LIVING

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In Living, il pessimismo di Akira Kurosawa viene decisamente smorzato. Per quanto tempo ci si ricorderà ancora del bizzarro Mr. Williams, dopo che questi sarà passato a miglior vita? Oliver Hermanus, dal canto suo, ha optato per una struttura divisa in due (non troppo) distinte parti: se, infatti, nella prima parte quasi tutto ci viene mostrato dal punto di vista di Mr. Williams, nella seconda il focus si sposta sulla figura del giovane impiegato Peter. È a questo punto, dunque, che un’eccessiva emotività prende il sopravvento.

Ricordando Kurosawa

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Nel 1952 il Maestro Akira Kurosawa ha diretto quello che sarebbe diventato uno dei suoi massimi capolavori: Vivere, ispirato alla novella di Lev Tolstoj La morte di Ivan Il’ič. Data la portata di tale opera, dunque, sarebbe oltremodo rischioso tentare di realizzarne un remake. Eppure, a cimentarsi in tale arduo compito ha pensato il regista sudafricano Oliver Hermanus, il quale, appunto, ha realizzato il suo Living, presentato fuori concorso alla 79a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e adesso in arrivo anche nelle sale italiane. Per l’occasione, la sceneggiatura è stata realizzata dal Premio Nobel per la Letteratura Kazuo Ishiguro. Un progetto decisamente ambizioso, dunque. Quale sarà stata la sua resa finale? Presto detto.

Notizie inaspettate

Living, Bill Nighy in una scena del film
Living, Bill Nighy in una scena del film di Oliver Hermanus

La storia messa in scena è quella di un impiegato comunale londinese, da tutti chiamato solo Mr. Williams (impersonato da un ottimo Bill Nighy), dal momento che, apparentemente, quasi nessuno conosce il suo nome di battesimo. L’uomo lavora per molti anni in uno squallido ufficio insieme al suo gruppo di collaboratori, con i quali, tuttavia, non parla praticamente mai. Le cose cambiano improvvisamente nel momento in cui all’uomo viene diagnosticata una grave malattia, a causa della quale gli restano solo pochi mesi di vita. La sua prima reazione è quella di ritirare in banca quasi tutti i suoi risparmi per potersi finalmente godere la vita. Ma sarà questa la strada giusta da prendere?

Salti di qualità

Living, Bill Nighy e Aimee Lou Wood in una scena del film
Living, Bill Nighy e Aimee Lou Wood in una scena del film di Oliver Hermanus

Siamo d’accordo: nel corso della sua carriera il giovane Oliver Hermanus ha spesso fatto storcere il naso a pubblico e critica. Basti pensare, giusto per fare un esempio, al maldestro The Endless River, presentato in corsa per il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2015. Eppure, in questo caso, date le premesse e data la robusta squadra di collaboratori a sua disposizione, le speranze in un film più accettabile ci sono tutte. E infatti con Living, rispetto a quanto realizzato in passato, il regista ha indubbiamente fatto un salto di qualità (nonostante alcune scelte prettamente registiche che lasciano comunque qualche dubbio).

Come in un quadro di Magritte

Living, Bill Nighy in un momento del film
Living, Bill Nighy in un momento del film di Oliver Hermanus

A ogni modo, già dalla sua apertura, il film ha un effetto a dir poco magnetico: la vita frenetica a Londra, in cui alcune mamme accompagnano i bambini al parco, mentre numerosi uomini di magrittiana memoria si recano in ufficio con i loro abiti impeccabili e le loro bombette, insieme a una fotografia dai colori pastello e dalla risoluzione che sembra volerci trasportare in un film anni ’50 (quando, d’altronde, il film di Kurosawa è stato realizzato), catturano subito la nostra attenzione e ci incuriosiscono immediatamente per quanto riguarda le vite dei personaggi che stanno per essere presentati (oltre al suddetto Mr. Williams, particolarmente degna di attenzione è la figura di Peter Wakeling – impersonato da Alex Sharp – un giovane impiegato, appena assunto, che in qualche modo tenta di trarre insegnamento dal modo di lavorare che il suo capo ha adottato dopo la notizia della sua imminente morte).

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Punti di vista

Living, Bill Nighy in un'immagine del film
Living, Bill Nighy in un’immagine del film di Oliver Hermanus

Se c’è qualcosa, però, che in Living viene decisamente smorzato è il pessimismo cosmico di Kurosawa. Per quanto tempo ci si ricorderà ancora del bizzarro Mr. Williams, dopo che questi sarà passato a miglior vita? Nonostante i buoni propositi da parte di tutti gli impiegati, soltanto Peter sembrerà aver assunto un determinato modus operandi. Oliver Hermanus, dal canto suo, proprio come a suo tempo aveva fatto il suo predecessore, ha optato per una struttura divisa in due (non troppo) distinte parti: se, infatti, nella prima parte quasi tutto ci viene mostrato dal punto di vista di Mr. Williams, nella seconda il focus si sposta proprio sulla figura di Peter. È a questo punto, però, che un’eccessiva emotività prende il sopravvento, che la macchina da presa, forte anche di un commento musicale praticamente onnipresente, sta a indugiare eccessivamente sui volti dei personaggi. L’iniziale compostezza viene quasi del tutto abbandonata. Sarebbe riduttivo, però, considerare Living soltanto in luce di queste scelte. Nonostante l’”ingombrante” presenza di Kurosawa, questo lungometraggio di Hermanus tutto sommato funziona. E sta anche a sancire un importante passo avanti nella carriera del regista di Città del Capo.

Living, la locandina italiana del film

Scheda

Titolo originale: Living
Regia: Oliver Hermanus
Paese/anno: Regno Unito, Giappone, Svezia / 2022
Durata: 102’
Genere: Drammatico
Cast: Adrian Rawlins, Alex Sharp, Bill Nighy, Ffion Jolly, Oliver Chris, Patsy Ferran, Aimee Lou Wood, John Mackay, Lia Williams, Richard Cunningham, Anant Varman, Barney Fishwick, Celeste Dodwell, Eunice Roberts, Hubert Burton, Jamie Wilkes, Jessica Flood, Jonathan Keeble, Michael Cochrane, Zoe Boyle
Sceneggiatura: Kazuo Ishiguro
Fotografia: Jamie Ramsay
Montaggio: Chris Wyatt
Musiche: Emilie Levienaise-Farrouch
Produttore: Stephen Woolley, Anthony Muir, Elizabeth Karlsen, Jane Hooks
Casa di Produzione: Number 9 Films, Ingenious Media, Lipsync Productions, Film i Väst, Kurosawa Production Co., Rocket Science, British Film Institute (BFI), County Hall, Film4, Filmgate Films
Distribuzione: Circuito Cinema

Data di uscita: 23/12/2022

Trailer

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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