PINOCCHIO: DA DISNEY A GARRONE, TUTTE LE AVVENTURE AL CINEMA DEL BURATTINO DI COLLODI

PINOCCHIO: DA DISNEY A GARRONE, TUTTE LE AVVENTURE AL CINEMA DEL BURATTINO DI COLLODI

Dalla pubblicazione del primo episodio sul Giornale dei bambini all’ultimo film targato Disney, il personaggio nato dalla fantasia di Collodi ha fatto tanta strada. Ripercorriamo insieme le tappe di questo lungo cammino che, a quanto pare, non accenna ad arrestarsi.

Pubblicità

Le avventure di un burattino bugiardo che ha conquistato il cinema

C’era una volta…Un re, diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze”.

Pubblicando queste parole iniziali il Giornale dei bambini diede vita ad una lunga avventura che avrebbe portato alla ribalta dei lettori un protagonista veramente originale destinato a lunghi anni di successi. Era il 1881, infatti, quando Carlo Lorenzini, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Carlo Collodi, affidò al suo editore le avventure di Pinocchio senza troppe aspettative ed anche con scarso entusiasmo. In realtà il racconto, pubblicato a puntate proprio sulle pagine del giornale ebbe un grande riscontro di pubblico, trasformandolo in una sorta di fiaba adulta dal sapore spesso amaro.

Lontano dall’essere una semplice “bambinata”, come veniva considerata dal suo stesso autore, la vicenda di un semplice pezzo di legno vivente, poi trasformato in bambino, riuscì ad attirare l’attenzione di grandi intellettuali come, ad esempio, Benedetto Croce. Lo storico e filosofo, infatti, dichiarò che il legno in cui è intagliato Pinocchio rappresenta l’umanità intera ed il racconto può essere considerato come una delle più grandi opere italiane. Sta di fatto che, andando oltre il valore simbolico dei personaggi e gli insegnamenti inseriti al suo interno, questa favola è entrata nel cuore di molte generazioni ed ha attratto l’attenzione di diverse forme d’arte, che hanno cercato sempre nuove e diverse interpretazioni. Non è un caso, dunque, che il cinema abbia offerto a Pinocchio e ai suoi compagni di viaggio un palcoscenico dal quale poter raccontare la propria avventura con forme e potenzialità espressive sempre più sofisticate. Una dimostrazione, ad esempio, è data proprio dal film di Robert Zemeckis che, dall’8 settembre, sarà disponibile sulla piattaforma Disney+.

In effetti si tratta di un ritorno alle origini o, se vogliamo, a casa. I primi, infatti, che subirono il fascino di Pinocchio, tanto da trasformarlo in un’animazione, furono proprio i creativi della Walt Disney. Non stupisce, dunque, che il rapporto sia stato rinnovato oggi con una versione il live action dall’anima musicale di quel film originale, fatto arrivare sui grandi schermi proprio nel 1940. Prima di addentrarci nei particolari di questa versione, però, proviamo a ricostruire insieme il cammino cinematografico di questo burattino dalla menzogna facile. Un percorso che, come vedremo, porterà spesso all’interno del cinema italiano.

Pinocchio di Walt Disney
Un’immagine dal Pinocchio di Walt Disney

All’inizio fu Walt Disney

Per molti bambini delle generazioni passate gli Studios della Walt Disney hanno rappresentato quel luogo magico in cui la fantasia riusciva a prendere corpo e ad avere una tangibilità, una sua forma di realtà. In questo modo, dunque, i sogni non sono solo desideri chiusi in fondo al cuor, ma riescono a camminare sulle loro gambe davanti ai nostri occhi. Anche se si tratta di quelle un po’ legnose di un piccolo burattino, nato per colmare la solitudine di un uomo anziano e destinato a combinarne di tutti i colori prima di lasciarsi trasformare dall’amore. Perché, nonostante le atmosfere non sempre rassicuranti e il finale piuttosto noir pensato da Collodi, anche la favola di Pinocchio ha un lieto fine. Soprattutto se a riscriverla è proprio Walt Disney. Nel suo mondo fatato, infatti, non sono ammesse troppe ombre o atmosfere melanconiche. In virtù di questo, dunque, ogni asprezza originale viene attutita o resa definitivamente invisibile.

