THE SANDMAN
Creata da David S. Goyer, Allan Heinberg, Neil Gaiman
Molto fedele e ben fatta la prima stagione di The Sandman, serie Netflix tratta dal fumetto di Neil Gaiman, sviluppata da quest'ultimo insieme a David S. Goyer e Allan Heinberg. Ma manca la magia della fonte originaria.
Il fumetto della Generazione X
È stato uno dei principali fumetti della Generazione X. Una generazione (i nati suppergiù da metà anni Sessanta al 1980 circa) della quale non parla più nessuno, assente nel dibattito attuale fra Boomers (nati fra la fine della seconda guerra mondiale e inizio Sessanta) e Millennial (nati fra inizio Ottanta e metà Novanta). Ma in realtà è quella che, per certi versi, è maggiormente presente nell’immaginario attuale di film e serie tv, basti pensare a Stranger Things o ai tanti sequel di miti anni Ottanta come Top Gun o Ghostbusters. O, appunto, alla serie Netflix tratta dal fumetto di culto Sandman, la cui prima stagione ha debuttato il 5 agosto.
Creata dallo scrittore inglese Neil Gaiman e pubblicata dalla DC Comics di Batman e Superman, la serie Sandman ha rivoluzionato il mondo del fumetto americano: è stata la prima con tutti gli episodi raccolti in volume e con un finale ben preciso. È stato in primis grazie al successo di Sandman se nel 1993 le serie For Mature Readers della DC sono state accorpate nell’etichetta Vertigo (a cura della bravissima editor Karen Berger). E tanti sono stati i capolavori della Vertigo, basti pensare al western-fantastico Preacher, di Garth Ennis (testi) e Steve Dillon (disegni), uscito a fine anni Novanta e diventato poi una serie tv durata quattro stagioni (fra il 2016 e il 2019).
Uscita fra il 1989 e il 1996 (ma con speciali e spin-off successivi) e durata complessivi settantacinque numeri, The Sandman ha per protagonista Sogno, detto anche Morfeo o Sandman (l’Uomo della Sabbia del folklore inglese – la butta negli occhi della gente per farla sognare), il Signore delle Terre del Sogno. Fa parte degli Eterni, suoi “fratelli” e “sorelle”, una sorta di personificazioni antropomorfe di sentimenti, atti e passioni degli esseri senzienti, tutti con il nome che in originale inizia per D: oltre a Dream (Sogno, appunto), abbiamo Death (Morte), Destiny (Destino), Destruction (Distruzione), Desperation (Disperazione), Desire (Desiderio) e Delirium (Delirio). Nella mitologia della serie gli esseri soprannaturali sono calati nella contemporaneità: dèi, ninfe, parche, vanno al bar, usano le auto e i computer. Death è una bella ragazza goth che indossa un ankh, una croce ansata, antico simbolo egizio della vita.
“Il tema principale della serie è la natura delle storie”, ha detto Gaiman. “Mi piace il doppio significato della parola sogno: è quello che fai di notte con gli occhi chiusi, ma è anche le tue ispirazioni, le tue speranze, segui il tuo sogno”. Il pilota è stato scritto da lui con Allan Heinberg, showrunner della serie (sceneggiatore televisivo che ha lavorato anche nei fumetti) e David S. Goyer (noto per aver adattato al cinema personaggi dei comics come Batman e Blade). La prima stagione di The Sandman, composta da dieci episodi, adatta i primi due archi narrativi del fumetto, Preludi e Notturni (i primi otto numeri) e il secondo, Casa di bambola (numeri 9-16).
Già dagli anni Novanta si pensava a un film o a una serie tv su Sandman, ma Gaiman è contento che si faccia soltanto adesso. “È come guardare gli incubi disegnati da Kelley Jones, Sam Keith e Mike Dringenberg (disegnatori dei primi numeri della serie, NdR) che prendono vita”, ha detto. “Non avremmo potuto farla anche solo cinque anni fa credo, sicuramente non dieci anni fa. La tecnologia non c’era. Il budget non c’era. Il pubblico non c’era. Il modo per farla arrivare alla gente non c’era”.
Vediamo se ha avuto ragione.
