ROMA 2022: PRESENTATA LA 17A EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA
La 17a edizione della Festa del Cinema di Roma, la prima con la direzione artistica di Paola Malanga, è stata introdotta oggi in conferenza stampa. Tante le novità, tra il ritorno del concorso e l’avvio di una sezione dedicata alle proposte più sperimentali.
Quella di quest’anno è una piccola “rivoluzione”, per la Festa del Cinema di Roma, manifestazione la cui 17a edizione si terrà dal 13 al 23 ottobre prossimi, come sempre all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Una rivoluzione che passa innanzitutto per la presenza di una nuova direttrice artistica (Paola Malanga, che è subentrata al precedente direttore Antonio Monda, in carica dal 2015) e per quella del nuovo presidente della Fondazione Cinema per Roma, Gian Luca Farinelli. Sono stati proprio loro due a introdurre stamattina il programma di questa nuova edizione della Festa: un programma che – questa è la novità sostanziale più importante – vedrà il ritorno di un concorso internazionale. A questo, denominato Progressive Cinema, si aggiungerà una sezione Free Style, incentrata sui lavori maggiormente di ricerca, e una chiamata Gran Publique, dedicata invece al cinema più mainstream. Come negli anni precedenti, infine, la sezione Best of, dedicata al meglio che si è visto nei vari festival internazionali, da Cannes a Berlino.
“Ringrazio Paola Malanga per la passione, competenza e tenacia. Abbiamo cercato di dare riconoscibilità alla nostra Festa”, ha esordito Farinelli. “Abbiamo chiesto di poter introdurre un concorso con una stella polare molto semplice: Roma non è Cannes, Venezia o Berlino. Siamo un festival internazionale ma anche una festa. Il concorso si chiama Progressive Cinema, ed è basato sul cinema indipendente, internazionale, su nuovi autori che forse domani saranno i prescelti di altri festival. La sezione Gran Publique invece constadi un cinema più popolare e internazionale, di grande successo. C’è poi una sezione di ricerca, Free Style,in cui convivono i film d’arte e le serie. Il punto di debolezza della festa è che giunge alla fine dell’anno, quindi con Best of abbiamo pensato di recuperare quanto visto in altri festival (tra cui Sundance e San Sebastian). La Festa è in dialogo con la città che la ospita, da sempre la capitale del cinema italiano: oltre all’Auditorium ci saranno la Casa del Cinema, il Maxxi, il Giulio Cesare, e poi il Sacher, in cui Nanni Moretti farà un suo programma di repliche. In tutto la Festa avrà 28 schermi. È un festival plurale, diffuso e ampio, per coloro che pensano che il cinema sia anche un’arte del futuro; speriamo che da qui parta la riscossa del cinema in sala”.
Paola Malanga ha aggiunto: “In soli cinque mesi abbiamo provato a dare ‘colore’ al disegno iniziale. La Festa respira l’aria del tempo in cui viviamo, in cui ancora sono evidenti i segni della pandemia e del lockdown. in varie sezioni troverete questo fil rouge. Troverete anche l’Ucraina, con un instant movie e due film progettati e realizzati prima. Troverete anche una sorta di memoria aumentata, tanti elementi autobiografici che emergono in autori di età più diverse. Un altro fil rouge sono i fantasmi del cosiddetto “secolo breve”. C’è inoltre del cinema di genere, in particolare due generi “rinnovati”, ovvero il western e la commedia romantica. Anche la presenza femminile è diffusa: 7 titoli su 16 del concorso sono diretti da donne. Non l’abbiamo fatto di proposito, ma il risultato ci ha riempito di felicità. C’è molto cinema italiano, inoltre, e questo è voluto, è meritato, ed è un segno di grande vitalità. Siamo alla fine di una stagione, abbiamo avuto film in molti festival, e ce ne sono molti anche qui. L’apertura, come sapete, è quella deIl colibrì. Era qualche anno che non aprivamo con film italiano, e ne siamo molto felici. Nella serata di apertura, poi, verrà a ritirare il premio alla carriera James Ivory, di cui presentiamo l’ultimo film, ovvero il documentarioA Cooler Climate. La stessa serata, infine, avrà anche un corto che omaggia Luciano Pavarotti”.