Direttive creative che, in quel lontano 1940, sono state alla base della creazione del secondo lungometraggio animato firmato Disney. La volontà, infatti, era di bissare il successo ottenuto già nel 1938 con la comparsa sul grande schermo di Biancaneve e i sette nani. Un’ambizione che non venne soddisfatta per diversi motivi. Da una parte lo scoppio della guerra in Europa non creò l’atmosfera giusta per un successo a larga scala. Dall’altra, poi, gli stessi studi d’animazione erano poco concentrati, dovendo dividere l’attenzione con un altro progetto. Sempre nello stesso periodo, infatti, si stava lavorando all’ambizioso Fantasia. A causa di tutto questo, dunque, Pinocchio rimane una creatura di spalla nell’universo disneyano. Una sorta di comprimario che, pur avendo la propria riconoscibilità ed un nutrito pubblico, non è riuscito a fare il salto di qualità guadagnando un posto di rilievo tutto suo. Un’attenzione che, invece, gli viene concessa in modo naturale da successive produzioni italiane e da un pubblico che, nella forma, nella struttura della storia e nel linguaggio ha riconosciuto molto di se stesso e della cultura popolare cui appartiene.

Pinocchio di Luigi Comencini
Gina Lollobrigida e Nino Manfredi in Le avventure di Pinocchio

Il malinconico Pinocchio di Comencini

Era l’aprile del 1972 quando la Rai trasmise Le avventure di Pinocchio, un film diviso in cinque puntate diretto da Luigi Comencini. Un momento e un’esperienza televisiva rimasti negli occhi e nelle emozioni di tutta una generazione, capace di andare oltre lo scorrere del tempo e di raccontare l’evoluzione del linguaggio artistico televisivo. Perché quel film, trasmesso anche in Francia nel dicembre del 1972, è riuscito non solo a rappresentare un paese, le sue basi culturali ma, soprattutto, la nascita e la trasformazione di un racconto per immagini volto ad intrattenere il grande pubblico. In un certo senso, dunque, è come se Pinocchio, creatura nata per una narrazione di massa, avesse trovato nella televisione la sua forma di espressione migliore.

A rendere la versione di Luigi Comencini un elemento storico della nostra cultura popolare, però, non è stata solamente una regia dall’evidente qualità cinematografica. A imporre una forte personalità all’intero progetto, infatti, è stato soprattutto un cast composto dai volti più amati e riconoscibili del cinema italiano. Nomi come Nino Manfredi, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia si sono messi completamente a disposizione di questa vicenda, rinunciando alle loro individualità per immergersi nel mondo di Collodi. In questo modo, dunque, hanno contribuito a rendere tangibile un sogno ma usando toni ed atmosfere completamente diverse da quelle scelte da Walt Disney. Per un paese abituato a combattere e resistere, infatti, non avrebbe avuto senso rinunciare alla malinconia, ad un sentore di sconfitta andando ad edulcorare gli aspetti meno edificanti della natura umana. Anzi, mettendo in evidenza tutto questo ed utilizzandolo in modo produttivo, è stato rispettato l’intento dell’autore che, in questa storia piccola, ha allegoricamente rappresentato il mondo intorno a lui.

