AMERICA LATINA
Sono tornati i Fratelli D’Innocenzo, quelli di Favolacce e La terra dell’abbastanza. Con America Latina, la storia del professionista affermato Elio Germano che scopre qualcosa nello scantinato che manda in tilt la sua vita, ancora un’esplorazione di un’identità in crisi modellata su una recitazione nervosa, un lavoro sull’immagine e sul sonoro potente e una smaccata coscienza autoriale. Cede un po’ sul finale, ma merita il massimo rispetto.
Giù in cantina
Alle polemiche e all’inconsueto si reagisce in due modi. Scegliendo la via più facile – una tentazione comprensibilissima anche se pericolosa – America Latina, il nuovo film dei Fratelli D’Innocenzo (Damiano e Fabio), teoricamente si potrebbe liquidarlo come il parto sregolato di personalità fumantine, pretese vocazioni autoriali e via discorrendo. Facile, no? Mandare avanti lo stereotipo è un modo di stare al mondo, quanto rispetto meriti non è chiaro, ma è sempre andato di moda. Volendo, esiste anche un’alternativa.
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Che consiste nel riconoscere che, sì, non tutto ingrana, e questo allontana il film dalle vette emotive di quella potentissima fiaba nera che era Favolacce. Ma che America Latina resta comunque, nel bene (tanto) e nel male (poco, ma si fa sentire), un esempio di cinema e di visione d’autore potente e niente affatto disposto a venire a patti con il mondo. Cinema puro, hitchcockiano nel senso più teorico del termine. La combinazione, cioè, di interventi di natura puramente tecnica, il lavoro sull’immagine, il sonoro, il montaggio, con l’imprevisto del fattore umano veicolato qui da una recitazione fisica e molto nervosa, produce un’emozione autentica. In sala dal 13 gennaio 2022, precedentemente in concorso a Venezia 2021.
Sinossi in cinque righe (e un po’)
Una regola d’oro del cinema è che se il film funziona, la storia la puoi raccontare in tre/cinque righe o poco più, una cosa facile. Facciamo la prova.
Massimo (Elio Germano) è un professionista affermato. Dentista, vive con la moglie (Astrid Casali) e le due figlie in una bella villa poco fuori Latina. Uomo coscienzioso e con un forte senso delle regole, una birretta con un amico (Maurizio Lastrico) ogni tanto il suo unico sgarro. Una vita soddisfacente e tutto sommato placida, fino al giorno in cui Massimo scopre che nello scantinato c’è un’ospite (Sara Ciocca). Chi è? Da dove viene? Chi l’ha messa lì? Ma soprattutto, cosa fare?
Queste le premesse. Non c’è bisogno di sapere altro, da qui in avanti la tensione si sdoppia, fisica e spirituale.
Nel respiro del protagonista, la verità del film
America Latina corre, letteralmente, sul respiro, via via più corto, spezzato, insicuro, di un Elio Germano ingombrante sul piano fisico. E malinconicamente fragile nello spirito.
Disgregazione della coscienza e dell’esteriorità di un uomo perbene, almeno all’apparenza, che fa i conti con il lato oscuro della vita e misura la fragilità mettendo in discussione il suo essere marito, padre, figlio (Massimo Wertmüller fulmineo e incisivo), amico. L’ospite misteriosa, la giovane e brava Sara Ciocca, lavora sullo spazio (poco) e su una gamma espressiva limitata per esigenze di scena, riuscendo comunque a raccontarci qualcosa di molto eloquente sul suo personaggio. Rispondendo, sguardi e lamenti, colpo su colpo, al respiro nervoso del “padrone di casa”. Un musical atipico.
America Latina sembra l’ultimo film italiano degli anni Settanta
I Fratelli D’Innocenzo aggiornano e perfezionano un discorso cinematografico oggi anomalo, perché smaccatamente autoriale, un passo dopo l’altro. America Latina è una fetta di torta straniante, onirica e virata all’incubo. Restituita nella sua potenza claustrofobica e ossessiva da un lavoro sull’immagine e sulla composizione del quadro di un’eleganza minuziosa. Un cinema dell’identità che va in pezzi, fiabesco ma in maniera cupa, malata. Un gusto per la verità poco edificante, che chiama in causa epoche sepolte da tempo. Sembra l’ultimo film italiano degli anni Settanta.
America Latina è un film sull’amore, sul bisogno d’amore. Un film sulla vulnerabilità, lo confermano proprio gli autori, che traballa nel terzo atto quando dovrebbe tirare le fila del disagio del suo antieroe e dare un corpo più concreto ai suoi fantasmi, alla sua crisi. Lo fa, ma in maniera non perfettamente calibrata. Colpisce il bersaglio in modo impreciso, e si concede a uno svelamento intenso, ma risolto forse con eccessiva rapidità. Poco male. Federico Fellini sosteneva che non è importante che un film sia bello o brutto, l’importante è che sia vitale. Forse sulla bellezza c’è una leggera forzatura, ma il resto andrebbe scolpito nel marmo. America Latina è un film bello, imperfetto, non facile, ma incredibilmente vitale.
Scheda
Titolo originale: America Latina
Regia: Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo
Paese/anno: Italia / 2021
Durata: 90’
Genere: Drammatico, Thriller
Cast: Sara Ciocca, Elio Germano, Massimo Wertmüller, Carlotta Gamba, Filippo Dini, Astrid Casali, Daria D’Acunto, Federica Pala, Maurizio Lastrico
Sceneggiatura: Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Walter Fasano
Musiche: Verdena
Produttore: Lorenzo Mieli
Casa di Produzione: Vision Distribution, The Apartment, Sky Italia, Le Pacte
Distribuzione: Vision Distribution
Data di uscita: 13/01/2022