CAMPIONI
Traendo spunto da una fortunata commedia spagnola, Bobby Farrelly fa il suo esordio dietro la macchina da presa in solitaria con Campioni, vicenda edificante che mescola il genere sportivo a quello del film sulla disabilità. Retorica e buonismo sono sempre lì dietro l’angolo, ma l’approccio ruspante del regista, e la spontaneità a tratti travolgente degli interpreti, fanno sì che il film eviti di affondare nelle secche del risaputo e del già visto.
Condannati a vincere?
Marcus Marakovich, aiuto allenatore di una squadra di basket, dal carattere fumantino e poco diplomatico, viene licenziato dopo uno scatto di nervi ai danni del suo capo, in un episodio ripreso e documentato dalle telecamere. Ubriacatosi dopo l’accaduto, l’uomo viene fermato a seguito di un tamponamento mentre era in stato di ebbrezza, e processato per direttissima: la giudice gli impone, per evitare il carcere, di seguire un percorso riabilitativo che consisterà nell’allenare per nove mesi una squadra formata da giovani con disabilità intellettiva. Inizialmente convinto dell’impossibilità di lavorare con quei ragazzi, deciso a far trascorrere quel tempo nel tentativo di tornare sulla cresta dell’onda del basket che conta, Marcus si renderà presto conto che quella squadra ha più potenziale di quanto non credesse. Con gli stessi giovani si crea un rapporto d’affetto e stima che porterà il coach a prendere questo lavoro più sul serio rispetto a qualunque altro da lui svolto in passato.
Dalla Spagna con inclusione
È interessante rilevare la parabola dei fratelli Peter e Bobby Farrelly, nati e affermatisi come alfieri di un cinema sboccato e scorretto (basti pensare a titoli come Scemo & più scemo, Tutti pazzi per Mary, Amore a prima svista, e via dicendo) e poi, successivamente, cooptati nei meccanismi – e nel formato produttivo – della Hollywood che conta, quella che guarda più esplicitamente al grande pubblico. Se per Peter il passaggio è consistito nella regia di Green Book, trionfatore degli Oscar nel 2019, seguito dal meno fortunato Una birra al fronte (2022), Bobby imbocca la strada della regia in solitaria solo ora, con questo Campioni. Un film – rifacimento in terra americana della fortunata commedia spagnola Campeones (in Italia Non ci resta che vincere) – sulla carta completamente agli antipodi rispetto a quelli a cui il nome Farrelly ci aveva abituato: la disabilità, sovente oggetto “collaterale” di graffiante satira nei precedenti lavori, diventa ora il centro della narrazione, all’insegna di quel feeling inclusivo che sembra – in apparenza – aver coinvolto l’industria dello spettacolo tutta, a prescindere dalle latitudini. In questo senso va letta la scelta di affidare i ruoli dei giovani atleti ad attori realmente disabili (scelta che segue quella dell’originale spagnolo); e in questo senso va vista anche la decisione della distribuzione italiana di far doppiare gli stessi personaggi a giovani con disabilità analoghe.
I rischi del soggetto
Non ha probabilmente torto chi rileva, in questo Campioni, un certo addomesticamento dello sguardo corrosivo – ma non privo di una certa componente malinconica – dei primi Farrelly, evidente (quasi) sempre a dispetto della riuscita altalenante dei loro prodotti; il film, seguendo un plot sostanzialmente mutuato dall’originale, si attiene perfettamente (diremmo pedissequamente) a tutti gli snodi narrativi più classici del film sulla disabilità, qui declinato nel contesto della commedia a tema sportivo. Così, nell’allenatore interpretato da Woody Harrelson ci viene mostrato il personaggio cinico, sconfitto dalla vita e con problemi di gestione della rabbia, che si trova forzatamente a tu per tu con la diversità (e in questo cogliamo un parallelo – chissà se voluto – col cuoco interpretato da Vinicio Marchioni nell’italiano Quanto basta); così, il percorso di redenzione di questa figura passa per lo stupore nell’apprendere una realtà diversa da quella che aveva in mente, nella scoperta di avere qualcosa da insegnare ai nuovi allievi ma anche tanto da imparare da loro; così arriva inaspettatamente anche l’amore, nuovi stimoli e una benefica trasformazione reciproca. Tutto già visto, certo a forte rischio retorica, oltre che ambiguamente portato a usare la disabilità – più che come occasione per rappresentare la persona disabile quale soggetto capace di autodeterminazione – come strumento di una parabola morale, oltre che elemento di uno status quo istituzionale che si esprime anche nella condanna inflitta al protagonista.
