CHI È SENZA PECCATO – THE DRY
Un thriller che richiama alla memoria decine di altre pellicole del genere, abbracciando appieno la categoria della mediocrità. Non basta l'interpretazione del pur dedito Eric Bana per salvare Chi è senza peccato – The Dry, affondato dalla regia anonima di Robert Connolly e da uno script in cui banalità e ingenuità vanno a braccetto.
Un thriller in salsa aussie
Se non si può dire che dal punto di vista qualitativo e artistico Chi è senza peccato – The Dry brilli in alcun modo, il film diretto da Robert Connolly propone involontariamente, al contempo, un interessante esempio di cinema inteso come industria, prodotto in serie, imparentato con alcune opere di celeberrima serialità televisiva.
Un delitto appartenente al passato, che ha diviso e lacerato una comunità; un nuovo efferato crimine che impone il ritorno a casa del protagonista; indagini che mettono a nudo ferite mai cicatrizzate, una risoluzione che getta una luce malsana su antichi avvenimenti: questi gli elementi tutt’altro che originali che compongono la ricetta della pellicola, al cui timone troviamo il già citato Connolly.
Se questi non è che un onesto mestierante, che si divide equamente tra televisione e cinema, quale volto spendibile in termini di marketing ecco Eric Bana, il quale presta la sua espressione stoica e il fisico massiccio alla figura di uomo integerrimo roso da rimpianti e forse rimorsi.
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Una certa tendenza del genere crime
Il film infatti vede l’agente federale Aaron Falk tornare nella sua città natale dopo 20 anni. A richiamarlo il funerale di un amico d’infanzia, Luke, il quale, stando alle prime prove, avrebbe ucciso sua moglie e suo figlio prima di togliersi la vita, forse a causa di debiti causati dalla siccità che affligge il luogo da oltre un anno. Su insistenza dei genitori del defunto Aaron accetta di indagare sul caso, legato a doppio filo a un evento che coinvolse i due da giovani, ovvero la morte dell’amica Ellie. Cercare un colpevole è tutt’altro che semplice, perché parte della comunità reputa Aaron responsabile di quel crimine, ricordando la sua fuga in fretta e furia a causa di un alibi poco solido.
Le prime immagini di Chi è senza peccato – The Dry, come da programmatico titolo, si aprono sul paesaggio completamente dissecato, arso dal sole e sterile del bush australiano. Tuttavia ciò che suggeriscono le panoramiche aeree di un drone – un racconto fortemente radicato in un ambiente ben caratterizzato – viene smentito dal procedere della trama. Lo scenario potrebbe infatti essere sostituito dalla paludosa Louisiana, così come da una cittadina scandinava, da un piovoso borgo britannico, da una periferia francese, da un opprimente caseggiato sovietico e così via da qualsiasi altra location, più o meno caratterizzata, che negli ultimi anni abbiamo imparato ad associare a una certa deriva (“una certa tendenza”, citando un po’ a sproposito François Truffaut) del genere crime.
L’insolubile dilemma: perché lasciare il divano per andare al cinema?
Tratta dall’omonimo romanzo di Jane Harper, scrittrice di thriller di un certo successo, l’opera di Connolly si rifa alla lontana a quel modello che potremmo definire “post True Detective”, ormai in voga sia su grande che su piccolo schermo. Storie che partono sempre da un crimine efferato, avvolto da un alone di mistero, che lentamente scoperchiano segreti inconfessabili, di una comunità o di un personaggio, e che in alcuni casi, senz’altro i migliori, portano la rappresentazione del male insito nell’animo umano a livelli quasi metafisici.
Tutto ciò però latita terribilmente in Chi è senza peccato – The Dry, prodotto scolastico,in cui tutto è formalmente corretto e ogni snodo può essere facilmente previsto, non tanto nei contenuti (arbitrari e a volte un po’ goffi, su cui purtroppo non si può far spoiler) quanto dal punto di vista formale. Per il resto ci troviamo davanti a un susseguirsi di luoghi comuni del genere, assemblati con puntiglio da ragioniere. Fotografia e color correction in linea con il paesaggio assolato? Check. Colonna sonora anonimamente adrenalinica o elegiaca? Check. Sprazzo di romanticismo? Check. Brutture e ignoranza della periferia desolata? Check. Tentativo di colpo allo stomaco finale, moralmente discutibile per il modo in cui usa a sproposito un tema potenzialmente forte? Ahinoi, check.
Chi è senza peccato – The Dry in fondo non è altro che uno di quei prodotti per i quali sarebbe adatta l’antica e un po’ ignava raccomandazione “piacerà agli appassionati del genere”. Eppure, ricollegandoci alle considerazioni in apertura, viene da domandarsi quale posto il film possa occupare sul mercato, nel momento in cui le piattaforme straripano di serie tv crime che possono vantare trame più articolate, indagini appassionanti, una schiera di personaggi dalle psicologie approfondite. protagonisti molto più carismatici, persino un maggiore uso (a volte persino giustificato!) di due vecchie conoscenze del voyeurismo come sesso & violenza. E quindi ci si chiede, perché mettere in cantiere un progetto di tal fatta, se non per bieche, seppur legittime, ragioni commerciali? Impossibile dare una risposta interessante a sufficienza.
Scheda
Titolo originale: The Dry
Regia: Robert Connolly
Paese/anno: Stati Uniti, Australia / 2020
Durata: 117’
Genere: Drammatico, Thriller, Giallo
Cast: Bruce Spence, Genevieve O’Reilly, Sam Corlett, BeBe Bettencourt, Eric Bana, Julia Blake, Matt Nable, Renee Lim, Claude Scott-Mitchell, Daniel Frederiksen, Eddie Baroo, Francine McAsey, James Frecheville, Jeremy Lindsay Taylor, Joe Klocek, John Polson, Keir O’Donnell, Martin Dingle Wall, Miranda Tapsell, William Zappa
Sceneggiatura: Robert Connolly, Harry Cripps
Fotografia: Stefan Duscio
Montaggio: Alexandre de Franceschi, Nick Meyers
Musiche: Peter Raeburn
Produttore: Steve Hutensky, Eric Bana, Jodi Matterson, Robert Connolly, Bruna Papandrea, Janice Park, Lucinda Reynolds
Casa di Produzione: Arenamedia, Cornerstone Films, Media Super, Pick Up Truck Pictures, Screen Australia, Film Victoria, Made Up Stories
Distribuzione: Notorious Pictures
Data di uscita: 11/11/2021