PASSING
di Rebecca Hall
Tratto dal romanzo omonimo di Nella Larsen, Passing, esordio dietro la macchina da presa di Rebecca Hall, è caratterizzato da una fotografia in bianco e nero che diventa protagonista della vicenda, mettendo in evidenza l’ambito razziale in cui le due protagoniste si muovono nel rinnegamento o affermazione di se.
Claire e Irene tra menzogne e realtà
Da un punto di vista strettamente psicologico con il termine passing s’intende la capacità di un individuo di entrare a far parte, essendone accettato, di un gruppo etnico, razziale, sociale, sessuale o religioso diverso da quello di appartenenza iniziale. Si tratta di un processo d’identificazione che, soprattutto nel passato, prevedeva l’occultazione della precedente identità per garantire la completa integrazione. Esattamente quello che definisce la vita di Claire. La donna è di colore ma, grazie alla sua pelle straordinariamente chiara, riesce a costruirsi una vita di agi e diritti come appartenente alla società americana bianca. Il prezzo di tutto questo, però, è alto. Le menzogne per stringere un matrimonio vantaggioso con un marito facoltoso dalle chiare attitudini razziste, e il timore di avere una figlia di colore, l’hanno portata a vivere in una realtà artefatta basata sulla negazione di se.
In un caldo pomeriggio newyorkese, però, Claire incontra nel ristorante di un hotel di lusso Irene, un’amica d’infanzia che, con lei, condivide il candore della pelle nonostante appartenga alla comunità afroamericana. A differenza di Claire, però, si diverte a passare per bianca di tanto in tanto. La sua identità, infatti, non è cambiata o nascosta. Vive a Harlem con il marito medico e i suoi due figli. Dopo essersi ritrovate, le due donne riprendono una stretta frequentazione che accende vecchie e nuove inquietudini in entrambe. Sarà Claire, però, a pagare il prezzo più alto, rincorsa dalle sue stesse menzogne e bruciata dal desiderio di tornare a riconoscersi.
Black and White
Tratto dall’omonimo romanzo di Nella Larsen, Passing sposta la questione del razzismo e della razza all’interno del mondo femminile, offrendo non solo un punto di vista diverso ma anche uno stile narrativo più intimo dove la violenza si esprime nella sfera emotiva senza mostrarsi. Per raccontare nel migliore dei modi questa storia dai toni particolari, Rebecca Hall, al suo debutto come regista, decide di utilizzare delle scelte stilistiche ben precise che vestono perfettamente l’umore e i tempi. In modo particolare la scelta di una fotografia in bianco e nero asseconda non tanto l’ambientazione storica, visto che siamo negli anni 20, ma si trasforma in una protagonista assoluta che determina e amplifica le scelte delle due protagoniste. Entrambe, infatti, non fanno altro che muoversi nelle ombre create proprio tra questi due non colori, cui si dà un valore assoluto in termine di appartenenza razziale.
Allo stesso modo la camera è utilizzata come uno strumento analitico. La regia della Hall, infatti, è conquistata dai volti delle due donne. Con dei primi piani indagatori, quasi spudorati, non le abbandona mai, offrendo una panoramica esclusiva su ogni minima variazione emotiva. Una scelta che può apparire come una sfida a cercare sui loro visi i segni somatici della menzogna ma che, in realtà, è un modo per evidenziare il luogo dove avviene l’azione, dove la narrazione si fa essenziale e raggiunge dei significati importanti. In effetti, il mondo intorno a Claire e Irene è caratterizzato da un’assenza di azione quasi totale, fatta eccezione per alcuni momenti di convivialità. Ma è un vuoto che non fa sentire il suo peso in nessun modo. Tutto ciò che conta, il concetto di menzogna come di realtà, di appartenenza e di esclusione, avviene esclusivamente nella privatissima sfera delle due donne con un semplice sussurro, non facilmente percepibile.
Illusione o finzione
Un altro elemento che caratterizza Passing, sia il film sia il romanzo, è il cosiddetto “pretending”. Con questa parola, che riecheggia più volte nei dialoghi tra Claire e Irene, s’intende proprio la pretesa di essere qualcuno di diverso rispetto alla propria natura. In definitiva rientra nell’ambito delle menzogne, anche se, nel caso della vicenda che unisce le due donne, spesso prende la connotazione di un’illusione o di un desiderio a lungo rincorso. Claire pretende di essere bianca, Irene finge, nella tranquillità della sua casa, che il razzismo non esista come problema, mentre il gruppo sociale cui appartiene prova a riprodurre, negli appartamenti e nei locali di Harlem, una sorta di vita privilegiata. In effetti, il romanzo di Nella Larsen descrive l’ambiente culturale e sociale di quello che viene ricordato come l’Harlem Renaissance degli anni venti.
Al suo interno si muove un gruppo che gode di un certo privilegio economico e che somiglia, per abitudini sociale, alla middle e upper class della società bianca. La stessa Irene, infatti, si comporta come una signora benestante che stringe un rapporto superficiale con la sua cameriera. L’esistenza e la descrizione di questo background che rappresenta l’unica ambientazione all’interno della quale si muovono i personaggi, in apparenza sembra creare una dissonanza nel cuore della narrazione e dei suoi intenti ma, probabilmente, rappresenta una sorta di illusione generale cui tutti ambiscono in termini di qualità di vita e riconoscibilità.
Il fatto stesso che tra loro si aggirino degli intellettuali bianchi, poi, amplifica questa sensazione di innocente mistificazione. In realtà, dunque, tutti pretendono di essere qualche cosa di diverso, compresi i cosiddetti osservatori esterni che, dai lussuosi appartamenti di Manhattan, arrivano a Harlem per vantare la loro assenza di razzsimo. Secondo la Hall e la Larsen, però, questi desideri rappresentano quasi un peccato di ubris. Così chi rinnega le proprie origini, rinunciando a se stesso, è destinato in Passing a cadere come un moderno Icaro. Un concetto che sembra ripetersi intatto da Lo specchio della vita a oggi come se nulla fosse mutato all’interno della discussione sul razzismo. E se fosse proprio così?
Scheda
Titolo originale: Passing
Regia: Rebecca Hall
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 2021
Durata: 98’
Genere: Drammatico
Cast: Alexander Skarsgård, Bill Camp, Tessa Thompson, André Holland, Buzz Roddy, Derek Roberts, Ruth Negga, Amber Pickens, Amos J. Machanic, Antoinette Crowe-Legacy, Ashley Ware Jenkins, Ethan Barrett, Gbenga Akinnagbe, Justus Davis Graham, Kerry Flanagan, Margaret Daly, Stu S. Becker, Tom White
Sceneggiatura: Rebecca Hall
Fotografia: Eduard Grau
Montaggio: Sabine Hoffman
Musiche: Devonté Hynes
Produttore: David Tecson, Nina Yang Bongiovi, Forest Whitaker, Lori Abrams, Lisa D’Ambrosio, Rebecca Hall, Marli Lee, Margot Hand, Dominic Medina, Janet Tittiger
Casa di Produzione: Sweet Tomato Films, TGCK Partners, XRM Media, Flat Five Productions, Film4, Picture Films, Significant Production, AUM Group
Distribuzione: Netflix
Data di uscita: 10/11/2021