opera come questa, che unisce la più classica delle love story alla trattazione del disturbo psichico: il tono scelto, un singolare mix di dramma e commedia surreale, si prende i suoi rischi in termini di scarso realismo e di approccio eccessivamente lieve alla materia; eppure il film – come vedremo – non cade mai in questa trappola.
Parlami di Adam
Protagonista di Quello che tu non vedi è Adam, un adolescente che, durante la prima fase della pubertà, riceve la diagnosi di disturbo schizofrenico. Il giovane ha dapprima allucinazioni uditive, che gli fanno sentire immaginarie voci che gli riempiono la testa, poi visive, con l’apparizione di una serie di personaggi che commentano tutto ciò che fa – a volte bonariamente, altre volte in modo decisamente più minaccioso. Ma la cosa peggiore è la presenza occasionale di una voce cupa e cavernosa, che si accompagna all’apparire di una macchia di nero nel suo campo visivo, e che fa di tutto per sabotare e svalutare ogni azione compiuta da Adam. Il ragazzo, che vive con sua madre Rebecca e col compagno di lei Paul – conosciuto dalla donna dopo l’abbandono da parte del padre di Adam – viene cacciato dal liceo quando ha una crisi che lo porta a ferire involontariamente un suo compagno; Rebecca decide così di iscriverlo in un istituto scolastico privato, di orientamento cattolico, avvisando il personale della sua condizione. Nella nuova scuola, Adam fa amicizia con Maya, studentessa modello sui generis che vende segretamente compiti scritti ai suoi compagni. Maya è da subito incuriosita da Adam, ma non riesce a comprendere i motivi delle sue frequenti “assenze”.
L’equilibrio dei toni
La mescolanza di dramma e commedia che Thor Freudenthal mette in campo in Quello che tu non vedi (non dissimile, in fondo, da ciò che il regista fece per un’altra storia adolescenziale, il suo Diario di una schiappa) si traduce in uno stile surreale, che ci fa assumere integralmente il punto di vista di Adam rendendoci partecipi delle sue visioni. Momenti improntati a un humour lieve, leggermente stralunato, incarnato dai personaggi che affollano la mente di Adam (particolarmente riuscito quello della guardia del corpo, armata di mazza da baseball e pronta a colpire) si mescolano ad altri in cui il versante cupo del disturbo prende decisamente il sopravvento, colorando di nero la visuale del protagonista e facendo manifestare l’implacabile sabotatore interno – perfetta metafora di una depressione che nel personaggio è sempre dietro l’angolo. Il film riesce nel non facile compito di mantenere un tono realistico – mostrando senza mezzi termini le ricadute della condizione del protagonista sulla sua vita quotidiana, dalla necessità/rifiuto delle terapie, fino alle vere e proprie crisi psicotiche – delineando al contempo una riuscita e lieve love story, giocata sempre nel segno dei toni pacati e dell’understatement.
Il piglio narrativo
La narrazione di Quello che tu non vedi procede dapprima in modo lineare, avvalendosi della voice over del protagonista che racconta la storia in flashback durante una seduta con la sua psicoterapeuta, concentrandosi principalmente sul personaggio di David e sulla sua condizione; ma in seguito va ad allargare lo sguardo, offrendo un ritratto credibile di una serie di altri personaggi – a cominciare dal Paul interpretato da Walton Goggins – e soprattutto riservando sorprese (e una particolare consistenza etica) laddove sviscera in modo graduale una figura complessa come quella della giovane Maya. In quest’ultima, interpretata da Taylor Russell, che trova una particolare sintonia col protagonista proprio nella “difettosità” (nascosta) che li accomuna, c’è un po’ il centro tematico e la morale del film; un apologo dell’imperfezione e della natura contraddittoria della condizione umana, che tuttavia non viene mai urlato o rappresentato in modo troppo didascalico.
La levità della love story
Quello che tu non vedi riesce a unire con efficacia da un lato la rappresentazione del disagio psichico – e il percorso di accettazione e consapevolezza che il suo portatore compie – e dall’altro una love story intelligentemente suggerita, che solo nell’ultima parte diventa manifesta ed esplicita. E, in questo senso, poco importa se il finale del film risulta leggermente ruffiano a livello emotivo, specie laddove venga paragonato al resto del racconto; e poco importa se certi personaggi (quali, per ragioni opposte, il prete interpretato da Andy Garcia e la Suor Catherine di Beth Grant) non restano esenti da stereotipi nella loro descrizione. Il film di Thor Freudenthal riesce ad affrontare il suo tema con piglio sicuro e un buon equilibrio di toni, evitando sia le trappole della retorica che quelle di una rappresentazione troppo edulcorata di una condizione che ha le sue notevoli durezze. Il risultato, sul piatto della bilancia, pende comunque dal lato positivo.
Scheda
Titolo originale: Words on Bathroom Walls
Regia: Thor Freudenthal
Paese/anno: Stati Uniti / 2020
Durata: 110’
Genere: Drammatico
Cast: Charlie Plummer, Drew Scheid, Walton Goggins, Andy Garcia, Beth Grant, Molly Parker, Taylor Russell, Devon Bostick, Jared Bankens, Sean Michael Weber, Aaron Dominguez, AnnaSophia Robb, Austin Blackburn, Cruz Abelita, Evan Whitten, Justin Matthew Smith, Justin Z. Cole, Lobo Sebastian, Mary Austin, Peyton Belcher, Phil Blevins, Reinaldo Faberlle
Sceneggiatura: Nick Naveda
Fotografia: Michael Goi
Montaggio: Peter McNulty
Musiche: Andrew Hollander
Produttore: Pete Shilaimon, Jacob Yakob, Mickey Liddell
Casa di Produzione: Kick the Habit Productions, LD Entertainment
Distribuzione: Amazon Prime Video, 01 Distribution
Data di uscita: 15/03/2021