Il fantasma dell’abilismo, e il suo (parziale) superamento
In questo senso, il fantasma di una visione abilista (ovvero discriminatoria nello sguardo verso l’individuo disabile) è presente lungo tutta la visione di Campioni, e la sceneggiatura non fa molto per eliminarlo dall’equazione. Tuttavia, il film di Bobby Farrelly riesce a controbilanciare questo elemento, un po’ inaspettatamente, proprio grazie all’approccio ruspante, parossistico ma a suo modo lirico, che il regista (per fortuna) continua a lasciar intravedere dietro la sua storia edificante; un approccio che fa emergere i suoi personaggi – ivi compresi i bravissimi membri della squadra – come caratteri a tutto tondo, qualcosa di più che mere figurine prestatesi a un gioco strumentale. Fa molto, in questo senso, la spontaneità di interpreti che evidentemente sono stati lasciati liberi di (non) recitare se stessi, dando il giusto peso emotivo alle parentesi più improntate al dramma (il subplot del giovane più dotato, che per un suo trauma non vuole farsi allenare dal protagonista) e utilizzando la giusta verve comica in quelle più scanzonate. Campione dell’umorismo scorretto – politicamente e non – Farrelly dimostra di saper maneggiare al meglio anche il registro del feel good movie, non mutandone i caratteri ma riuscendo a gettare uno sguardo più ravvicinato sulle vite – di cui intuiamo tutte le asperità – dei suoi personaggi.
In questo senso, pur nei limiti della sua concezione (e nella consapevolezza che Hollywood, per raggiungere davvero uno sguardo inclusivo verso la disabilità psichica, deve fare ancora molta strada) si può accogliere Campioni come un discreto prodotto di intrattenimento, capace di aprire almeno una piccola finestra su un universo umano ancora tutto da scoprire. Per aprire varchi più ampi c’è sempre tempo.
Scheda
Titolo originale: Champions
Regia: Bobby Farrelly
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 124’
Genere: Commedia, Drammatico, Sportivo
Cast: Woody Harrelson, Ernie Hudson, Stephanie Sy, Cheech Marin, Cory Wojcik, Joanne Rodriguez, Kaitlin Olson, Lauren Cochrane, Matt Cook, Aaron Hughes, Alex Hannah, Alex Hintz, Alexandra Castillo, Alicia Johnston, Ashton Gunning, Barbara Pollard, Bradley Edens, Brian Dobson, Casey Metcalfe, Champ Pederson, Clint Allen, Eddy Norman, Heath Vermette, Jacob Blair, Jalen Rose, Jean-Jacques Javier, Joanne Zahaiko, Joshua Felder, Kevin Iannucci, Lois Brothers, Madison Tevlin, Malik Irwin, Matthew Fletcher, Matthew Von Der Ahe, Mike Smith, Ryan DeLong, Scott Van Pelt, Seán Cullen, Tom Sinclair
Sceneggiatura: Mark Rizzo
Fotografia: C. Kim Miles
Montaggio: Julie Garcés
Musiche: Michael Franti
Produttore: Cary Davies, Scott Niemeyer, Paul Brooks, Jeremy Plager, Jonathan Shore, Anna Schwartz
Casa di Produzione: Gold Circle Films, Seven Deuce Entertainment
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita: 31/05/2023