IL GIORNO PIÙ BELLO

IL GIORNO PIÙ BELLO

Passare dalla televisione al cinema non è un salto sempre così naturale, soprattutto per un autore. Per questo motivo Il giorno più bello, remake di C’est la vie, più che una sfida, ha rappresentato per Andrea Zalone una sorta di rete di protezione, un cammino ben definito all’interno del quale muoversi. Il risultato è una commedia che non sorprende per originalità, ma che regala comunque il piacere dell’intrattenimento.

Il gioco del remake

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Se c’è un elemento che torna frequentemente nel mondo del cinema è il concetto di remake. Che nasca da una momentanea assenza di fervore creativo o dalla volontà di rendere omaggio o reinterpretare un grande successo, in molti si sono cimentati nel gioco del confronto. Una sfida dalla quale non sempre si esce vincitori, soprattutto se si lavora su linguaggi e umorismi completamente diversi. A quel punto l’unica possibilità di portare a casa il risultato è cercare una personalizzazione che smarchi dal pericolo di un effetto fotocopia.

È la strada che, a quanto pare, ha scelto di seguire Andrea Zalone che, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa con questo Il giorno più bello, si confronta proprio con il successo internazionale di C’est la vie – Prendila come viene. La commedia francese del 2017 è riuscita a mettere in piedi una struttura comica basata sui caratteri dei personaggi, sull’estremizzazione di alcune situazioni e su dei giochi di parole strettamente collegati alla lingua, oltre che alla cultura francese.

Questo vuol dire che, per realizzare un film dal carattere autonomo in grado di prendere ispirazione e da qui dirigersi verso strade personali, c’era bisogno dell’intervento di uno sceneggiatore di esperienza. Caratteristica che Zalone ha trovato in Fabio Bonifacci. Un intervento che non consegna al pubblico certo un film indimenticabile o da segnare negli annali della commedia ma che, comunque, riesce a intrattenere e divertire grazie ad alcune caratterizzazioni. Ovviamente il confronto con l’originale non è di grande aiuto, visto che manca soprattutto il crescendo di situazioni e comicità. Nonostante questo, però, Il giorno più bello riesce a toccare, anche se con un po’ d’indecisione o timore, le corde dolce/amare di un umorismo tutto italico.

Il matrimonio, palcoscenico delle piccolezze umane

Il giorno più bello, Luca Bizzarri e Valeria Bilello in una scena del film
Il giorno più bello, Luca Bizzarri e Valeria Bilello in una scena del film di Andrea Zalone

Il punto di partenza di Il giorno più bello è lo stesso dal quale si muove la narrazione del film di Olivier Nakache ed Eric Toledano. Questo vuol dire che ci troviamo a seguire i passi di Aurelio, un wedding planner in crisi con la sua vita che, arrivato a cinquant’anni, pensa di aver trovato l’amore in grado di liberarlo da un perenne senso del dovere verso gli altri. La sua giornata, però, si presenta immediatamente impegnativa, visto che deve organizzare il matrimonio chic per eccellenza per gli sposi Pier e Chiara. Le nozze, dunque, diventano ancora una volta un teatro, una sorta di contenitore all’interno del quale mettere in scena la vita con tutte le sue idiosincrasie. I personaggi che si presentano su questa ribalta riecheggiano in qualche modo quelli già incontrati in C’est la vie ma, al tempo stesso, rivendicano una loro autonomia.

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A liberarli dall’omologazione, e in parte anche dal confronto, è il linguaggio e la sua ritmica, che si muove su assonanze e modulazioni completamente diverse da quello francese. La parola che, oltretutto, va a condizionare e forgiare anche il senso dell’umorismo tipico di una cultura rispetto a quello di un’altra. Oltre a questo, poi, gioca un ruolo deciso la presenza di alcune personalità comiche con uno stile ben preciso, come ad esempio Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. Tutti elementi che, in fase di adattamento, Bonifacci ha preso in considerazione ricreando dei personaggi in grado di somigliarci nel bene ma, come la tradizione della commedia italiana vuole, soprattutto nel male.

L’elemento innovativo

Il giorno più bello, Fiammetta Cicogna e Stefano De Martino in una scena del film
Il giorno più bello, Fiammetta Cicogna e Stefano De Martino in una scena del film di Andrea Zalone

Oltre al linguaggio e al senso dell’umorismo, questo remake presenta soprattutto due innovazioni a livello di personaggi. Da una parte la capo chef Serena e dall’altra lo sposo Pier, con una irrefrenabile ossessione per la danza e la convinzione di avere una sensibilità artistica. Nel primo caso Valeria Bilello ci presenta l’immagine di una donna autonoma, desiderosa di vivere senza assumersi minimamente le conseguenze delle proprie azioni. Mossa da una forma di egoismo cronico, il personaggio però crea una sorta di irritazione, di fastidio per la sua noncuranza dell’altro. Un effetto sicuramente voluto e che è stato ottenuto senza andare a utilizzare note eccessive ed esasperazioni caratteriali. Dall’altra parte, invece, c’è Stefano De Martino che, a sorpresa, garantisce una della note comiche più esilaranti del film. Nell’esasperazione del concetto di danza, il conduttore accetta di mettersi in gioco ridendo di se stesso e estremizzando fino al limite della pantomima. Un’interpretazione, la sua, che non definisce certo l’andamento di Il giorno più bello e il suo successo, ma che ci regala un piacevole imprevisto.

Il giorno più bello, la locandina del film

Scheda

Titolo originale: Il giorno più bello
Regia: Andrea Zalone
Paese/anno: Italia / 2022
Genere: Commedia
Cast: Massimo De Lorenzo, Carlo Buccirosso, Violante Placido, Lodo Guenzi, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Valeria Bilello, Alessandro Fullin, Fiammetta Cicogna, Orsetta De Rossi, Riccardo Lombardo, Stefano De Martino, Tullia Pagano
Sceneggiatura: Andrea Zalone, Fabio Bonifacci
Fotografia: Davide Sondelli
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Carlo Crivelli
Produttore: Andrea Tavani
Casa di Produzione: IBC Movie, Rai Cinema, Oplon Film, 102 Distribution
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 01/06/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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