THE MANDALORIAN 3X03
Il diciannovesimo capitolo di The Mandalorian è quasi tutto tenuto in ostaggio da una trama indipendente che indaga luci e ombre della Nuova Repubblica. Dal 15 marzo su Disney+.
Una perturbante deviazione
Il terzo episodio della terza stagione di The Mandalorian è vagamente spiazzante; per dieci minuti è il solito gustoso western in salsa wi-fi, per tutto il resto della puntata sembra uno spinoff di Blade Runner. Un buon spinoff, in realtà, ma che nell’economia di una serie diametralmente opposta – da concept a esecuzione – sembra fuori luogo. Il capitolo diciannove si apre con uno spettacolare inseguimento aereo – totalmente pretestuoso – che vede Mando e Bo-Katan inseguiti dai caccia dell’Impero galattico: nulla da ridire, è una sequenza da videogioco in prima persona spettacolare, adrenalinica e sapientemente diretta, giustificata nella sua gratuità. L’episodio descrive l’arrivederci di Din Djarin e della ribelle di sangue reale Bo-Katan al pianeta natale dei mandaloriani, immediatamente diretti verso la comunità dei fedeli al Credo. L’ex cacciatore di taglie ha portato le prove, e una testimone, della sua redenzione avvenuta tramite l’immersione nelle acque delle miniere.
Ritorno a Coruscant
È una scena breve, incisiva e rincuorante, il culmine di un breve arco narrativo che coincide con la risoluzione inaspettata e appagante di una storia che poteva avere esiti violenti. È una scena che esalta il senso di appartenenza gratificando il singolo, anche quello più egomaniaco e riottoso (no, non parliamo di Mando). Non c’è spazio per i gorgoglii kawaii di Grogu né per null’altro che riguardi la popolare mascotte dai poteri jedi, perché il resto dell’episodio si concentra su una storia – apparentemente un filler ma con le potenzialità per riattivare un linea narrativa oscura e inquietante – a sé stante ambientata su Coruscant. Qui il Dr. Pershing (Omid Abtahi), scienziato esperto di clonazione, è uno degli ex collaboratori dell’impero che il governo della Nuova Repubblica mira a riabilitare. In questa architettura bladerunneriana dove la tecnologia è grigia e fredda e il sole non penetra fino a scaldare i volti dei cittadini, si muove l’introverso ricercatore. Conduce un’esistenza solitaria, ubbidisce ai suoi superiori, spreca il proprio talento in sperimentazioni che non lo appassionano e quotidianamente risponde alle domande di un droide che, come con un test Voigt-Kampff, si accerta della sua innocuità.
Tra 1984 e Blade Runner
Il suo incontro con una vecchia conoscenza, anche lei con trascorsi al servizio di Moff Gideon, risveglia la sua brama di conoscenza: è Elia Kane (Katy O’Brien) ufficiale alle comunicazioni amichevole che turba la sua combattuta ubbidienza. La parabola di Pershing è inquietante; di più, è opprimente come lo può essere un racconto ispirato a 1984 di Orwell. Il “buon” governo della Nuova Repubblica è paranoico e soffocante, esercitato con pratiche manipolatorie e denigranti. La libertà di pensiero e il benessere sono costrutti di un’utopia impraticabile, e questo insieme di constatazioni spiacevoli è corroborato da una messa in scena fosca e aliena alle ambientazioni selvagge e familiari che caratterizzano lo show. Il suo epilogo è ancor più cupo e distopico, culminante in una visione agghiacciante – la più orwelliana mai mostrata in una serie di Guerre stellari – e implicherebbe un legame con una linea narrativa legata all’Impero.
È una direzione insidiosa che speriamo non intacchi la narrativa di questa stagione di The Mandalorian e la sua gratificante semplicità. Ha in sé comunque un che di positivo: anticipa una presenza più massiccia – senza specificare né dove né quando – della statuaria bodybuilder O’Brien, promettente attrice che si era vista sfilare da Gina Carano l’agognato ruolo della tosta e massiccia Cara Dune. Auspichiamo che intrecci complessi e macchinosi che fondono fantascienza e politica sullo sfondo di panorami distopici restino lontani dalla trama orizzontale – in una stagione che già segna una frattura col passato di una serie che prediligeva la narrazione verticale – dello show. Uno show che ha la sua forza nella linearità della diegesi, nell’unità della storia e nella purezza degli ideali del suo protagonista. È ciò che rende The Mandalorian una delle serie migliori del franchise di Star Wars e dell’immenso mondo Disney.