RHEINGOLD
di Fatih Akin
Con Rheingold, Fatih Akin realizza il biopic sul rapper Xatar, nato da genitori curdi di Teheran e cresciuto in Germania. Una vita fatta di prigioni, criminalità e tanta musica che non riesce ad appassionare realmente lo spettatore, a causa di una messa in scena eccessiva che non decolla mai. Nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma 2022.
Una vita movimentata
Iraq, 2010. Tre uomini vengono scaricati da un camion per essere incarcerati. Si tratta di Giwar Hajabi, detto Xatar e di due suoi compagni, arrestati per aver rapinato un carico d’oro in Germania. La detenzione e le torture cui il protagonista viene sottoposto durante l’interrogatorio lo riportano con la mente alla prigionia già vissuta da bambino con la famiglia d’origine. Seguiamo così le vicende della sua infanzia e adolescenza, che passano per la rivoluzione iraniana del 1979, l’ascesa di Khomeini e il tentativo di fuga con l’obiettivo di crearsi duna nuova vita, prima a Parigi e poi a Bonn. Quando il padre (Kardo Razzazi) decide di abbandonare la famiglia, Giwar (interpretato da giovane da Ilyes Moutaoukkil e da adulto da Emilio Sakraya) se ne farà carico e ben presto si avvicinerà al mondo della criminalità. Rheingold è dunque il racconto delle varie tappe della vita del rapper di origini curde Xatar, fino all’esplosione del suo successo musicale.
Biopic a modo mio
La sceneggiatura scritta da Fatih Akin per il suo Rheingold trae linfa dall’autobiografia di Xatar (All or Nothing, inedita in Italia). Appare evidente quanto il regista si senta chiamato in causa nel portarla su schermo: è una storia di immigrazione verso l’Europa, le cui problematiche sono sicuramente ben note ad Akin, figlio di immigrati turchi in Germania e già affrontate nelle sue precedenti pellicole (La sposa turca, 2004, o in Soul Kitchen, 2009). Il punto però è che nel raccontarci, con tanto ardore, la movimentata vita di Xatar, la sensazione è che Akin tenti di strafare. Il ricorso, infatti, a una commistione di generi che vanno dal dramma al thriller al romantico, passando per la commedia, e volendo anche per una puntina di fantasy – supportato da una regia strabordante, ricca di stacchi di montaggio, ralenti, fermi immagine – incrina a conti fatti la solidità del racconto, oltreché penalizzare fortemente la possibilità, da parte dello spettatore, di conoscere il sentire del protagonista.
Le sue vicende attraversano gli eventi della Storia nella prima e più sobria parte delle due ore e venti di durata della pellicola. Xatar appare senza dubbio come un personaggio dal carattere epico, come evidenziato fin dal suo arrivo in prigione all’inizio del film, presentato come se fosse quello di una star. Del resto, parliamo di un uomo il cui nome, Giwar, significa letteralmente “nato dalla sofferenza” e la cui nascita è avvenuta tra i pericoli della guerra in una grotta ricolma di pipistrelli. Emilio Sakraya fa un buon lavoro nel restituire questa caratteristica, dando anche un certo fascino al suo Xatar da adulto.
L’unica certezza
Rheingold è anche un film sulla musica, unica possibilità di riscatto dalle difficoltà sociali ed economiche. Figlio di un compositore e direttore d’orchestra di musica classica, Xatar eredita infatti da suo padre la passione musicale, in particolare per il rap, genere ideale per raccontare ed esprimere i disagi di talune realtà. Di fatto è questa l’unica certezza della sua vita, che lo porterà a registrare di nascosto il suo album d’esordio in uno dei posti più impensabili, il carcere, in una delle scene più riuscite della pellicola. Rheingold è quindi un’opera che vuole essere tante “cose”, e che al di là dei suoi pregi e dei suoi difetti racconta una storia di rinascita, di seconde possibilità a fronte dei propri sbagli, forse anche di redenzione come suggeriscono le risposte di Xatar alle scomode domande che la figlioletta gli pone ingenuamente. Del resto, in un mondo fatto di mascolinità come quello qui raccontato, i personaggi femminili appaiono defilati ma con un profilo forte; davanti a loro anche tanti muscoli sono richiamati all’ordine e messi di fronte alle proprie responsabilità e al proprio passato. Anche se si è un personaggio dal carisma come quello di Giwar Hajabi. In arte Xatar. Il Curdo pericoloso.
Locandina
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Scheda
Regia: Fatih Akin
Paese/anno: Italia, Germania, Paesi Bassi / 2022
Durata: 140’
Genere: Drammatico, Biografico
Cast: Aurel Klug, Doga Gürer, Felix Bold, Hussein Eliraqui, Ilyes Moutaoukkil, Jesse Albert, Julia Goldberg, Karim Günes, Kazim Demirbas, Marlon Heidel, Meto Ege, Minú Köchermann, Samir Jebrelli, Shaima Boone, Sogol Faghani, Tyrese Bukenya
Sceneggiatura: Fatih Akin
Fotografia: Rainer Klausmann
Montaggio: Andrew Bird
Musiche: Ralf Kemper
Produttore: Fatih Akin, Nurhan Sekerci-Porst, Flaminio Zadra, Erik Glijnis, Leontine Petit
Casa di Produzione: Bombero International, Corazón International, Lemming Film, Palosanto Films, Warner Bros. Film Productions Germany
Distribuzione: I Wonder Pictures
Data di uscita: 27/07 2023