LA DIVINA COMETA
L’Inferno di Dante e la tradizione del presepe napoletano, l’arte e l’abc dell’esistenza. Tra cinema, teatro, scultura e pittura il proposito di Mimmo Paladino con La divina cometa, alla Festa del Cinema di Roma 2022, è di fare ricerca anche attraverso la commistione di linguaggi artistici differenti.
Arte, vita, ricerca
L’arte di Mimmo Paladino è materia fluida e aperta alle contaminazioni, intreccio di prospettive e un dialogo libero ed esuberante tra modalità espressive differenti. Un discorso impostato in radicale opposizione a una visione delle cose pigra e stereotipata che tende invece a trattare queste stesse modalità alla stregua di separate in casa. La divina cometa, così si chiama il film che Domenico “Mimmo” Paladino porta alla Festa del Cinema di Roma 2022 a sedici anni dall’esordio registico con Quijote, è pura coerenza e il coraggio di una visione d’autore. Cinema, teatro, poesia, letteratura e intervento sulla plasticità dell’immagine.
La divina cometa non ha premura di nascondere la nobiltà delle sue ispirazioni, tradisce una parte dei suoi segreti già a partire dal titolo, mentre il resto lo svela con la storia. Una struttura narrativa esile, definita quel tanto che basta per consentire allo spettatore, anche al più disorientato, di trovare un punto d’osservazione stabile e non perdersi nel mare dei simboli e dei riferimenti. Vale la pena di non snocciolare qui il rosario del cast, La divina cometa raccoglie parecchi nomi prestigiosi. Alcuni saranno fatti, non tutti ovviamente che sarebbe impossibile, man mano che prosegue il racconto di un film che somiglia a pochi.
Il presepe e l’Inferno non si parlano molto. Il film cerca un linguaggio comune
Si fa presto a parlare di cinema, ma la verità è che servirebbero parole nuove o magari solo più precise, per decifrare l’incastro di suggestioni che avvolge atmosfere, simboli e personaggi di La divina cometa. Il film (ma è un film?) ha cura di mettere in comunicazione linguaggi vecchi per provare a sintetizzarne uno nuovo, libero da condizionamenti. Il viaggio del film comincia col tentativo di armonizzare due tradizioni. Una, la prima, la più importante, la più riconoscibile, è la tradizione e la metafora del cammino dantesco. Poi c’è il presepe napoletano, l’arte popolare, fate attenzione, popolare non populista. L’Inferno e il presepe non si sono mai parlati o magari l’hanno fatto ma senza troppa convinzione. Il film cerca un terreno e un linguaggio comune.
Dante, una famiglia in cerca di una casa e tanti altri personaggi
La sceneggiatura di La divina cometa è scritta a quattro mani da Mimmo Paladino e Maurizio Braucci su una base di testi abbastanza impressionante, Dante ma non solo. Un treno porta a destinazione un attore e una famiglia di senzatetto. La famiglia cerca una casa e un tozzo di pane, la casa gli è stata promessa ma non è facile arrivarci perché non c’è niente di facile nel destino loro assegnato. L’attore (Sergio Vitolo) sceglie, o qualcuno sceglie per lui, la maschera di Dante. Viaggia da solo, non parla, attraversa guerre e dolori e miserie, la fatica del vivere che, racconta il film, è il posto dove si può trovare l’autentica bellezza.
Mentre un uomo dei numeri (Elio De Capitani) cerca di trovare un senso a tutte le cose, ai gironi infernali e alle grotte del presepe, quattro magi più uno, a nome delle arti, viaggiano anche loro in cerca di chissà che cosa. Cosa sperano di ottenere magio pittura (Ferdinando Bruni), magio poesia (Nino D’Angelo), magio nulla (Giovanni Esposito) che il nulla è fondamentale nell’espressione artistica, magio teatro (Alessandro Haber) e soprattutto magio musica (Francesco De Gregori che del regista è già stato collaboratore), che se ne va per conto suo, separato dagli altri? Cercano la felicità, la salvezza, un porto sicuro? Non è chiaro. Quello che è chiaro è che tutti cercano qualcosa.
Una ricerca continua
Il senso dell’operazione congegnata da Mimmo Paladino con La divina cometa consiste appunto in questo. Isolare un tema, un’idea, un’emozione, raccolta chissà dove nell’ampio repertorio della condizione umana, rivestirlo/a di forme inconsuete e tirarne fuori un significato leggibile e onesto. Il film è cronaca di un viaggio, movimento continuo. L’esplorazione, la ricerca di un senso, di una possibilità nuova e diversa, è il succo dell’esistenza. Appartiene ai personaggi del film come a ogni essere umano, una cornice elaborata per un significato elementare. Attenzione al presepe, alle facce che ne compongono il quadro. Alcune sono note e molto amate. Toni Servillo, Ugolino, Giovanni Veronesi, Pontormo. Un bravissimo Alessandro Haber incarnazione del teatro, dolce e sofferente. Il lavoro sulla lingua, l’adattamento in napoletano di buona parte dei testi, Dante tradotto e sposato a sensibilità altre da lui, è forse la cosa migliore del film.
Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalla non convenzionalità della struttura. La divina cometa è luce plasmata; la scultura interviene sulla materia solida, qui invece si lavora su un piano diverso. È suggestione pittorica applicata alla definizione del quadro, alla costruzione dell’immagine. Ha il culto della parola bella e fa teatro, cioè riorganizza le cose e lo spazio per scoprire i simboli nascosti dietro la vita. Del cinema ha l’ambizione di rubare a dieci arti diverse per tenere insieme tutto. Il film è un manifesto di un’espressione libera e sempre in cerca di qualcosa. Talvolta il mezzo (la comunicazione tra forme espressive e tradizioni differenti) tende a oscurare un po’ il fine (la ricerca). Cinema a un tempo semplice e molto complesso, chiede allo spettatore fiducia e pazienza. Cinema diverso, carico di potenzialità. Diverso non per il gusto della provocazione autoreferenziale, ma per prova di coerenza.
Scheda
Titolo originale: La divina cometa
Regia: Mimmo Paladino
Paese/anno: Italia / 2022
Durata: 96’
Genere: Commedia
Cast: Toni Servillo, Alessandro Haber, Sergio Rubini, Giovanni Esposito, Cristina Donadio, Elio De Capitani, Mimmo Borrelli, Eliot Sumner, Giovanni Veronesi, Peppe Servillo, Tonino Taiuti, Enzo Moscato, Ferdinando Bruni, Francesco De Gregori, Ginestra Paladino, Giuliana Gargiulo, Luca Saccoia, Luigi Credendino, Nino D'Angelo, Tomas Arana
Sceneggiatura: Maurizio Braucci, Mimmo Paladino
Fotografia: Cesare Accetta
Montaggio: Giogiò Franchini
Produttore: Marco Balsamo, Alessandro Cannavale, Andrea Cannavale
Casa di Produzione: Run Film Productions, Nuovo Teatro, Rai Cinema
Distribuzione: Officine UBU
Data di uscita: 11/05/2023