THE MAN FROM TORONTO
Action comedy firmata da Patrick Hughes, che fa conto soprattutto sull’affiatamento tra i due protagonisti Kevin Hart e Woody Harrelson, The Man from Toronto è un innocuo divertissment che manca di un po’ di sana cattiveria, ma soprattutto di una sceneggiatura realmente di sostanza.
Da Toronto con amore
Girato a fine 2020, The Man from Toronto è stata una delle “vittime illustri” della pandemia, la cui produzione prima, e distribuzione poi, sono state fortemente influenzate dalle chiusure dei set e delle sale nel biennio 2020-2021. Il film, infatti, inizialmente destinato alla distribuzione in sala tramite la Sony, è stato successivamente acquistato da Netflix, che lo ha reso disponibile in tutto il mondo (Cina esclusa) solo in questo inizio estate 2022. Peraltro, questa action comedy firmata da Patrick Hughes aveva già dovuto fronteggiare la fuoriuscita dal progetto di Jason Statham (inizialmente scelto per interpretare il personaggio del titolo, poi sostituito da Woody Harrelson), poco convinto del tono eccessivamente comico che i produttori avevano voluto dare al film. Il progetto, d’altronde, è nato con premesse ben precise, e la stessa presenza di Kevin Hart nell’altro dei due ruoli principali – nonché il modo stesso in cui il suo personaggio è stato concepito – lasciano pochi dubbi sul mood che si respirerà nel film. La presenza in regia di Hughes rappresenta in questo senso un elemento ben coerente con questa impostazione, vista la prevalente frequentazione da parte del regista dei territori della action comedy (con i due episodi di Come ti ammazzo il bodyguard) e la sua regia del terzo film della saga de I mercenari, quello più criticato dagli aficionados per la svolta in senso “soft”. The Man from Toronto, insomma, nasce come action comedy con la seconda componente ben presente – per non dire preponderante –, e questo era in qualche modo dichiarato.
Il sicario e l’impostore
Il plot del film vede protagonista il personaggio di Teddy Jackson (interpretato da Hart), consulente pasticcione di una palestra locale, noto per provocare disastri praticamente in ogni sua iniziativa, nel lavoro come nella vita sentimentale. In vista del compleanno di sua moglie, Teddy decide di porre rimedio a questa nomea negativa, organizzando un week-end romantico per la coppia in uno chalet tra i boschi della Virginia; ma il caso vuole che, a causa del toner della stampante esaurito, l’uomo legga male il numero civico della casa, finendo invece in quello che si rivelerà come un luogo di ritrovo di criminali. Qui è atteso infatti “L’Uomo di Toronto” (Woody Harrelson), un leggendario killer noto per essere in grado di far parlare, coi suoi metodi, qualsiasi ostaggio. Teddy, scambiato per il killer e messo di fronte a un ostaggio nello scantinato, improvvisa nervosamente e riesce, incredibilmente, a farlo parlare in modo incruento. Poco dopo, la polizia fa irruzione nello chalet, arrestando tutti i presenti; ma gli agenti, appurando la vera identità di Teddy, capiscono di essere di fronte a un’occasione irripetibile: i criminali che hanno visto la faccia del consulente sono infatti convinti che lui sia il vero Uomo di Toronto. A Teddy viene così proposto di collaborare con la polizia per condurre all’arresto del sicario; ma gli eventi successivi, com’è facile immaginare, si complicheranno esponenzialmente, vedendo presto i due “uomini di Toronto” sullo stesso fronte.
