I GIOVANI AMANTI
Nuovo lavoro della regista e scrittrice Carine Tardieu, I giovani amanti è un melò classico nell’impianto ma originale nello sguardo, che trova nell’esplorazione del tempo – e nell’esaltazione di quello presente – la sua chiave tematica principale.
Il melò del tempo
Il tema di un amore impossibile, che coinvolge due personaggi separati da un notevole divario di età, ha una lunga tradizione cinematografica. Un lavoro come I giovani amanti, tuttavia, nuovo film diretto dalla regista e scrittrice francese Carine Tardieu, ha il pregio di affrontare questo vecchio topos della love story in modo meno scontato del solito, da un’angolazione leggermente diversa. Un’ottica legata soprattutto allo scorrere del tempo, a un’imprevedibilità negli esiti di un rapporto (e di due vite) che va letta, per una volta, non necessariamente in negativo. Al centro della trama ci sono Pierre e Shana: lui è un oncologo quarantacinquenne con un matrimonio in crisi e due figli, lei un’architetta settantenne, da tempo separata e con una figlia di quarant’anni. Si sono visti una prima volta quindici anni fa, quando la donna stava assistendo in ospedale un’amica in punto di morte; si reincontrano casualmente ora, tramite un amico comune, durante un viaggio di lavoro dell’uomo in Irlanda. La curiosità del nuovo incontro lascia subito il passo a una malcelata tensione sentimentale, poi a una vera e propria passione. Ma i due, oltre al prevedibile scetticismo delle persone che li circondano, dovranno fare i conti con la malattia da poco diagnosticata alla donna.
Vecchi temi, nuovo sguardo
È un melò dall’impianto narrativo e registico classico, I giovani amanti, film che tuttavia trova il suo pregio in uno sguardo non banale su un tema vecchio quanto e più del cinema. Un approccio, quello del film di Carine Tardieu, legato in modo esteso al tempo, inteso non soltanto come divario anagrafico che separa i due protagonisti: il tempo è anche quello che divide il primo incontro di Pierre e Shana dal secondo, quindici anni in cui quel primo, casuale contatto – legato a un tempo di vita a sua volta in procinto di esaurirsi – ha generato una tensione entrata sottopelle, non del tutto compresa dai due protagonisti.
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Una tensione che a sua volta si è presa il suo tempo per maturare, lavorando nel subconscio e accompagnando le rispettive esistenze: accelerando forse la crisi sentimentale di Pierre, così simile e insieme così diversa da quella di tante coppie di mezza età, e favorendo la scelta di solitudine della stessa Shana. Non è un caso, forse, che il nuovo incontro si tenga nel luogo di rifugio preferito dalla stessa donna (un casolare sperduto ai margini di Dublino); lo spazio che ospita un tempo di vita recuperato, per Shana, che forse, dopo la ristrutturazione operata dalla donna, aspettava di poter raccontare una nuova storia. Proprio l’attesa paziente è il leit motiv del film, che lega momenti diversi delle vite dei personaggi attraverso oggetti che sono insieme collante e promessa (una foto dimenticata, un mazzo di chiavi perduto).
L’importanza del contesto
Il focus del racconto resta sui due protagonisti, con l’evoluzione del rapporto colta attraverso dettagli fugaci – il contatto delle mani, quello più penetrante degli sguardi – e con una regia intenta a concentrarsi su primi e primissimi piani, a tentare di rendere ogni minima sfumatura emotiva nella progressione del racconto. Il contesto che si muove intorno ai due è ben delineato, ma non rappresentato necessariamente in chiave oppositiva: al contrario, la vicenda familiare di Pierre e quella di Shana danno sostanza ai due personaggi, rendendone più limpide le biografie e spiegandone le azioni. L’unico elemento che appare realmente oppositivo, almeno in un primo momento, nei confronti del rapporto dei due è il personaggio dell’amico comune, Georges, che poi però sceglie di ospitare l’uomo quando questi abbandona il tetto coniugale; da parte degli altri, ivi compresa la moglie di Pierre, a prevalere è semmai la voglia di capire (magari sbigottita) piuttosto che una qualche forma di condanna morale. Su tutto si innesta il tema della malattia, vero elemento che lavora contro i due, e che esigerà scelte chiare, e un livello di consapevolezza che i due “giovani” amanti – il cui rapporto sembra avere davvero l’inconsapevolezza e la precarietà di una love story in formazione – finora non hanno saputo (o voluto) mostrare.
Elogio del tempo presente
Caratterizzato da una circolarità che si esprime nel ritorno della stessa frase (“respiriamo la stessa aria”), base per una nuova progettualità possibile, I giovani amanti si regge su un tono che trova il giusto equilibrio tra sobrietà e tensione melodrammatica, tra cuore e cervello. Un equilibrio che a eclatanti soluzioni di regia preferisce l’affidamento precipuo ai due protagonisti, una sempre notevole Fanny Ardant e uno sbigottito, ma poi sempre più consapevole Melvil Poupaud. Il risultato è un melò all’insegna del realismo, ma anche di una volontà di riappropriarsi del presente (riempiendolo, oltre che di aria condivisa, di vita comune) decisamente inusuale in un periodo di elogio acritico del vintage. Al tempo dell’attesa, quella di un nuovo incontro o quella dell’emersione di un desiderio che la razionalità non può elidere, Pierre e Shana sostituiscono quello della vita presente, di un qui e ora da costruire ma soprattutto vivere: e se la morale, alla fine del tutto, può apparire leggermente telefonata, la base di realtà su cui si regge – così attentamente costruita lungo tutta la durata del film – e lo sguardo empatico che la sostanzia, restano impossibili da ignorare.
Scheda
Titolo originale: Les jeunes amants
Regia: Carine Tardieu
Paese/anno: Francia, Belgio / 2021
Durata: 114’
Genere: Drammatico, Sentimentale
Cast: Melvil Poupaud, Cécile de France, Fanny Ardant, Manda Touré, Sharif Andoura, Elsa Bouchain, Sarah Henochsberg, Corey McKinley, Florence Loiret Caille, Julia Gómez, Loulou Hanssen, Lucie Pouly, Martin Laurent, Olenka Ilunga, Purshoothe Thayala, Salma Lahmer, Sophie Roulet
Sceneggiatura: Agnès de Sacy, Carine Tardieu, Sólveig Anspach, Raphaële Moussafir
Fotografia: Elin Kirschfink
Montaggio: Christel Dewynter
Musiche: Eric Slabiak
Produttore: Patrick Sobelman, Fabrice Goldstein, Patrick Quinet, Antoine Rein, Philippe Logie
Casa di Produzione: Fabrice Goldstein, Philippe Logie, Patrick Quinet, Antoine Rein, Patrick Sobelman
Distribuzione: I Wonder Pictures
Data di uscita: 23/06/2022