La direttrice è poi passata a illustrare i titoli del concorso, 16 in tutto di cui vi diamo qui un breve riassunto. Si inizia dal palestinese Alam, ambientato in una scuola superiore, un’opera prima su una nuova generazione di arabo/israeliani, generalmente trascurata dai media; si prosegue con Cuba 1971: El caso Padilla, racconto in forma di documentario del poeta e scrittore che nel 1971 ritrattò la propria opera di fronte agli amici dell’unione degli scrittrori; c’è inoltre Causeway, il primo film prodotto da Jennifer Lawrence, incentrato sulla storia di un reduce di guerra dall’Afghanistan. L’Italia è presente in questa sezione con La cura di Francesco Patierno, film ambientato a Napoli durante il primo lockdown; e con I morti rimangono con la bocca aperta, un lavoro sperimentale diretto da Fabrizio Ferraro, ambientato nell’Appennino centrale nel 1944, con protagonisti quattro partigiani. La Svizzera propone invece Foudre, film ambientato a inizio ‘900 nelle valli svizzere, con una giovane protagonista, destinata a diventare suora, che viene richiamata in famiglia quando la sorella viene a mancare. Anche la Storia, con la S maiuscola, entra nella selezione col tedesco In a Land That No Longer Exist, film ambientato a Berlino Est 1988, storia biografica che data tre mesi prima della caduta del muro; e con January, ambientato invece dopo la caduta del muro, nel 1991, con protagonisti degli aspiranti filmmaker che dibattono di cinema, ma poi devono fronteggiare i carri armati sovietici. La Corea del Sud sarà presente con un esordio, Jeong-sun, un’opera prima su un’operaia di mezza età che “si avventura malamente nel mondo digitale, e rimane vittima di una forma di cyberbullismo”. Curiosamente, saranno due i film del concorso ambientati in un hotel: innanzitutto The Hotel, film legato al lockdown diretto da Wang Xiaoshuai, che trascorse il Capodanno Cinese in Thailandia insieme ad amici, nel 2021, e rimase bloccato per il lockdown; e poi Sancturary, film americano che mescolerà generi vari, ambientato in un hotel di lusso, con una escort dominatrix e un facoltoso cliente. Tra le altre proposte del concorso è da segnalare poi il francese La Tour (titolo internazionale Lockdown Tower): una variazione distopica, di genere, di un’esperienza come quella del lockdown, ambientata in un condominio di periferia da cui non si può uscire, in cui succedono cose estreme.
La direttrice è poi passata a illustrare la sezione Free Style, definita una sezione “libera, con cose tra le più diverse ed eccentriche, basata anche su un dialogo tra il cinema e le altre arti”. Una sezione tra cui spiccano 75, film diretto da Jacopo Quadri sulla Biennale 1975 diretta da Ronconi; Bassifondi, opera d’esordio del videomaker Francesco Pividori, scritta dai fratelli D’Innocenzo e incentrata su due senzatetto; La California, lavoro ambientato in Pianura Padana, sospeso tra noir e commedia, scritto dalla regista Cinzia Bomoll insieme a Piera degli Esposti; e poi Daniel Pennac: Ho visto Maradona, un documentario su Daniel Pennac che alla morte di Maradona ha voluto recarsi a Napoli, per indagare un po’ meglio sulla figura di Diego. Suscita un po’ di curiosità anche La divina cometa, con Mimmo Paladino che, 16 anni dopo il Don Chisciotte, in occasione del centenario dantesco “compone un film fantasmagorico, nel quale insieme a Dante c’è la tradizione napoletana del presepe, con personaggi comeToni e Peppe Servillo, Francesco De Gregori e Nino D’Angelo”. La prima proposta seriale di Free Style, già annunciata, è quella di The Last Movie Stars, docu-serie di Ethan Hawke incentrata sulle figure di Paul Newman e Joanne Woodward; la seconda è quella, molto attesa, di Django – La serie (qui il teaser trailer), rielaborazione dell’iconico personaggio dello spaghetti western, firmata da Francesca Comencini, che sarà presentata alla Festa in prima mondiale. La terza serie che animerà la sezione sarà la già nota Romulus, epopea peplum sulla creazione di Roma firmata da Matteo Rovere, di cui verrà introdotta la seconda stagione.