Dal fumetto alla serie tv
Preludi e Notturni è il primo arco narrativo di Sandman ma avrebbe potuto essere l’unico. Gaiman, giornalista, classe 1960, aveva da poco iniziato a scrivere fumetti per gli Stati Uniti, e non pensava ancora che la serie sarebbe durata oltre sette anni. Così scrive una classica quest: Roderick Burgess (splendidamente interpretato nella serie da Charles Dance), mago ispirato all’occultista inglese Aleister Crowley, per decenni ha intrappolato Sogno sulla terra (il suo vero obiettivo era però catturare la sorella Death); Morfeo si libera dalla prigione di Burgess e inizia un viaggio alla ricerca di alcuni oggetti di potere per prendere di nuovo possesso delle sue Terre dei Sogni.
Gaiman utilizza personaggi dell’Universo della DC Comics come il mago John Constantine oppure Caino e Abele (anfitrioni stile Zio Tibia di alcune testate antologiche horror della casa editrice). È solo nel secondo arco narrativo che la serie esce dall’Universo DC per andare in una sua personalissima direzione.
E così abbiamo una prima stagione sbilanciata: i primi quattro episodi raccontano la quest di Sogno, con uno spettacolare duello di evocazioni di immagini all’inferno (stile sfide di freestyle) fra lui e Lucifer Astro del Mattino, signore degli Inferi, vinto dal nostro (che si riappropria dell’elmo, sottratto da un demone) evocando la Speranza che trionfa su tutto (anche all’inferno).
Il quinto episodio è tratto da due degli albi più belli di inizio serie, Il suono delle sue ali con un Sogno stanco dopo aver recuperato i suoi oggetti (un po’ come Gaiman che probabilmente non sapeva come proseguire il fumetto) e con la prima apparizione di Death, e Uomini di buona fortuna, che narra la sua amicizia con Hob Gadling (si vedono ogni cento anni in un pub), diventato immortale per una scommessa fra lui e la sorella.
Mentre le successive quattro puntate sono dedicate a Casa di bambola (con il suo scontro con il Corinzio, serial killer scappato dalle Terre del Sogno). Probabilmente sarebbe stato meglio far uscire i primi quattro episodi e metà di il suono delle sue ali adesso e, per Halloween, la seconda parte dell’episodio e le puntate dalla settima alla decima.
Casting e polemiche
L’idea è quella di adattare il fumetto alle tematiche degli anni Venti del secondo millennio. “Come sarebbe un personaggio se lo avessimo creato adesso?”, si è chiesto Gaiman. Questa è, almeno in teoria, la ragione del cambio di genere e di etnia di alcuni personaggi.
La mascolina Gwendoline Christie (di Il Trono di Spade) è davvero a suo agio nel ruolo del re dell’inferno Lucifer, androgino anche nel fumetto (dove il personaggio era ispirato a un giovane David Bowie), ed è anche un modo per differenziarlo da quello della serie tv Lucifer, adattata da uno spin-off di Sandman, nella quale l’Angelo Caduto andava a fare il detective sulla terra ed era interpretato da un uomo, Tom Ellis.
Lascia più perplessi il fatto che il bibliotecario delle Terre del Sogno, Lucien, un austero signore, diventi Lucienne, una giovane donna di colore (l’attrice Vivienne Acheampong, comunque ottima attrice, specie se si vede la serie in lingua originale). Non per tanto il cambiamento di etnia e neppure di genere, ma per quello di età, visto che nel fumetto il rapporto fra Sandman e Lucien era simile a quello fra Batman e il suo maggiordomo Alfred.
Sono probabilmente ragioni legali ad aver mutato il mago inglese John Constantine in Johanna Constantine (interpretata da Jenna Coleman): i diritti di John Constantine sono della DC Comics, non di Gaiman (ed è in programma un nuovo film sul personaggio, già protagonista di una pellicola e di una serie tv) mentre la sua antenata Johanna era comunque apparsa nella serie su idea dello scrittore. Constantine a fumetti è ispirato ai detective hard-boiled alla Philip Marlowe o Mike Hammer, la versione di Jenna Coleman (molto brava) si rifà invece più che altro alla cacciatrice di vampiri Buffy della serie tv uscita fra fine Novanta e inizio millennio.
Se Morfeo nel fumetto era modellato sul look del leader dei Cure Robert Smith l’attore che lo interpreta nella serie, Tom Sturridge, assomiglia più che altro a un giovane Gaiman.
