HOURIA – LA VOCE DELLA LIBERTÀ

HOURIA – LA VOCE DELLA LIBERTÀ

Secondo lungometraggio di fiction della regista algerina Monia Meddour, Houria – La voce della libertà è insieme un crudo spaccato sociale con al centro la condizione femminile nella Algeri contemporanea, e un lirico peana alla danza come strumento di rigenerazione, rinascita e resistenza.

Resistenza danzante

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Nella Algeri odierna, Houria ha una doppia vita: di giorno è una talentuosa ballerina che sta aspettando la sua grande occasione, quella di entrare nel Balletto Nazionale Algerino; un’occasione per cogliere la quale la giovane donna tenta di tutto, conducendo una vita di sacrifici e rinunce pur di farsi notare da un famoso coreografo. Di notte, invece, Houria frequenta l’ambiente delle scommesse clandestine, in particolare quello delle lotte tra animali da combattimento; il suo scopo è quello di poter acquistare un’auto per poter curare l’anziana madre. Proprio in una di queste occasioni, dopo un’ingente vincita, Houria viene aggredita e gravemente ferita: la donna riporta una frattura a una gamba e un trauma che le fa perdere completamente la voce. Completamente atterrita, frustrata dall’inerzia delle autorità, Houria trova un inatteso rifugio presso un gruppo di riabilitazione, composto da donne che come lei hanno subito traumi e soprusi; iniziando a insegnare danza alle sue compagne, la donna comincia così un difficile percorso di risalita.

Un nuovo linguaggio

Houria, Lyna Khoudri in una scena
Houria, Lyna Khoudri in una scena del film

Tre anni dopo il precedente Non conosci Papicha, presentato nella sezione Un Certain Regard di Cannes 2022, la regista Mounia Meddour torna a trattare la condizione della donna nell’Algeria contemporanea con questo Houria – La voce della libertà, già nel concorso della Festa del Cinema di Roma 2022. Rispetto al suo film precedente – di cui questo lavoro mutua gran parte del cast, in primis la protagonista Lyna Khoudri – la regista tuttavia essenzializza ancor più i dialoghi, rendendo il film una sorta di partitura di musica e immagini; una partitura che da una parte mette in scena ancora una volta i soprusi subiti dal genere femminile in una società rimasta preda di un patriarcato tossico – meno esplicito che in passato, ma forse proprio per questo ancor più insidioso; dall’altra celebra il potere rigeneratore e taumaturgico della danza, tale da costituire un suo linguaggio che si affianca (e infine si sostituisce) a quello verbale, guidando la protagonista sulla strada di una difficile rinascita.

Un corpo che resiste

Houria, Lyna Khoudri in un'immagine
Houria, Lyna Khoudri in un’immagine del film

L’idea di partenza di Houria – La voce della libertà potrebbe ricordare il recente film di Cédric Klapisch La vita è una danza, con cui il lavoro di Monia Meddour condivide il tema del trauma e della risalita attraverso la divorante passione per la danza; tuttavia, nel film di Meddour la menomazione subita dalla protagonista (una Khoudri praticamente perfetta, capace di supplire ottimamente per gran parte del film alla non verbalità del personaggio) è inflitta anziché casuale, oltre che intrinsecamente sociale perché colpisce (anche) la capacità di espressione verbale. In questo modo, la regista fa una sorta di peana alla danza come strumento di resistenza a un’oppressione, quella operata su un corpo femminile cui viene negato non solo il diritto di piena cittadinanza (l’aspirazione all’acquisto di un’auto, per la protagonista, è una sorta di oltraggioso travalicamento di limiti non scritti) ma anche quello più basilare di espressione e comunicazione. Il corpo danzante di Houria diviene quindi emblema di una resistenza ma anche mezzo di trasmissione di un sapere – attraverso l’insegnamento della danza alle sue compagne – a suo modo sovversivo e “rivoluzionario”.

Ombra e luce

Houria, Rachida Brakni in una scena
Houria, Rachida Brakni in una scena del film

Film capace di trasudare un ottimismo che trascende (senza negarlo) il crudo spaccato sociale che mette in scena, Houria – La voce della libertà non fa comunque sconti dal punto di vista della rappresentazione, vivendo proprio del contrasto tra le sue due anime: quella diurna, teatro del percorso di rinascita e rigenerazione della protagonista, e di un’empatia palpabile, a tratti travolgente, tra lei e le sue nuove compagne; e poi quella che si immerge nel cuore della notte di Algeri, nei bassifondi in cui regna la vera faccia del regime, quella oppressiva e tossica nel suo machismo, in cui i combattimenti tra animali – cui vengono dati nomi di leader politici mondiali (Obama, Trump, Putin) – simulano in piccolo, e forse esorcizzano, uno scontro tra popoli evocato in controluce e sempre temuto. La soluzione può essere, come nel caso dell’amica di Houria che affida la sua vita a uno scafista, il tentativo di fuga verso un’Europa idealizzata, un vero e proprio salto nel buio che tuttavia, nello specifico, assume i crismi della necessità più che della scelta; oppure, per la stessa protagonista, l’utilizzo di uno specifico talento per fare testimonianza e professione di resistenza. In una parola, attivismo, pur se in modo diverso da come siamo abituati a intendere comunemente la parola. Lo stesso che in fondo porta avanti il film di Monia Meddour, un’opera politica capace di esprimere al meglio il cosiddetto “ottimismo della volontà”.

Houria - La voce della libertà, la locandina italiana
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Scheda

Titolo originale: Houria
Regia: Mounia Meddour
Paese/anno: Algeria / 2022
Genere: Drammatico
Cast: Lyna Khoudri, Amira Hilda Douaouda, Francis Nijim, Marwan Fares, Rachida Brakni, Salim Kissari
Sceneggiatura: Mounia Meddour
Fotografia: Léo Lefèvre
Montaggio: Damien Keyeux
Musiche: Maxence Dussère, Yasmine Meddour
Produttore: Patrick André, Xavier Gens, Gregoire Gensollen
Casa di Produzione: The Ink Connection, High Sea Production, Shotinmars
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 21/06/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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