1923
Creata da Taylor Sheridan
Sulle spalle di Harrison Ford e Helen Mirren grava il peso di 1923, suggestivo western spinoff di Yellowstone creato da Taylor Sheridan; ma il cast del prequel riserva delle sorprese.
I giganti del West
La stragrande maggioranza delle critiche pubblicate relative alla serie western 1923 si basano sul primo episodio. Chi conosce un po’ Taylor Sheridan, già autore di Yellowstone (di cui questo spinoff funziona come prequel) saprà che il suo lavoro spesso migliora man mano che la narrazione progredisce. Chi scrive ha superato la visione della metà della stagione e può confermarlo: il primo episodio da solo non rende giustizia all’efficacia del polso narrativo di Sheridan; le storie, apparentemente slegate, dei personaggi capitanati dall’affiatata coppia formata da Harrison Ford e Helen Mirren faticano a ingranare, per farsi dopo più movimentate e coinvolgenti. Nel Montana degli anni Venti, la Grande depressione è arrivata prima che altrove e i proprietari di ranch che allevano vacche e pecore assistono impotenti a una strage del bestiame provocata dalla siccità. Le difficoltà rendono i cowboy più incivili, brutali e agguerriti, e la legge torna a essere quella sommaria e barbara di cent’anni prima, la legge atavica del più forte. Intorno a Cara e Jacob, influenti proprietari del ranch Dutton, orbitano alleati e rivali: tra i primi John, Jack e Spencer Spencer, quest’ultimo sopravvissuto agli orrori della Grande guerra e legatosi sentimentalmente all’emancipata britannica Alexandra durante un safari in Africa; tra i secondi Banner Creighton, pastore scozzese che sfida l’autorità dei Dutton e cerca accoliti per la sua ribellione. Altrove, si incrociano le esistenze dei nativi, relegati in riserve e costretti alla conversione come Teonna, giovane donna strappata alla sua famiglia per frequentare una scuola cattolica inumana.
Le colonne
1923 è un universo a sé stante e una serie perfettamente fruibile anche da chi non ha in precedenza seguito Yellowstone su Sky. Esordisce fregiandosi di una compiaciuta mancanza di azione, presentando con calma pacata storie e personaggi e lasciando allo spettatore il dubbio che i percorsi di alcuni di loro possano non incrociarsi mai. Ford e la Mirren, di nuovo insieme dopo quell’esperienza surreale ed estrema che fu Mosquito Coast di Peter Weir nel 1986, sono le tipiche star cinematografiche (sebbene il ruolo più iconico dell’attrice britannica sia la Jane Tennison di Prime Suspect) che donano un senso di grandeur a una produzione che già affascina per quell’afflato alla maestosità di cui il western si avvale in virtù della sua stessa natura. Tuttavia, la loro alchimia, specialmente dopo un evento violento che quasi spezza, sia fisicamente sia psicologicamente, l’intransigente e spietato patriarca impersonato da Ford, non ha quell’effetto sinergico che dovrebbe consacrarli come l’elemento accentratore dello show. È invece la sfortunata, vilipesa e martoriata Teonna a fare di 1923 uno show dal quale non si riesce – sebbene lo si vorrebbe, perché l’orrore è quasi insostenibile – distogliere lo sguardo. La sua parabola è quella di migliaia di nativi trattati dai colonizzatori come selvaggi e costretti a suon di percosse e torture ad adottarne usi, costumi e religione. Un caso tra tanti è quello della giovane donna, interpretata dalla sopraffina (e, auspichiamo, plurpremiata) Aminah Nieves tenuta prigioniera dalle mostruose suore cattoliche capitanate della sadica Sorella Mary (Jennifer Ehle). Teonna è orgogliosa e ribelle e reagisce alle intollerabili prevaricazioni con spirito battagliero; è l’unico personaggio per cui si tifa e l’unico che merita di essere salvato assieme alle compagne tenute prigioniere da Mary e dal raccapricciante Padre Renaud.
C’era una volta
1923 si avvale della costruzione di un immaginario dai toni mitici. Se non fosse per Teonna il contatto con la realtà e con lo spettatore rischierebbe di andare perduto, spezzato dalla ricerca di un’epicità irreale che rischia di vanificare gli sforzi di verosimiglianza e veracità dei suoi (anti)eroi che anelano disperatamente alla sopravvivenza. Del grandioso affresco storico dipinto da Sheridan e immortalato sulla tela suggestiva di scenografie di abbacinante fascino, alla fine, tuttavia, non ci si stufa. Alla regia troviamo un collaboratore fedele di Sheridan, Ben Richardson, che dona allo show quell’iconografia inconfondibile da vecchia Hollywood che caratterizza la saga western. 1923 è da una parte un western classico, sulla scia di Ombre rosse, dall’altra un western revisionista, più vicino a Soldato blu, e queste due anime in qualche modo convivono. Ma è anche un melò alla Dallas, e l’eco in formato seriale dei film d’avventura di ambientazione africana, ed è qui che fallisce: la messa in scena della surreale realtà coloniale in Africa, il ricorso a cliché romantici che vorrebbero evocare precedenti leggendari alla Da qui all’eternità hanno il sapore di qualcosa che in questo contesto suona ridicolo.
Scheda
Titolo originale: 1923
Creata da: Taylor Sheridan
Regia: Guy Ferland, Ben Richardson
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Genere: Drammatico, Western
Cast: Helen Mirren, Harrison Ford, Brian Geraghty, Robert Patrick, Brandon Sklenar, Jennifer Ehle, Julia Schlaepfer, Kerry O'Malley, Marley Shelton, Sebastian Roché, Aminah Nieves, Brian Konowal, Caleb Martin, Darren Mann, Isabel May, James Badge Dale, Jerome Flynn, Leenah Robinson, Michelle Randolph, Tim DeKay
Sceneggiatura: Taylor Sheridan
Fotografia: Robert McLachlan, Ben Richardson, Corrin Hodgson
Montaggio: Christopher Gay, Brooke Rupe, Byron Smith, Chad Galster
Musiche: Brian Tyler, Breton Vivian
Produttore: Tony Palermo, Rajeev Malhotra, Beau J. Genot, Winston Azzopardi, Drew Ysais, Andrea Pienaar
Casa di Produzione: MTV Entertainment Studios, Bosque Ranch Productions, 101 Studios
Distribuzione: Paramount+
Data di uscita: 12/02/2023