TICKET TO PARADISE

TICKET TO PARADISE

Ritorno alla recitazione in coppia per le stagionate star Julia Roberts e George Clooney, Ticket to Paradise segue gli stilemi della commedia romantica più easy, replicandone fedelmente anche l’evanescenza.

Rom-com di stagione

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A distanza di alcuni anni, e attraverso un genere rodato per entrambi come quello della commedia romantica, Julia Roberts e George Clooney tornano a fare coppia con questo Ticket to Paradise, nuovo lavoro di un regista già avvezzo al genere come Ol Parker. Un ritorno che, per i due attori, segna un episodio decisamente più disimpegnato e ludico rispetto alla loro più recente uscita in tandem (quella del thriller finanziario Money Monster – L’altra faccia del denaro, diretto da Jodie Foster) con un film tutto basato sulle schermaglie amorose e sulle differenti realtà di due coppie, genitori e figli(a). La prima coppia, quella più anziana e composta dalle due star, è sfasciata da anni, ma (forse) non ancora del tutto in pezzi; l’altra è formata da due giovani venticinquenni, in procinto di convolare a giuste (?) nozze. Il teatro è il paradiso terrestre di Bali, dove la giovane Lily, aspirante avvocata, ha appena conosciuto l’uomo dei suoi sogni, il coltivatore di alghe marine Gede. Il colpo di fulmine, con promessa di matrimonio e sconvolgimento dei piani di una vita (per la ragazza) è praticamente immediato. Raggiunti in tempi diversi dalla notizia, gli ex coniugi David e Georgia mettono una tregua alla loro decennale guerra in nome di un obiettivo comune: questo matrimonio non s’ha da fare. Arrivati nel “paradiso” che la figlia vorrebbe eleggere a sua nuova casa, i due elaborano una strategia per dissuadere la ragazza da quella che, per entrambi, sarebbe una ripetizione del loro stesso errore.

Quattro personaggi, due protagonisti

Ticket to Paradise, Kaitlyn Dever, George Clooney, Julia Roberts e Maxime Bouttier in una scena
Ticket to Paradise, Kaitlyn Dever, George Clooney, Julia Roberts e Maxime Bouttier in una scena del film

L’idea di Ticket to Paradise non è del tutto nuova, avendo già trovato parziale sperimentazione nell’italiano Compromessi sposi e nel recente Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto; qui, tuttavia, Ol Parker mette a confronto più direttamente le realtà di coppia di genitori e figli, facendo in modo che la seconda faccia da propulsore per un ritorno di fiamma della prima. Per quanto il film di Parker (già regista del precedente Mamma Mia! Ci risiamo) sia teoricamente incentrato sui personaggi di Lily e Gede – e sul loro imminente e contestato matrimonio – è evidente come al centro dei riflettori ci siano in realtà, soprattutto, i caratteri interpretati da Clooney e Roberts, forti della pluridecennale esperienza nel genere e di un affiatamento ben rodato.

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Proprio l’esperienza dei due interpreti, abili nel rendere le schermaglie e i battibecchi da sophisticated comedy che la sceneggiatura affibbia ai due personaggi, dona al film quel fascino un po’ old school che emana, inevitabilmente, dall’interazione tra due rodate star. Non si hanno molti dubbi, fin dalla prima sequenza della festa di laurea, su dove andrà a parare la sceneggiatura riguardo ai due personaggi, eppure si segue con piacere il lento riavvicinamento tra i due; un riavvicinamento stimolato (come da tradizione) dalla purezza incontaminata – un po’ come il paesaggio di Bali – dell’amore tra i due giovani. Personaggi, questi ultimi, inevitabilmente messi in secondo piano, protagonisti di un rapporto sostanzialmente statico e privo di evoluzioni.

