METAL LORDS
Uscito dalla penna di D. B. Weiss de Il Trono di Spade e prodotto da Tom Morello dei Rage Against dei Machine, Metal Lords avrebbe tutte le carte in regola per diventare un coming of age musicale di successo, ma alcuni aspetti del meccanismo si inceppano, e, nonostante qualche momento felice, il prodotto non si rivela all'altezza delle aspettative.
La sindrome di Yoko Ono
Kevin, un timido liceale, si lascia convincere dallo spavaldo amico Hunter, appassionato di heavy metal, a metter su un gruppo per vincere il contest musicale di fine anno della scuola. La cotta di Kevin nei confronti di Emily, una violoncellista introversa e problematica che Hunter non vuole far entrare nella band, metterà in pericolo la loro amicizia e la riuscita del gruppo.
Da Trono di Spade ai Rage against the Machine
Il regista Peter Sollett non è la prima volta che si accosta al genere musicale: nel 2016 ha infatti girato un episodio della serie tv statunitense Vinyl, ideata tra gli altri da Martin Scorsese e Mick Jagger per la HBO e incentrata sulla New York punk-rock degli anni Settanta.
Metal Lords vanta inoltre la penna di D. B. “Trono di spade” Weiss, il quale ne è anche produttore, e dichiara di aver concepito tale idea prima ancora di lavorare alla celebre serie fantasy, con l’intento di raccontare il periodo in cui al liceo voleva fondare una band.
Produttore musicale esecutivo è invece il celebre musicista Tom Morello, membro dei Rage against the machine e degli Audioslave, nonché autore del pezzo Machinery of Torment, eseguito dai ragazzini nel film.
Con tali presupposti, il film avrebbe tutte le carte in regola per diventare un ibrido tra coming of age e commedia musicale di successo, ma purtroppo alcuni aspetti del meccanismo si inceppano, e il prodotto non si rivela all’altezza delle aspettative.
Feed my Frankenstein!
Il problema non è tanto la prevedibilità del soggetto e dello svolgimento, che attinge frankesteinianamente qua e là ai classici e non del genere:School of rock in primis, ma anche Alta fedeltà, Breakfast Club, Schegge di follia, Sing Street eccetera. Il punto è che la somma delle parti non fa l’intero, e una storia, specie se scontata e incentrata sull’adolescenza, dev’essere supportata innanzitutto da personaggi intriganti, per i quali lo spettatore è disposto a fare il tifo per l’intera durata del film.
In Metal Lords invece non ci si affeziona affatto ai protagonisti, non tanto per la performance degli attori teen-ager che è nella norma, e tra i quali spicca Jaeden Martell (Bill Denbrough in It di Muschietti, e Cena con delitto – Knives Out di Rian Johnson), ma per i dialoghi che gli sono stati messi in bocca, piatti e poco originali. Brett Gelman, inoltre, il Murray Bauman di Stranger Things, qui nei panni del padre distratto di Hunter, un chirurgo plastico ricco e tombeur de femme, non va oltre al macchiettismo.
Le problematiche relative al coming of age sono inoltre trattate in modo superficiale, in particolare il rapporto con i genitori (quelli del protagonista, Kevin, quasi inesistenti) e il bullismo: l’antagonista dei ragazzini non ha alcun carisma, e le questioni non si risolvono tra ragazzi ma con l’aiuto del deus ex machina del corpo insegnante. Alcuni dilemmi esistenziali propri dei teenager ricevono inoltre spiegazioni telefonate e a tratti didascaliche.
Mentori rock
Punto di forza del film è senza dubbio la colonna sonora, dagli Iron Maiden ai Metallica ai Judas Priest, dai Black Sabbath a Ozzy Osbourne, dai Pantera ai Guns ‘n’ Roses, e ovviamente il compianto Lemmy dei Motorhead, solo per citarne alcuni: insomma, una gioia per i fans dell’heavy metal.
Altra chicca del film sono i camei di musicisti mitici del genere: Rob Halford dei Judas Priest, Kirk Hammett dei Metallica, Scott Ian degli Anthrax e, ovviamente, il produttore Tom Morello. In particolare Halford interviene come mentore di Kevin, ricalcando Bruce Springsteen in Alta fedeltà ed Elvis Presley in Una vita al massimo, ma il suo ruolo (e ancor meno quello delle altre star) non rappresenta un punto di snodo della storia e nell’economia della vicenda il dispiego di tali musicisti risulta pretestuoso.
Una questione di ritmo
Un altro grave problema di Metal Lords è che una commedia che inneggia alla musica metal dovrebbe conquistare lo spettatore come un travolgente riff di chitarra, invece il film scarseggia di ritmo. A parte il finale dotato di un certo dinamismo, scene e situazioni sono dilatate, per cui anche i pochi momenti divertenti si perdono nel mare magnum della narrazione.
A inizio film viene dichiarato che la musica metal si basa sul sacrificio, e in effetti riuscire ad arrivare desti fino alla fine di Metal Lords richiede uno spirito di abnegazione e un impegno non da poco.
Un’operazione simile sembra nata più sull’onda della moda per il vintage anni Ottanta e Novanta, affermatasi con Stranger Things e poi sdoganata al cinema a partire dall’imbarazzante riduzione cinematografica dell’It di Muschietti (e non a caso due attori sopra citati provengono proprio da lì).
Un prodotto “carino”
Alla fine Metal Lords si può definire un prodotto “carino” e il suo peccato veniale è proprio questo: a differenza della musica che racconta, non emana né sudore né passione, e non centra quello che dovrebbe essere l’obiettivo del film: convincerti che essere metallaro è decisamente più cool che ascoltare Justin Bieber.
Scheda
Titolo originale: Metal Lords
Regia: Peter Sollett
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 97’
Genere: Commedia, Drammatico, Musicale
Cast: Jaeden Martell, Brett Gelman, Joe Manganiello, Adrian Greensmith, Analesa Fisher, Christopher M. Lopes, Isis Hainsworth, Jalon Howard, Joseph Bertot, Jovani Ridler, Kaleseya, Katie McCabe, Katie O'Grady, Michelle Mao, Noah Urrea, Rachel Pate, Sufe Bradshaw, Teddy Van Ee
Sceneggiatura: D.B. Weiss
Fotografia: Anette Haellmigk
Montaggio: Steve Edwards
Musiche: Ramin Djawadi
Produttore: James Moran, Greg Shapiro
Casa di Produzione: Bighead Littlehead
Distribuzione: Netflix
Data di uscita: 08/04/2022