UN BEL MATTINO
Già presentato a Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs, Un bel mattino conferma il pudore, la centratura narrativa e la sostanza del cinema di Mia Hansen-Løve, cineasta capace di inserire una forte componente autobiografica nei suoi drammi, senza per questo appesantirne la narrazione.
Sunday Morning
Ottavo lavoro da regista di Mia Hansen-Løve, cineasta che ha fatto dell’economia emotiva e narrativa (ma anche di uno sguardo profondamente empatico sui suoi personaggi, con storie disseminate di forti elementi autobiografici) la sua cifra stilistica principale, questo Un bel mattino approda in Italia dopo la presentazione a Cannes 2022, nella sezione della Quinzaine des Réalisateurs. Una collocazione defilata, nell’ambito della prestigiosa vetrina cannense, per una cineasta che ancora una volta conferma la sua predilezione per un cinema di nuances e mezzi toni, di increspature emotive in luogo delle impennate, di contrasti forti (in questo caso l’amore e la malattia) nel disegno di una quotidianità che ne smussa gli angoli, ricomprendendone in se il potenziale melodrammatico.
La vicenda, in questo caso, è quella di Sandra, vedova da cinque anni con una figlia piccola, traduttrice professionista, che si trova a far fronte alla grave malattia neurodegenerativa di suo padre, un professore di filosofia che aveva consacrato la sua vita allo studio e al pensiero critico. Quando appare chiaro che l’uomo non è più in grado di provvedere a se stesso, le sue condizioni spingono Sandra e il resto dei familiari a disporne il ricovero in una casa di cura; contemporaneamente, la donna ritrova Clément, un vecchio amico con cui scoppia un’inattesa e irresistibile passione. Sandra si trova così divisa tra il dolore impotente nel constatare il lento deteriorarsi della mente del genitore, e un nuovo/vecchio amore accidentato e contrastato, reso ancor più difficile dalla situazione familiare di Clément (un matrimonio in crisi e un figlio).
Complessità emotiva
Con Un bel mattino, Mia Hansen-Løve realizza un’opera concettualmente e narrativamente semplice, mettendo in scena una storia tutta interna all’ambiente borghese parigino; una vicenda che tuttavia si interroga su temi universali, mostrando nel personaggio interpretato da Léa Seydoux pulsioni ed emozioni contrastanti, capaci altresì di mescolarsi senza soluzione di continuità. Con un approccio teso a ricercare la verità, più che la verosimiglianza, il respiro della quotidianità in luogo della sua drammatizzazione e organizzazione in un climax, Un bel mattino unisce due filoni cinematografici distinti: da una parte quello sull’invecchiamento e la malattia (in questo caso la Sindrome di Rent, patologia neurologica progressiva e invalidante), dall’altra il melò sentimentale e familiare – qui più in potenza che effettivo – tutto espresso nei periodici avvicinamenti e allontanamenti tra i due amanti. La giustapposizione – quella tra una vita che vorrebbe (ri)cominciare e un’altra che precipita irrimediabilmente verso la sua fine – è incastonata nei tanti piccoli eventi del quotidiano della donna, in una routine che, alla contrapposizione manichea tra il dramma di un nuovo lutto (imminente eppure, in un certo senso, già in atto) e l’entusiasmo per un amore che si solidifica, preferisce la resa di un reale faticoso da vivere e da abitare; un reale in cui piccoli momenti di gioia e complicità possono scaturire dal dolore più nero, mentre la passione può rovesciarsi in un attimo in scoramento e disperazione. Ai picchi emotivi del melodramma classico, quindi, la regista contrappone uno spettro emotivo ampio e variegato, tutto espresso da un’interprete duttile come Léa Seydoux, parimenti corpo giovane e desiderabile (l’aspetto erotico è tutt’altro che secondario) e volto che, nella malinconia che esprime, si scopre più vecchio di quanto non si potrebbe pensare.
Una biblioteca resistente
Coerentemente col suo approccio narrativo, Mia Hansen-Løve non cerca in questo Un bel mattino la bella immagine a tutti i costi, preferendo un taglio naturalistico nella fotografia, e lasciando parlare gli esterni parigini, ariosi nel loro simbolizzare una rinascita promessa, contrapposti ai freddi interni degli ospedali che ospitano l’anziano padre della protagonista. La regia resta parimenti sobria, tanto impietosa nel documentare il lento affondare del professore malato nella nebbia mentale e nell’oblio, quanto curiosa e insinuante nel rendere i momenti “rubati” al dolore da Sandra e Clément; una coppia realisticamente imperfetta e complementare nelle sue aspirazioni, lui cosmochimico – e non astrofisico, come ci tiene a più riprese a sottolineare – con la mente sempre proiettata oltre, lei traduttrice legata alla materialità del testo, necessitante di una traccia chiara e riconoscibile che ne guidi l’agire. Quella traccia che la stessa Sandra, frustrata da una presenza fisica sempre più impossibilitata a contenere, laicamente, l’anima dell’individuo, va a ricercare tra i libri del padre, in una biblioteca che è testimonianza resistente (e generatrice di percorsi nella memoria) di una vita che sta cedendo ai colpi del tempo e della malattia. Proprio nella sottolineatura visiva degli stessi libri, nella resa della loro catalogazione – tributo alla sistematicità del pensiero e dell’agire dell’anziano professore – la regia si concede uno dei pochi momenti di “presenza” visibile, in un’impostazione per il resto all’insegna del rigore: rigore che tuttavia non esclude, ma anzi esalta rendendolo più vero, lo sguardo empatico e la pietas mostrata dalla regista per tutti i suoi personaggi.
Scheda
Titolo originale: Un beau matin
Regia: Mia Hansen-Løve
Paese/anno: Francia, Regno Unito, Germania / 2022
Durata: 112’
Genere: Drammatico, Sentimentale
Cast: Léa Seydoux, Melvil Poupaud, Nicole Garcia, Pascal Greggory, Catherine Vinatier, Camille Leban Martins, Elsa Guedj, Esther Wajeman, Fejria Deliba, Jacqueline Hansen-Løve, Pierre Meunier, Rose Wajeman, Samuel Achache, Sarah Le Picard, Xavier Combe
Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve
Fotografia: Denis Lenoir
Montaggio: Marion Monnier
Produttore: David Thion, Gerhard Meixner, Roman Paul, Bobby Allen, Charlotte Dauphin, Olivier Père, Flora Rumpler, Philippe Martin
Casa di Produzione: Filmförderungsanstalt (FFA), Canal+, Razor Film Produktion GmbH, Ciné+, Centre national du cinéma et de l'image animée (CNC), Les Films Pelléas, CN6 Productions, Mubi, ARTE, Dauphin Films
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: 12/01/2023