Il cambiamento che ha suscitato più polemiche è stato quello di Death: il personaggio negli anni è diventato un’icona pop e nelle fiere del fumetto – ci sono sempre tante cosplayer di lei – il suo ankh (o croce ansata) è indossato da molte ragazze (anche se magari non tutte conoscono Sandman). Per il suo ruolo non è stata però scelta una pallida ragazza caucasica (anche orientale, per esempio giapponese, sarebbe andata bene) bensì la nera Kirby Howell-Baptiste, davvero molto diversa dalla versione fumettistica. Fra l’altro il disegnatore Mike Dringenberg, nel crearla, si era ispirato a una persona reale, la sua giovanissima amica Cinamon Hadley (1969-2018), della quale era probabilmente innamorato.
Secondo alcuni è un cambiamento scontato, visto che gli Eterni mutano forma a seconda di chi li vede, ma se Morfeo mentre è all’inferno incontra la sua ex amante africana Nuala e diventa di colore nel flashback ambientato nell’Inghilterra medievale (in teoria priva di neri), quando Sogno vede per la prima volta Hob, Death è sempre interpretata dalla stessa attrice. Probabilmente sarebbe bastato fare uno scambio nel cast, farla interpretare da Jenna Coleman e dare a Kirby Howell-Baptiste (attrice comunque con un ottimo curriculum) il ruolo di Johanna Constantine per accontentare tutti.
Questa può sembrare però una polemichetta da chi della Generazione X si era innamorato trent’anni fa di una affascinante pallidissima ragazzina goth: i problemi della serie, pur ben fatta e piuttosto fedele al fumetto, sono altri.
Uno Stranger Things mancato
Cosa manca a The Sandman per avvincere davvero?
Manca lo stile. Mancano quelle atmosfere di fine Ottanta-primi Novanta delle quali era totalmente intriso. Basti pensare ai film di Tim Burton, così meravigliosamente gotici (e la Winona Ryder ragazzina goth di Beetlejuice,all’epoca sarebbe stata perfetta per Death) o a Twin Peaks e Cuore selvaggio di David Lynch.
Stranger Things, sempre di Netflix, è diventata famosa per essere ambientata negli anni Ottanta e per cercare di rispecchiarne in un certo modo le atmosfere: sarebbe bastano ambientare The Sandman nell’epoca in cui era uscito per avere una serie più affascinante e centrata.
Sandman e Death, nella storia a fumetti Il suono delle sue ali,sono due divinità(o semi) che osservano i mortali (con interesse lei, con distacco lui); nell’episodio tv sono due vestiti in modo strano che girano per Londra. Inoltre, certi dialoghi funzionavano molto meglio sulla carta che recitati; lo stesso Sandman è meno regale, umano, troppo umano.
È tutto ben fatto, ma piatto.
Ma, forse, queste sono considerazioni da vecchio lettore che ai tempi ha amato Sandman alla follia, e magari chi non conosce il fumetto non noterà queste mancanze.
Scheda
Titolo originale: The Sandman
Creata da: David S. Goyer, Allan Heinberg, Neil Gaiman
Regia: Louise Hooper, Mairzee Almas, Jamie Childs, Andrés Baiz, Mike Barker, Coralie Fargeat, Hisko Hulsing
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 2022
Genere: Horror, Drammatico, Thriller, Fantastico
Cast: David Thewlis, Patton Oswalt, Asim Chaudhry, Boyd Holbrook, Gwendoline Christie, Kirby Howell-Baptiste, Souad Faress, Ferdinand Kingsley, Jenna Coleman, Nina Wadia, Sanjeev Bhaskar, Stephen Fry, Tom Sturridge, Vivienne Acheampong, Donna Preston, Joely Richardson, John Cameron Mitchell, Mason Alexander Park, Niamh Walsh, Razane Jammal, Sandra James-Young, Vanesu Samunyai
Sceneggiatura: David S. Goyer, Neil Gaiman, Alexander Newman-Wise, Allan Heinberg, Ameni Rozsa, Lauren Bello, Catherine Smyth-McMullen, Heather Bellson, Vanessa Benton, Jim Campolongo, Jay Franklin, Austin Guzman
Fotografia: Will Baldy, Sam Heasman, George Steel
Montaggio: Kelly Stuyvesant, Jamin Bricker
Musiche: David Buckley
Produttore: Iain Smith, Vanya Asher, Neil Gaiman, Allan Heinberg, Samson Mucke, David S. Goyer, Alexander Newman-Wise
Casa di Produzione: Phantom Four Films, DC Entertainment, DC Comics, Warner Bros. Television, Netflix, The Blank Corporation
Distribuzione: Netflix
Data di uscita: 05/08/2022