I titoli più noti e più improntati al mainstream di questa Festa saranno invece contenuti nella sezione Gran Publique, all’interno della quale Malanga ha annunciato un “Secret Screening One Shot”: un film, cioè, che avrà un’unica proiezione, per ora segreta, che secondo le parole della direttrice sarà “una romantic comedy di un autore non certo sconosciuto”. A parte questa incognita, la sezione comprende, ovviamente il già annunciato Il colibrì, a cui si affiancheranno l’atteso ritorno alla regia di David O. Russell con Amsterdam, un noir ambientato negli anni ‘30 con cast guidato da Christian Bale e Margot Robbie, ispirato a un fatto vero; l’italiano Astolfo, di Gianni Di Gregorio; l’americano Bros., una commedia romantica in salsa gay, di Nicholas Stoller, con un cast quasi interamente composto da membri della comunità LGBTQIA+; e il western Butcher’s Crossing, diretto da Gabe Polsky, tratto dal romanzo omonimo di John Williams e ambientato nel Colorado di fine ‘800: qui, un neolaureato che ha voglia di nuove esperienze, e segue la parola d’ordine “Go West”, e incontra un cacciatore di bisonti ossessivo e pericoloso, col volto di Nicolas Cage. L’Italia sarà presente nella sezione anche con Era ora, film di Alessandro Aronadio, facente parte di quel genere di commedia incentrata sul tempo, con un Edoardo di Leo che si ritrova improvvisamente catapultato nel futuro; con L’ombra di Caravaggio, nuova regia di Michele Placido con Riccardo Scamarcio nei panni del pittore; ma anche con Il principe di Roma di Marco Giallini, rielaborazione in chiave trasteverina del Canto di Natale di Dickens. Spazio anche per il nuovo film di Stephen Frears The Lost King, incentrato sulla figura di Re Riccardo III, i cui resti, dati per dispersi, vengono ritrovati grazie alla tenacia di una giovane appassionata storica autodidatta; e alla black comedy The Menu, di Mark Mylod, con Ralph Fiennes nei panni di un inquietante chef di cucina concettuale in un esclusivo resort. Mrs. Harris Goes to Paris sarà invece una commedia ambientata negli anni ‘50, sul fascino di un vestito di Dior, che diviene oggetto dei desideri per una vedova che si mantiene facendo le pulizie. Da segnalare anche La stranezza, di Roberto Andò, film con Toni Servillo che veste i panni di Pirandello, i cui destini si incroceranno con quelli di due personaggi interpretati da Ficarra e Picone: e What’s Love got to do With It?, di Shekhar Kapur, una commedia romantica contemporanea che si muoverà tra la declinazione inglese del genere e i musical indiani. Malanga ha comunque specificato che, nella sezione in questione, vi saranno nei prossimi giorni ulteriori annunci.
Tra i titoli annunciati della sezione Best Of, infine c’è spazio per la Palma d’Oro del Festival di Cannes, ovvero Triangle of Sadness, ultimo e già molto chiacchierato lavoro di Ruben Östlund; per il documentario indiano All That Breathes, sempre proveniente da Cannes; per Klondike, film ucraino premiato per la miglior regia al Sundance Film Festival, scelto per rappresentare l’Ucraina ai prossimi Oscar; e Boy From Heaven, duro thriller politico diretto da Tarik Saleh, che sulla Croisette ha ottenuto il premio per la miglior sceneggiatura.
“Riguardo al cinema italiano, la mia impressione è che il suo stato di salute sia ottimo”, ha affermato Gian Luca Farinelli, in risposta a una specifica domanda. “È un cinema che non è mai stato così plurale, e secondo me anche questa selezione ne è un esempio”.
Riguardo al resuscitato concorso (assente dalla Festa, lo ricordiamo, dal 2014), e alla supposta concorrenza con gli altri festival, Paola Malanga ha commentato: “Io non credo che i concorsi dei festival più grandi possano esaurire la necessità di scoprire autori nuovi. Non credo che ci siamo trovati sugli stessi titoli, ed è un buon segno: a me pare ci siano film per tutti, senza pensare a nessun tipo di competizione. I film devono circolare, non ha senso puntare solo all’anteprima mondiale. Io non ho litigato con nessuno per avere un film di nessun genere”.
Rispetto alla forte presenza di documentari, la direttrice ha affermato: “Questo è normale, anche perché la produzione documentaria è enormemente aumentata in questi anni: prima erano le tv che li producevano, ora ci sono anche le piattaforme, e nel frattempo la domanda è aumentata”. Riguardo agli elementi di continuità o meno rispetto alle precedenti edizioni, Malanga ha chiosato: “La continuità è la Festa, mentre l’altra faccia non mi piace chiamarla discontinuità. Io non sono una persona conflittuale. Ho pensato di aggiungere il concorso perché se ne sentiva la mancanza, e in molti me l’hanno confermato. Ho voluto enfatizzare anche la parte più propriamente ‘festival’, attraverso premi che corrono trasversalmente”.