Tra cartolina e new age

Ticket to Paradise, Kaitlyn Dever e George Clooney in una sequenza
Ticket to Paradise, Kaitlyn Dever e George Clooney in una sequenza del film

Ticket to Paradise ha senz’altro il pregio di non barare e di non promettere allo spettatore nient’altro rispetto a ciò che offre: la vicenda è telefonata in ogni suo snodo narrativo, i personaggi sono tagliati con l’accetta e costruiti in funzione del facile sentimentalismo che la storia vuole esprimere, la morale è a dir poco risaputa. Una semplicità e basilarità che coinvolge anche i caratteri secondari, tra cui spicca il macchiettistico fidanzato del personaggio della Roberts, interpretato da Lucas Bravo. Il carattere favolistico – più che fiabesco – del racconto trova la sua ideale rispondenza nel look da cartolina del film, tale da valorizzare gli esterni di una location messa in scena come una sorta di paradiso bucolico pre-industriale; un paradiso praticamente privo di orpelli tecnologici (solo in una sequenza si vede far capolino – per errore? – lo schermo di un pc). Se da un lato la scelta dona al film un piacevole feeling di atemporalità, dall’altro non si può non rilevare il carattere mistificatorio – e un po’ imbarazzante nella faciloneria con cui è messo in scena – dell’esaltazione decontestualizzata e new age del contatto rigenerante con la natura; una scelta che conferisce al film un tono quasi da spot pubblicitario, trasposto con smaccata letteralità nel background dei due ex coniugi (il cui matrimonio fallì, prevedibilmente, proprio in quanto non ebbero il coraggio di fare una scelta analoga a quella della ragazza).

Programmatica evanescenza

Ticket to Paradise, Kaitlyn Dever e Maxime Bouttier in una scena
Ticket to Paradise, Kaitlyn Dever e Maxime Bouttier in una scena del film

Ticket to Paradise, nella sua in fondo inoffensiva evanescenza, offre pure qualche scena divertente e riuscita (la gara alcolica che coinvolge genitori, figlia e futuro marito), fermo restando che la funzionalità di questi momenti (e dell’intero film) resta subordinata alla capacità dei due interpreti principali di “vestire” al meglio i loro personaggi. Personaggi a cui la sceneggiatura poteva senz’altro fornire background più solidi e meno risaputi, magari parallelamente a una delineazione meno embrionale – per non dire inconsistente – della love story dei futuri sposi. Una scrittura più attenta avrebbe potuto probabilmente elevare Ticket to Paradise al livello di un pleasure un po’ meno guilty, senza comunque modificarne in modo sostanziale le premesse: quella di Ol Parker resta infatti un’operazione dichiaratamente esile, una sorta di film di San Valentino arrivato con qualche mese di anticipo (e privo della capacità di catturare lo spettatore che molti classici del genere posseggono). Ma forse, a ben vedere, il carattere effimero e superficiale della scrittura è coerente anch’esso con l’evanescenza del film tutto, facile da attraversare nella sua ora e tre quarti circa di durata, e inevitabilmente altrettanto facile da dimenticare.

Ticket to Paradise, la locandina italiana
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Scheda

Titolo originale: Ticket to Paradise
Regia: Ol Parker
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 2022
Durata: 104’
Genere: Commedia, Sentimentale
Cast: Geneviève Lemon, George Clooney, Lucas Bravo, Kaitlyn Dever, Billie Lourd, Julia Roberts, Agung Pindha, Arielle Carver-O'Neill, Charles Allen, Cintya Dharmayanti, Dorian Djoudi, Francis McMahon, Ifa Barry, Ilma Nurfauziah, Ling Cooper Tang, Maxime Bouttier, Romy Poulier, Sean Lynch
Sceneggiatura: Ol Parker, Daniel Pipski
Fotografia: Ole Bratt Birkeland
Montaggio: Peter Lambert
Musiche: Lorne Balfe
Produttore: Sarah Harvey, Tim Bevan, Rebecca Miller, Eric Fellner, Deborah Balderstone
Casa di Produzione: Smokehouse Pictures, Red Om Films, Universal Pictures, Working Title Films
Distribuzione: Universal Pictures

Data di uscita: 06/10/2022

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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