LOVE, DEATH & ROBOTS 3
Creata da Tim Miller
Tra le proposte più caratterizzanti del catalogo Netflix negli ultimi anni, Love, Death & Robots torna con una terza stagione che propone altre nove storie, con la consueta varietà di stili e registri. Il livello qualitativo, pur più ondivago che in passato, resta complessivamente buono, all’insegna di un’interpretazione divertita ma non priva di consistenza del racconto di genere.
Nove piccole visioni
A solo pochi giorni dal lancio dell’attesissima quarta stagione di Stranger Things, Netflix propone al suo pubblico il ritorno di un altro dei prodotti che maggiormente hanno caratterizzato il suo catalogo negli ultimi anni. Lanciata nel 2019 con la sua prima stagione, creata da Tim Miller con la produzione esecutiva di David Fincher, Love, Death & Robots è infatti una serie che è stata capace di proporre – pur nella qualità (inevitabilmente) altalenante delle sue storie – un modello adulto di animazione, capace di mescolare in modo disinvolto generi e mood dei più vari. La serie antologica, con questa terza stagione, ripropone a grandi linee la formula già sperimentata nelle due precedenti, pur restando più vicina a quella che l’ha immediatamente preceduta nel numero di episodi: qui sono nove, nello specifico, un numero più prossimo agli otto della frazione precedente, e decisamente lontano dai diciotto della prima. Piuttosto alta resta, nel complesso, la variabilità delle durate delle singole storie, dai sette minuti della divertente zombie story La notte dei minimorti ai ventuno dell’oscuro, strutturato Un brutto viaggio. Un episodio, quest’ultimo, che risultava fin dall’inizio particolarmente atteso, in quanto si sapeva avrebbe visto in regia un nome di peso come quello del produttore David Fincher.
Varietà di registri e approcci
Resta varia (e affascinante) anche la mistura di generi proposta da questa terza stagione, mistura che ovviamente non si articola semplicemente di episodio in episodio, ma anche all’interno degli stessi. Così, il già citato Un brutto viaggio – nel narrare una storia di marinai alle prese con una mostruosa creatura che vive negli abissi – mescola il racconto d’avventura di derivazione melvilliana con l’horror lovecraftiano; allo stesso modo il divertente Mason e i ratti unisce la commedia western al cyberpunk venato di splatter surreale; e analogamente frazioni come Morte allo squadrone della morte e Sepolti in sale a volta mettono insieme l’action movie ad ambientazione bellica (partendo da premesse molto simili, con due squadre di militari decimate da nemici di cui non sospettavano l’esistenza) rispettivamente con la sci-fi cyberpunk e con l’horror puro. Il risultato è una varietà di registri che di nuovo stordisce e – spesso – affascina; una varietà in cui si avverte comunque la differenza di approccio tra chi (come Fincher nell’episodio da lui diretto, o la regista Emily Dean nel notevole La pulsazione della macchina) punta a conferire ai suoi racconti una struttura maggiormente “cinematografica”, e chi persegue il divertissment più o meno gratuito e autosufficiente. Una differenziazione che comunque, lo specifichiamo, non è necessariamente un indicatore di maggiore o minore qualità delle singole storie.
Fascino ondivago
Resta complessivamente buono, il livello qualitativo degli episodi di questa terza stagione di Love, Death & Robots, anche se forse si avverte di più, rispetto alle due precedenti, lo scarto qualitativo tra le puntate più riuscite e quelle più convenzionali. Tra le prime vanno indubbiamente annoverate la già citata Un brutto viaggio (con un Fincher che pare mantenere in modo egregio la sua filosofia noir, pur all’interno di un contenitore apparentemente lontano dai suoi soliti standard), la fantascientifica La pulsazione della macchina (un modello di sci-fi interplanetaria di notevole lirismo, innervato da un’animazione 2D di cui vengono ribadite le enormi potenzialità espressive) e la conclusiva, ipnotica Jibaro (danza di morte ad ambientazione medievale tra un cavaliere sordo e una letale sirena); tra gli episodi meno brillanti vanno invece annoverati, a nostro parere, l’iniziale Tre robot: strategie d’uscita (storia post-apocalittica con due robot protagonisti, piuttosto derivativa nello sviluppo, e con una sorpresa finale che cita esplicitamente un vecchio episodio della serie), il visivamente affascinante ma già visto Sciame (adattamento un po’ derivativo di una storia di Bruce Sterling) e il prima citato Sepolti in sale a volta (di cui resta in mente soprattutto l’inquietante conclusione). Lo stesso esperimento de La notte dei minimorti, nel suo irridere lo zombie movie a velocità accelerata e a mò di slapstick horror, resta un mero giochino, che difficilmente verrà citato come uno dei segmenti più memorabili della serie.
