PETITE MAMAN
In Petite Maman la regista Céline Sciamma riprende alcuni temi del proprio cinema, su tutti il processo di maturazione di una giovane donna, il suo tentativo di capire meglio il mondo che la circonda e se stessa, affrontando un legame fondamentale come quello tra madre e figlia. Trattenuto, tenero, divertente, trascinante, ma anche contemplativo e raccolto, il film è una bellissima sorpresa che parla tutt'altro che retoricamente al bambino nascosto in ognuno di noi.
Sfuggire alla pandemia ispirati da Miyazaki
Durante la fase più critica della pandemia, lo sanno bene tutti gli appassionati di cinema, la maggior parte dei cineasti ha preferito rimanere in ascolto, in attesa di nuove storie collocate in un mondo pre o post emergenza, oppure produrre piccole opere, spesso e volentieri situate per necessità tra quattro mura. Céline Sciamma ha invece scelto di ignorare completamente la situazione, ambientando il suo ultimo film Petite Maman in una casa immersa nel bosco della campagna francese. L’opera si pone a cavallo tra la fantasia infantile, il sogno a occhi aperti e una realtà non semplice da accettare, proprio come se fosse una personale revisione de Il mio vicino Totoro. E d’altro canto quello di Hayao Miyazaki è un nome esplicitamente citato nelle note di regia, per quel che riguarda il punto di vista adottato.
La macchina da presa della regista, come sempre anche sceneggiatrice, non a caso è sempre piazzata ad altezza di bambina e ne riflette quasi perfettamente lo sguardo; pertanto, se si può definire la pellicola un’opera minore nella filmografia di Céline Sciamma – che nei suoi film precedenti si è già occupata di adolescenza, pre-adolescenza e infanzia – è più che altro per l’età delle sue protagoniste e non per l’esito dello sforzo artistico. Presentato al Festival di Berlino 2021, Petite Maman è in concorso nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma 2021. Uscirà nelle sale italiane dal 21 ottobre 2021 per la distribuzione di Teodora, e sarà in streaming in esclusiva su MUBI nel 2022.
Due bambine, due madri
Nelly, otto anni, ha da poco appreso della morte della nonna materna cui era molto affezionata. Accompagnando i genitori nella nella casa di campagna dove è cresciuta la madre Marion, un giorno incontra un’altra bambina che le somiglia molto, con la quale nasce una forte intesa e un legame piuttosto speciale. Ci vuole poco affinché Nelly scopra la verità: la bimba si chiama come sua mamma, come la madre alla sua età sta per affrontare un’operazione, le coincidenze aumentano. Forse tra i sentieri del bosco Nelly ha scoperto un varco per il passato e la sua compagna di giochi non è altri che la Marion di 23 anni prima.
Come se si trovassero in un racconto di Philip K. Dick, in cui ogni rivelazione del genere, non importa quanto sbalorditiva, viene accettata senza batter ciglio, le due bambine si adeguano subito alla situazione e iniziano a conoscersi meglio, mentre la madre di Nelly abbandona in fretta la casa d’infanzia perché incapace di accogliere i ricordi luttuosi che la invadono.
Specchio riflesso: il gioco di Nelly e Marion
In un gioco di specchi molto suggestivo Nelly riesce a gettare uno sguardo su quella donna che l’ha partorita in giovane età e che, pur adorandola, è spesso preda di momenti di tristezza come se fosse rosa da alcuni rimpianti. “Mother is the first other”, si intitolava un brano della colonna sonora di Neon Genesis Evangelion, altra opera gravitante in modo ossessivo intorno al rapporto tra genitore e figlio: grazie all’incontro fantastico Nelly riesce a comprendere meglio sua madre, potendone osservare più da vicino somiglianze e differenze da sé nel momento in cui vengono meno una serie di barriere create dai loro ruoli.
La distanza si accorcia, non soltanto per via affettiva, come accade solitamente tra figlio e genitore, ma anche per un vero e proprio esercizio di empatia che scorre in entrambi i sensi. Chi non avrebbe voluto parlare con i propri genitori adolescenti per scoprire com’erano a quei tempi? Allo stesso tempo questo tuffo nel passato rappresenta per Nelly un modo per trattenere e salutare meglio la nonna, scomparsa all’improvviso.
Poesia e prosa, un abbraccio
In questi momenti, così come in molti altri di questa pellicola di breve durata, la regista mostra tutta la propria abilità di sceneggiatrice e un tocco molto delicato, evitando la trappola delle grandi metafore e delle scene madri (si perdoni l’ironia del termine), preferendo giocare sul filo di un realismo che trova l’afflato della poesia nei piccoli gesti prosastici e confidenziali, come un Montale di fine carriera. A ciò contribuisce anche l’assenza di colonna sonora, se non in una scena emozionante in cui Marion vuole ascoltare “la musica del futuro”.
Nel suo andamento infantile, errabondo e ciondolante, Petite Maman evita di porre grandi domande ma dal basso della sua presunta ingenuità ne pone di significative: chi sono i miei genitori, quanto gli somiglio, cosa ci lega, cosa ha implicato la mia nascita? Le risposte che dà, come spesso accade con i bambini, hanno la semplicità e l’immediatezza di un abbraccio e forse per questo risultano meno lontane dalla verità.
Scheda
Titolo originale: Petite Maman
Regia: Céline Sciamma
Paese/anno: Francia / 2021
Durata: 72’
Genere: Drammatico, Fantastico
Cast: Stéphane Varupenne, Florès Cardo, Gabrielle Sanz, Guylène Péan, Josée Schuller, Joséphine Sanz, Margot Abascal, Nina Meurisse
Sceneggiatura: Céline Sciamma
Fotografia: Claire Mathon
Montaggio: Julien Lacheray
Produttore: Bénédicte Couvreur, Cécile Négrier
Casa di Produzione: France Télévisions, Lilies Films, Canal+, Ciné+, France 3 Cinéma
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: 21/10/2021