IO LO SO CHI SIETE
Da quel drammatico agosto del 1989, Vincenzo Agostino è diventano il simbolo di un dolore vivente che riassume i drammatici anni delle stragi di mafia palermitane. Per raccontare il suo impegno e la forte dignità con cui persegue la verità in nome del figlio Nino e della nuora Ida, ha accettato di essere al centro di Io lo so chi siete, in un racconto in cui umanità e ricostruzione storica si sovrappongono per creare un corpo unico e armonico per cercare di non dimenticare mai.
Gli uomini al tempo della mafia
Il 5 agosto 1989 Nino e la giovane moglie Ida vengono uccisi a Villagrazia di Carini, in Sicilia, di fronte la casa dei genitori dell’uomo. Lui è un poliziotto, lei sta aspettando un bambino. Sposati da poco e di ritorno dal viaggio di nozze, si trovano a condividere la fine delle loro vite sulla strada di fronte al mare. Nino viene colpito da più colpi nel tentativo di proteggere sua moglie, mentre Ida è freddata da una sola pallottola mentre si avvicina al corpo del marito. Le sue ultime parole gridate chiaramente sono: “Io lo so chi siete”. Le stesse che oggi, a oltre trent’anni dall’accaduto, sono diventate il titolo di un documentario dedicato proprio a loro due e, in particolare, alla resilienza di Vincenzo Agostino, il padre di Nino. Questo racconto per immagini, scritto da Silvia Cossu e diretto da Alessandro Colizzi, segue proprio i passi di quest’uomo che, nel corso del tempo, non si è mai arreso di fronte agli insabbiamenti e alle molte zone d’ombra dietro la tragica morte del figlio e della nuora, probabilmente legata alla mafia palermitana.
Poliziotto per passione e convinzione, infatti, Nino era venuto a contatto con i magistrati Falcone e Borsellino. Erano gli anni successivi a quel maxi processo destinato a cambiare completamente il linguaggio giudiziario e di cronaca riguardo all’organizzazione mafiosa. Per la prima volta, infatti, s’inizia a parlare di “pizzini”, scoprendo un linguaggio volto a rendere il tutto incomprensibile e quanto più inconsistente. Quel processo, però, segnò, in qualche modo, anche la condanna a morte di Falcone, Borsellino e degli uomini più vicini a loro, avvenuta tra il maggio e il luglio del 1992. Una sorte che, con molta probabilità, è toccata allo stesso Nino Agostino. Perché, però, a distanza di molti anni, realizzare un documentario su questa storia che sembra essere stata dimenticata dai giornali e dall’opinione pubblica? Il motivo risiede proprio nell’intenzione di ricordare, soprattutto le vittime di mafia e di Stato che non hanno ancora ricevuto giustizia. Perché quello che molti ignorano è che l’uccisione di Nino e Ida, ad oggi, non ha ancora trovato una soluzione giudiziaria, subendo insabbiamenti da parte della stessa polizia e ritardi inspiegabili. Insomma, un vero mistero all’italiana che, a dirla onestamente, non ci rende molto orgogliosi di una certa cultura del silenzio.
Un monumento al dolore di Palermo
In questo modo Vincenzo Agostino viene definito da molti all’interno del documentario. E la sua immagine, che si staglia già nella locandina del film, riassume perfettamente il motivo di questa frase. Ormai ottantenne, con la sua figura imponente e quei lunghi capelli bianchi che, insieme alla barba, ha deciso di non tagliare più dal giorno della morte del figlio in attesa che venga fatta chiarezza sul caso, continua la sua resistenza dignitosa ma tutt’altro che silenziosa. Tutta la struttura del documentario gravita intorno a lui che, utilizzando un’emozione palpabile ma mai scontata, ci guida con sentimento all’interno di una storia talmente intricata da perdersi in mille deviazioni che sembrano finire sempre in un vicolo cieco. Tra i protagonisti principali, oltre alle figure di Nino e Ida, entra in scena anche quella ambigua e poco rassicurante dell’ex poliziotto Giovanni Aiello, detto “Faccia da mostro”.
Morto misteriosamente per un infarto nel 2017, poco prima di essere ascoltato dalla Procura proprio per il delitto di Nino Agostino, quest’uomo viene riconosciuto da molti collaboratori di giustizia come compartecipe a diverse stragi, come quelle di Capaci e via D’Amelio. Momenti che, insieme all’uccisione del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, rappresentano ancora una ferita aperta nel cuore di Palermo e di tutta la regione. Ed è esattamente quello che rappresenta lo stesso Vincenzo. Un dolore sordo ma non per questo muto che, anno dopo anno, non accenna a scemare o a far sentire con minor intensità la sua forza. Nonostante questo, però, quello che traspare dalle immagini di Io lo so chi siete non è mai un sentimento di odio o di sconfitta. Anzi, quest’uomo dotato d’immensa dignità trasmette una vitalità inaspettata, spinto, probabilmente, dalla necessità di parlare e vivere anche per quelli che oggi non lo possono più fare.
Il cuore della cronaca
Il racconto di questo documentario si muove su due binari che, spesso e volentieri, si sovrappongono fino a creare una sola armonia. Da una parte, infatti, c’è la narrazione personale di un padre addolorato ma che non demorde, continuando a far rivivere il ricordo umano del figlio. Dall’altra, invece, c’è una ricostruzione giudiziaria, storica e giornalistica che, nonostante tutte le difficoltà del caso, cerca di essere il più accurata possibile. A rendere questa parte credibile sono l’avvocato di famiglia Agostino Fabio Repici, il magistrato Luca Tescaroli e i giornalisti Attilio Bolzoni e Stefania Limiti.
Grazie alle loro voci ben orchestrate è possibile, passo dopo passo, entrare nei particolari di un caso che, soprattutto nella memoria dei più giovani, non occupa alcun tipo di spazio. Io lo so chi siete è dunque una piccola, importante lezione di storia contemporanea, che, dopo un momento di difficoltà iniziale, riesce a coinvolgere la mente e il cuore nella narrazione di un decennio che sembra lontano ma che non bisogna mai far cadere nell’oblio per evitare che ritorni. E per far in modo che questo non accada l’arma migliore da utilizzare è proprio quella del racconto e della memoria, da sostenere attraverso il volto di chi ha pagato in prima persona il suo impegno, e di coloro che, avendoli amati, prestano loro una voce che, altrimenti, non avrebbero più.
Scheda
Titolo originale: Io lo so chi siete
Regia: Alessandro Colizzi
Paese/anno: Italia / 2020
Durata: 65’
Genere: Documentario
Cast: Attilio Bolzoni, Fabio Repici, Flora Agostino, Ivan D'Anna, Luca Tescaroli, Stefania Limiti, Vincenzo Agostino
Sceneggiatura: Silvia Cossu
Fotografia: Roberto Benvenuti
Montaggio: Alessandro Colizzi
Musiche: Pier Francesco Colizzi, Luca Bertelli
Produttore: Alessandro Colizzi, Silvia Cossu, Massimiliano La Pegna
Casa di Produzione: Dedalus Film, Moviheart
Distribuzione: Mescalito Film
Data di uscita: 21/03/2022