Una coppia male (ma bene) assortita
Nonostante il prologo ad alta tensione, che mostra una delle imprese del vero Uomo di Toronto interpretato da Harrelson, The Man from Toronto mette presto in tavola le sue carte, rivelando immediatamente la scelta di far conto, in modo preponderante, sulla vis comica di Hart e sull’inadeguatezza patologica – e ostentata – del suo personaggio; due componenti che si sommano al potenziale comico della sua interazione col personaggio del titolo. La premessa, quella dello scambio di persone tra due individui lontanissimi, è tutt’altro che nuova, ma è favorita qui dalla diversa fisicità (e attitudine) dei due protagonisti: in questo senso, se Harrelson sembra essere pienamente a suo agio nel ruolo del duro (anti)eroe d’azione, con un approccio al personaggio dapprima tutto fisico e poco espressivo, Hart ripropone tutto il suo usuale repertorio, con l’eloquio nevrotico, la comicità sopra le righe ma sempre al di qua del confine della volgarità (il target è pur sempre quello familiare) e qualche frammento di scorrettezza politica, riproposto più come marchio di fabbrica che con reali intenti provocatori. Di fatto, uno degli elementi che si rivelano più efficaci del film di Patrick Hughes è proprio l’affiatamento tra i due protagonisti; una coppia che, pur facendo conto su un canovaccio tutt’altro che innovativo, si dimostra complementare sia nell’azione – con Hart che sfrutta la sua inattitudine al corpo a corpo per virare in burla molte delle sequenze più movimentate del film – che nei dialoghi, illuminati anche da un Harrelson sornione ed evidentemente (spesso) divertito.
I limiti di scrittura
Ciò che non convince, di The Man from Toronto, è invece una sceneggiatura decisamente deficitaria, che usa l’abbozzata traccia spionistica alla base della storia come poco più di un pretesto, con lo scopo di mettere in scena una serie di fuochi d’artificio action ad alto potenziale comico. Fuochi d’artificio generalmente ben diretti – le scene d’azione mostrano, in generale, una certa padronanza della messa in scena da parte del regista – ma che vorrebbero, anche in questo tipo di prodotto, una costruzione narrativa più sostanziosa per essere giustificati: qui, invece, la trasformazione dei due protagonisti in amici viene gestita in modo eccessivamente frettoloso e telefonato, mentre alcuni dei principali incastri narrativi (ci riferiamo in particolare a quelli che coinvolgono il personaggio della moglie di Teddy, interpretato da Jasmine Mathews) scricchiolano pericolosamente quanto a credibilità. Col progredire dei minuti, il plot si complica, facendosi da un lato più confuso (con l’entrata in scena, abbastanza decontestualizzata, di vari villain) dall’altro sempre più prevedibile nella sua sostanza. Il film, la cui durata sfiora le due ore, mostra anche il limite che affligge molti dei blockbuster d’azione moderni, quello di un proliferare inutile e un po’ fine a se stesso di finali e controfinali: una scelta che finisce, in questo caso, per diluire la tensione e abbassare la soglia di attenzione dello spettatore. Manca anche, nel film di Patrick Hughes (ma questo, come si diceva in apertura, era in qualche modo annunciato) un po’ di quella sana cattiveria che possa aggiungere sostanza e motivo di divertimento a una commedia d’azione. Così, The Man from Toronto resta un innocuo divertissment, trascinato dalla simpatia e dall’affiatamento dei suoi due protagonisti, ma afflitto da un’inconsistenza narrativa che a tratti si traduce in tedio e ripetitività.
Scheda
Titolo originale: The Man from Toronto
Regia: Patrick Hughes
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 114’
Genere: Commedia, Azione, Thriller
Cast: Woody Harrelson, Kevin Hart, Daniel Kash, Jasmine Mathews, Martin Roach, Patrick Garrow, Alejandro De Hoyos, Andres Jaramillo, Jason MacDonald, Jencarlos Canela, Kaley Cuoco, Kate Drummond, Kyle Gatehouse, Lela Loren, Marqus Bobesich, Pierson Fode, Rob Archer, Ronnie Rowe
Sceneggiatura: Chris Bremner, Robbie Fox
Fotografia: Rob Hardy
Montaggio: Craig Alpert
Musiche: Ramin Djawadi
Produttore: Steve Tisch, Haley Sweet, Jason Blumenthal, Todd Black
Casa di Produzione: Escape Artists, BRON Studios, Hartbeat Productions, Netflix, Sony Pictures Entertainment
Distribuzione: Netflix
Data di uscita: 24/06/2022