Racconto di genere e sguardo sulla realtà
La “filosofia” complessiva della serie creata da Tim Miller – laddove si voglia estrarre a forza qualcosa del genere da tanta varietà – continua a essere in parte quella di una riflessione divertita sul racconto di genere (per come si è declinato nei medium del cinema, della televisione e del fumetto nel corso degli ultimi decenni), in parte un atto d’amore verso gli stessi filoni citati, in parte il ribadire una fiducia, pur in modo peculiare e destrutturato, nel racconto audiovisivo come allegoria e/o prefigurazione della realtà. Una componente, quest’ultima, che resta invero meno presente che in passato in queste nove storie, a volte riducendosi a clichè (nel già citato episodio iniziale, e in parte nell’horror bellico di Morte allo squadrone della morte), a volte nascondendosi nelle pieghe del racconto (nell’episodio di Fincher e nel notevole La pulsazione della macchina). Persino in un apparente divertissment come Mason e i topi si può vedere in controluce una riflessione – pur grottesca e alleggerita – sulla tecnologia e sui suoi usi più distruttivi. Resta, in questa terza stagione di Love, Death & Robots (che rischia di essere l’ultima, visti i recenti tagli alla divisione Netflix Animation), la minor frequenza dei picchi qualitativi che avevano caratterizzato le annate precedenti, in nove storie dai valori tecnici e narrativi che vanno comunque dal discreto al molto buono. Se – noi auspichiamo di no – la serie creata da Tim Miller si concludesse qui, il bilancio, nel suo complesso, resterebbe comunque più che positivo.
Scheda
Titolo originale: Love, Death & Robots 3
Creata da: Tim Miller
Regia: Andy Lyon, Tim Miller, Jennifer Yuh Nelson, Carlos Stevens, Jerome Chen, Alberto Mielgo, Patrick Osborne, David Fincher, Emily Dean, Robert Bisi
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 128’
Genere: Horror, Commedia, Animazione, Fantastico, Fantascienza, Azione
Cast: Dan Stevens, Mackenzie Davis, Rosario Dawson, Jai Courtney, Jason Flemyng, Joe Manganiello, Gabriel Luna, Joel McHale, Chris Parnell, Katie Lowes, Andrew Kishino, Anthony Mark Barrow, Chantelle Barry, Christian Serratos, Craig Ferguson, David Shatraw, Debra Wilson, Elodie Yung, Fred Tatasciore, Gary Anthony Williams, Girvan 'Swirv' Bramble, Holly Jade, James Preston Rogers, Jason Winston George, Jeff Schine, Josh Brener, Kevin Jackson, Max Fowler, Noshir Dalal, Parry Shen, Seth Green, Stanton Lee, Steve Blum, Time Winters, Troy Baker
Sceneggiatura: Philip Gelatt, Robert Bisi, Andy Lyon, Tim Miller, Joe Abercrombie, Alberto Mielgo, John Scalzi, Andrew Kevin Walker
Produttore: Jennifer Miller, Tim Miller, Al Shier, Cara Speller, Joshua Donen, David Fincher, Victoria L. Howard
Casa di Produzione: Blur Studio, Netflix
Distribuzione: Netflix
Data di uscita: 20/05/2022