THE WORLD AFTER US

THE WORLD AFTER US

Con The World After Us, sua prima regia, Louda Ben Salah-Cazanas porta al cinema la realtà di una nuova generazione di sognatori, schiacciati da una struttura sociale ed economica che li vuole esclusivamente produttori di benessere e la cui unica parola da pronunciare è denaro. Nella sezione Surprise del Torino Film Festival 2021.

Cominciare da se stessi

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Il consiglio che viene dato più frequentemente a uno scrittore esordiente è di raccontare un argomento o una suggestione che si conosce alla perfezione e nel quale ci si sente a proprio agio. In questo caso, infatti, la possibilità di sbagliare è meno probabile. Al massimo si rischia una maggiore immedesimazione e personalizzazione della storia. Sarà per questo, dunque, che per il suo primo film da regista The World After Us, Louda Ben Salah-Cazanas realizza una sceneggiatura che trae ispirazione da esperienze personali veicolate da riferimenti cinematografici ormai legati alla tradizione culturale francese.

Così, attraverso gli archetipi narrativi della Nouvelle Vague, fortemente legati ad una azione che si svolge senza messa in scena e strutturata al presente, narra le ansie e gli affanni di una generazione di ragazzi pre pandemia. Le loro esistenze sembrano schiacciate dalla difficoltà nel trovare un’effettiva posizione all’interno di una società che sembra rigettarli continuamente, o che li pone di fronte a delle aspettative economiche poco in armonia con il raggiungimento della felicità.

Figlio di una migrante dell’Africa del nord, esattamente come il regista Sala-Cazanas, Labidi porta sullo schermo gli affanni di una gioventù francese che, attratta ancora dal fascino di Parigi, viene schiacciata dalle enormi aspettative di una città incapace di accoglierla se non a fronte di un notevole sacrificio in termini di sogni personali. Nonostante la forte immedesimazione con il personaggio, però, il regista riesce a consegnare una storia in cui si avverte uno sguardo attento ma non particolarmente coinvolto. È come se, a distanza di anni, si fosse riappacificato con quell’immagine di se priva di certezze, tanto da produrre un racconto onesto e privo di orpelli.

Labidi e i giovani d’oggi

The World After Us recensione

Labidi è un giovane aspirante scrittore. Dopo aver vinto un concorso con dei racconti brevi, approda a Parigi da Lione per scrivere il suo primo romanzo. L’impresa, però, è più difficile di quanto avesse immaginato. A porsi come ostacolo sono, soprattutto, le difficoltà economiche che deve affrontare in una città come Parigi. Vinto dalla mancanza di denaro, arriva addirittura a simulare degli incidenti stradali pur di assicurarsi il premio dell’assicurazione. Come se non bastasse, poi, l’amore arriva nella sua vita, ma non sembra migliorare le condizioni personali. Anzi, assumersi la responsabilità di Elisa, una studentessa, appesantisce ancora di più la sua quotidianità. Il loro rapporto ha bisogno di essere sostenuto anche economicamente ed è per questo che, in attesa di finire il romanzo opzionato da una casa editrice, decide di mettere da parte i suoi sogni. Ma come può il denaro, e soprattutto la mancanza di questo, coniugarsi agevolmente con l’amore e la passione? La rinuncia e il sacrificio invece che fortificare non indebolisce la sintonia all’interno della coppia?

In effetti, attraverso la vicenda personale e sentimentale di Labidi e Elisa, Salah-Cazanas affronta in The World After Us una tematica universale, che accomuna la generazione dei trentenni in cui la precarietà o la sicurezza di doversi confrontare con essa, mette in standby le loro esistenze. Il dramma reale, però, è che questa situazione è ormai vissuta come un dato di fatto, una realtà acquisita cui si può rispondere solo attraverso la produzione di un profitto. In un panorama già sufficientemente ostico, in cui anche la passione e il sesso vengono azzerati per sfinimento personale, l’unico dictat essenziale è la produzione di un guadagno. Tutto pur di confermare l’appartenenza a una classe sociale acquisita dalla famiglia, ma dalla quale ci si sente estranei.

La normalità di un dramma sociale

The World After Us recensione

Al centro di The World After Us, dunque, ci sono dei problemi di ordine quotidiano, che il regista affronta con il tono che si riserva a un evento normale. Ed è proprio questa la sua forza, in grado di trasmettere una forte veridicità alla storia raccontata. La drammaticità, in questo caso, non si esprime mai attraverso dei toni alti, che porterebbero immediatamente verso gli accenti del melodramma. In realtà, tutto si svolge attraverso dei movimenti personali e sociali impercettibili ma costanti. Piccoli cambiamenti dell’anima che producono una sorta di disperazione muta, in cui è impossibile rintracciare le parole giuste anche per uno scrittore.

Come reagire, però, a tutto questo? Come trasformare ciò che sembra ineluttabile in una realtà modificabile dalle scelte personali? Per il regista e il suo personaggio la soluzione arriva dalla fine del romanzo e dalla sua pubblicazione. Un lieto fine, dunque, ma solo in apparenza. Nonostante la soddisfazione professionale, infatti, nulla cambia nell’animo di Labidi, che, nella sua condizione di francese di origini tunisine, continua ancora a sentirsi parte di nulla. Un destino, forse, ineluttabile per una nuova generazione che nella non appartenenza trova un limite più che un vantaggio? Un quesito cui il cinema, anche quello di un regista dalle origini multietniche come Salah-Cazanas, non riesce a dare una risposta.

The World After Us poster locandina

Scheda

Titolo originale: Le monde après nous
Regia: Louda Ben Salah
Paese/anno: Francia / 2021
Durata: 85’
Genere: Drammatico
Cast: Saadia Bentaïeb, Jacques Nolot, Louise Chevillotte, Aurélien Gabrielli, Léon Cunha Da Costa
Sceneggiatura: Louda Ben Salah
Fotografia: Amine Berrada
Montaggio: Vincent Tricon
Musiche: Jean-Charles Bastion
Produttore: Olivier Capelli
Casa di Produzione: 21juin Cinema, Les Idiots

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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