CYRANO

CYRANO

Joe Wright riscrive l’estetica dell’opera. In particolare, grazie a Peter Dinklage, il miglior Cyrano di sempre, ha avuto il coraggio di rinunciare alla finzione di una deformità posticcia per confrontarsi con un corpo segnato da un’effettiva limitazione, capace di essere oggetto d’amore senza cavalcare l’inutile retorica dell’apostrofo rosa. Alla Festa del Cinema di Roma 2021.

Creare Cyrano

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Ricordate il vecchio adagio secondo cui la bellezza ci salverà la vita? Bene, sappiate che Joe Wright ha preso quest’affermazione alla lettera in un momento storico globale in cui sembrava che di aspetti piacevoli proprio non ce ne fossero. Non tutti sanno, infatti, che il progetto del suo Cyrano ha preso forma durante le prime settimane del lockdown. Per vincere lo stordimento e l’ansia di quelle settimane irreali d’isolamento, infatti, il regista ha deciso di affidarsi a uno spunto creativo, immaginando, almeno, un possibile futuro cinematografico.

Così, in un momento in cui tutti i teatri hanno chiuso i battenti e le compagnie hanno visto sfumare un’intera stagione, Wright ha preso in prestito il musical Cyrano di Erica Schmidt per offrire la sua personale interpretazione del personaggio creato da Edmond Rostand. Con all’attivo un centinaio di ballerini, una parte del cast teatrale e il contributo fondamentale di Peter Dinklage, ha scelto la Sicilia per una scenografia che non ha precise connotazioni geografiche. In particolare, Noto è diventato il palcoscenico per la sua messa in scena che, in questo modo, si libera completamente della rigidità teatrale per diventare un’esperienza emotiva dalla narrazione fluida dove il linguaggio poetico, un po’ ridondante, lascia spazio a una parola vibrante e potente nel veicolare il messaggio d’amore.

Cyrano secondo Wright

Cyrano (2021) recensione

Joe Wright ha, come pochi altri registi, la capacità di saper interpretare gli umori e i sentimenti di un’epoca. Lo ha dimostrato con Orgoglio e Pregiudizio, Espiazione e Anna Karenina. Per lui, infatti, la ricostruzione attenta di un ambiente non ha una funzionalità solamente estetica ma deve diventare una sorta di cassa di risonanza per i sentimenti e i caratteri dei personaggi. Per questo motivo il suo Cyrano presenta immediatamente un’interpretazione minuziosa dei costumi che, però, hanno lo scopo di creare un controcanto rispetto alla particolarità ed essenzialità estetica del suo protagonista. Tutto il film, infatti, vive nell’eterna ambivalenza tra l’essere e l’apparire, tra la conquista dello sguardo e quella dell’anima. Due ambiti completamente diversi di cui Cyrano e Christian diventano gli esemplari emblematici.

Ascolta “Arrivano il Batman sorprendente di Matt Reeves e il Cyrano di Joe Wright” su Spreaker.

Fino a questo punto nulla sembra discostarsi dall’interpretazione più classica di un eroe dal portentoso eloquio e dall’innata vena poetica. In realtà, però, si tratta di una visione profondamente diversa, più complessa e sfaccettata di quanto non sia mai apparsa. In modo particolare, grazie all’interpretazione generosa di Peter Dinklage, Wright ha dimostrato di avere il coraggio di andare oltre la scontata rappresentazione di un naso esuberante per confrontarsi con una limitazione fisica reale da cui è impossibile allontanarsi. Così, il suo Cyrano è considerato un freak, un mostro, una creatura bizzarra, non certo un eccentrico dal profilo generoso.

Nonostante questo, però, la sua mente brillante gli garantisce un posto nel mondo, un’agilità fisica e una personalità potente. Peter Dinklage veste alla perfezione tutte queste qualità e, attraverso un tormento interiore messo a tacere solo dall’orgoglio e da un amore che si traduce in generosità, trasforma il personaggio in un gigante, diventando il miglior Cyrano del grande schermo. Imbattibile nei duelli ma sconfitto dalla forza dei sentimenti, suoi e di Roxanne, nel silenzio della notte fa risuonare la voce di un romanticismo potente e vibrante, dove la leziosità lirica dei tempi e delle versioni passate lascia spazio a una passione che accende i sensi di chi le ascolta. Il potere di Cyrano è la parola. Quello di Dinklage è la profondità degli intenti, delle intenzioni che fortificano il linguaggio rendendolo concreto eppure poetico senza cavalcare l’inutile retorica dell’apostrofo rosa.

Riscrivere il musical

Cyrano (2021) recensione

C’è un momento esatto, nel corso del film, in cui ci si rende conto che Wright non ha solo creato la trasposizione cinematografica di un musical ma lo ha riscritto, utilizzando degli strumenti diversi e una visione profondamente personale. Il suo Cyrano è avvolto da un logoro mantello mentre cammina sul campo di battaglia. Il terreno è brullo e innevato mentre il sole sembra quasi oscurato dalla foschia. Nulla di più, nessuna sovrabbondanza di elementi descrittivi. Solamente un uomo circondato da un ambiente quasi irreale dall’aspetto lunare, che sfida la morte per continuare a nutrire l’illusione della donna che ama. L’utilizzo di pochi ma fondamentali elementi è la scelta stilistica di Wright che, dalle ambientazioni, si trasferisce anche a tutto l’impianto musicale.

Quasi a dimostrare ancora una volta l’autonomia del suo Cyrano rispetto alle versioni precedenti, rinuncia a molte delle musiche create per il musical, preferendo delle orchestrazioni composte appositamente per il film e in grado di vestire alla perfezione le personalità e i corpi dei suoi attori. Oltre a questo, poi, l’impianto musicale è utilizzato e sfruttato esattamente come un elemento del cast, definendo con attenzione tempi e luoghi dove utilizzarlo e farlo apparire. In questo modo trasforma i pensieri e i sentimenti dei protagonisti in melodia rinunciando a utilizzare a suo favore qualsiasi refrain facilmente trasformabile in tormentone ossessivo. Per Wright l’unica ossessione possibile è l’amore.

Cyrano (2021) poster locandina

Scheda

Titolo originale: Cyrano
Regia: Joe Wright
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti, Italia, Canada / 2021
Durata: 124’
Genere: Drammatico, Musical
Cast: Peter Dinklage, Haley Bennett, Ben Mendelsohn, Kelvin Harrison Jr., Bashir Salahuddin, Sam Amidon, Scott Folan
Sceneggiatura: Erica Schmidt
Fotografia: Seamus McGarvey
Montaggio: Valerio Bonelli
Musiche: Bryce Dessner, Aaron Dessner
Produttore: Tim Bevan, Eric Fellner, Guy Heeley, Cass Marks
Casa di Produzione: Working Title Films, BRON Studios, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM)
Distribuzione: Eagle Pictures

Data di uscita: 03/03/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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