IL RITORNO DI CASANOVA
Il nuovo lavoro di Gabriele Salvatores, Il ritorno di Casanova, è un film scontato, a tratti noioso. Solo il mito di Casanova solleva un’opera che ritrae un regista in crisi esistenziale alle prese col dilemma se sia meglio il cinema o la vita.
Focus decadenza al triplo
Un regista in piena crisi esistenziale, annoiato dalla vita, annoiato dallo stesso cinema, felice solo di ritirarsi nella sua casa trasformata in una cuccia domotica, che minaccia di trasformarsi in intelligente arrivando per assurdo anche a poter interpretare la profonda malinconia dell’uomo. In sostanza, ne Il ritorno di Casanova, si condensano tre film in uno che corrono paralleli tra loro segnati dal passaggio dal colore al bianco e nero.
Tutta a colori la vicenda di Casanova ormai sulla via del declino, in bianco e nero il vissuto del regista. E lo spettatore seduto in sala assiste a questi tre film concentrati in uno, nei quali evidentemente il regista Gabriele Salvatores compie lo stesso percorso che fu di Federico Fellini nel celebre 8½. Sullo sfondo, una velata critica al mondo del cinema, al carosello dei festival colti non più come una semplice vetrina ma come un traguardo in una competizione professionale che non fa che accrescere l’ansia dell’homo cinematographicus.
Un’evocazione stimolante
Toni Servillo interpreta ne Il ritorno di Casanova il regista che non ha forze per finire un film che viene così completato dal suo assistente. Ma quale dei tre film in contemporanea è il migliore? Senz’altro proprio la storia narrata di quel Giacomo Casanova che tanto affascina, il quale viene ritratto nel suo estremo e laido tentativo di continuare a sedurre una giovane fanciulla sulla via del ritorno. Un’evocazione del personaggio storico che risulta centrale, peraltro sottolineata dalla prima scena del film che coglie il Casanova al momento della sua incredibile e celebre fuga dai Piombi, momento che è temporalmente molto lontano dagli anni della vecchiaia che ritrarranno poi il grande seduttore sulla via del ritorno. Sono le scene settecentesche quelle più stimolanti, dove un Casanova povero e derelitto torna sulla via di casa felice solo di calcare la terra che gli fu familiare, quella della sua Venezia. Un ritorno che tuttavia non si compie e che si interrompe, almeno nella visione di Salvatores, in un duello nel quale a Casanova, ben interpretato da Fabrizio Bentivoglio, spiace quasi di non essere morto.
Decadenza esistenziale
L’altro film che compone questo Il ritorno di Casanova, quasi esistenzialista, è scontato, a tratti noioso. La solita storia dell’uomo in crisi che si innamora solo di fronte a una giovane donzella, una veterinaria che vive tra campi da coltivare, pane fatto in casa, allevamenti di bestiame, parti di animali. È lei che risveglia il sopito animo di un uomo, è lei che smuove ancora le corde dell’amore. Fino all’epilogo finale che darà la chiave all’intero film di Salvatores. Del resto, il dilemma che l’opera cinematografica propone arriva già dal trailer: è meglio il cinema o la vita? Il protagonista in ultimo sceglierà la vita rappresentata da una mano sul grembo di una donna.
Tutto nel film sembra essere la tragica narrazione di una decadenza ineluttabile, così in Casanova, come nel personaggio protagonista. La vecchiaia che incombe è un altro spunto di riflessione. Ma è tutto così scontato, noioso, ritrito e ridetto. Diverte invece l’intuizione della casa domotica che guarda a un futuro prossimo imminente nel quale a fare da “compagnia” all’uomo sarà una domus grigia e solitaria che almeno quando si rientra ti saluta con un buonasera. Un rifugio tra vasca idromassaggio, tavoletta del bagno che si solleva da sola e quanto altro.
Un Bentivoglio maiuscolo per un film che non convince
Quelle che compongono Il ritorno di Casanova sono tre diverse narrazioni che non convincono, che lasciano perplessi e che fanno ritenere come ben meritato il premio che l’evocata Mostra del Cinema di Venezia tributa al giovane regista rampante, le cui idee e soluzioni evidentemente riescono a convincere, e che tanto infastidisce il protagonista. In tutto il film si leva come straordinaria solo l’interpretazione dell’attore Bentivoglio, sia quando veste i panni di Casanova sia quando interpreta se stesso, ponendosi come alter ego, peraltro, come una sorta di subconscio del regista in crisi. È Casanova stesso comunque, il suo mito, buono in tutte le salse, a valere. Non altro.
Scheda
Titolo originale: Il ritorno di Casanova
Regia: Gabriele Salvatores
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 90’
Genere: Drammatico
Cast: Toni Servillo, Antonio Catania, Fabrizio Bentivoglio, Sara Serraiocco, Walter Leonardi, Ale, Elio De Capitani, Franz, Marco Bonadei, Natalino Balasso, Riccardo Gamba, Sara Bertelà, Yoon C. Joyce, Angelo Di Genio, Bianca Panconi
Sceneggiatura: Sara Mosetti, Gabriele Salvatores, Umberto Contarello
Fotografia: Italo Petriccione
Montaggio: Julien Panzarasa
Produttore: Daniel Campos Pavoncelli, Francesco Grisi, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Niccolò Ballarati, Marco Cohen, Giorgia Priolo
Casa di Produzione: Effetti Digitali Italiani (EDI), Rai Cinema, 3 Marys Entertainment, Indiana Production, Babe Film
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 30/03/2023