Pinocchio di Roberto Benigni
Nicoletta Braschi è la Fata Turchina, Roberto Benigni è Pinocchio
Pubblicità

Un Pinocchio di nome Benigni

Se c’è un elemento che ha sempre caratterizzato le produzioni cinematografiche dedicate a questo burattino incline alla bugia, è sempre stato un cast di grande qualità. Una caratteristica che ha definito anche il Pinocchio di Roberto Benigni. Nella doppia veste d’interprete e di regista, l’attore toscano sceglie dei compagni di viaggio d’eccezione. Oltre alla moglie Nicoletta Braschi, nei panni della Fata turchina, entrano in questo progetto anche Kim Rossi Stuart, capace di regalare uno struggente Lucignolo ed un Paolo Giuffrè che raccoglie alla perfezione l’eredità di Manfredi. A questi nomi, poi, si aggiungono anche quelli di Vincenzo Cerami, per il soggetto, e di Nicola Piovani per la colonna sonora.

Tutto questo, insieme ai 45 milioni di euro spesi per la produzione, dovrebbero parlare di un successo annunciato. La realtà, invece, è leggermente diversa. Nonostante sia stato proposto per rappresentare l’Italia alla notte degli Oscar come miglior film straniero, la pellicola non è selezionata per rientrare nella cinquina finale. Allo stesso modo, per quanto riguarda i David di Donatello riceve esclusivamente dei riconoscimenti tecnici. In modo particolare per i costumi e la miglior scenografia. Piovani, invece, ottiene il Nastro d’Argento per la sua colonna sonora. Ma qual è stato l’elemento mancante all’interno di questo progetto? Probabilmente a venir meno è stato proprio il tocco personale di Federico Fellini. Secondo Benigni, infatti, il regista lo aveva definito una creatura collodiana e stava pensando ad un nuovo adattamento con lui come protagonista. Peccato, però, che di quel progetto non sia rimasta traccia se non un vago gusto dal sapore felliniano che si ritrova soprattutto nell’ambientazione circense.

Pinocchio di Matteo Garrone
Matteo Garrone sul set di Pinocchio

Da Garrone a Zemeckis

“Un grande personaggio, una grande storia, un grande regista: interpretare Geppetto diretto da Matteo Garrone è una delle forme di felicità”. Con queste parole Roberto Benigni torna nel mondo di Collodi nel 2019 vestendo, questa volta, i panni di un uomo un po’ stanco e solo. Lo stesso ruolo che fu di Manfredi e Giuffrè prima di lui e che segna una delle ultime grandi pagine di cinema prima che una pandemia mondiale arrivi a mettere la vita ed i sogni in sospeso. Il Pinocchio di Garrone, infatti, esce in sala il 19 dicembre 2019, solo pochi mesi prima che il lockdown decreti la chiusura dei cinema. Nonostante questo, però, il film riesce ad avere una buona attenzione da parte della stampa e del pubblico, ottenendo anche cinque David di Donatello e due candidature agli Oscar.

Oggi, però, per questo burattino dall’animo umano si apre un nuovo capitolo che, in qualche modo, rappresenta un ritorno alle sue origini cinematografiche. Come abbiamo accennato, infatti, la Walt Disney ha riportato sulla ribalta questo piccolo personaggio e tutto il suo mondo, popolato da numerosi compagni di viaggio. Iniziamo con il dire che, basandosi su una forte struttura musicale, il film di Robert Zemeckis promette un’esperienza caratterizzata da molte note melodiose, in perfetto stile disneyano. Anche se, visto il processo evolutivo vissuto dal gruppo dal punto di vista narrativo, si potrebbe optare per un certo cambio di rotta. Per ora, comunque, di sicuro e certo abbiamo solamente i nomi che compongono un cast in cui spicca una presenza tutta italiana. Accanto a Tom Hanks, nei panni di Geppetto, e Joseph Gordon-Lewitt, moderno Grillo Parlante, fa la sua comparsa anche Giuseppe Battiston, chiamato ad interpretare il poco rassicurante Mangiafuoco, un ruolo che nel film di Garrone fu di Gigi Proietti. Certo, il confronto è difficile, ma dobbiamo aspettare ancora poco per vedere come Battiston è riuscito a farlo suo.

Pubblicità
Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.