WOMAN OF…
In un’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia in cui le tematiche LGBTQIA+ sono rimaste un po’ in secondo piano, Woman of… emerge come un’opera preziosa, sia sul piano divulgativo che su quello prettamente artistico. Un film che, mostrando il percorso di una donna transgender attraverso un quarantennio di storia polacca, unisce il necessario rigore divulgativo a un calore (umano e politico) che non viene mai meno.
Una donna fantastica
In un’edizione della Mostra del Cinema di Venezia in cui, almeno limitatamente alle sezioni principali, le tematiche LGBTQIA+ sono rimaste (per scelta o meno) un po’ in ombra, un film come questo Woman of… occupa, se non altro, un posto “di testimonianza” di indubbia importanza. In un’industria cinematografica che ormai, attraverso le sue componenti più mainstream, sembra trasmettere l’idea di una lotta coronata da successo, di un risultato di inclusione e rispetto sostanzialmente raggiunto per questa e altre minoranze, un film come quello diretto da Malgorzata Małgorzata Szumowska e Michał Englert ha un valore divulgativo – e di riconduzione alla realtà – che non si può sottovalutare. Il film, narrato col rigore cronachistico di un biopic, racconta infatti l’odissea di una donna transgender in un paesino della Polonia, snodatasi dai primi anni ‘80 fino ai giorni nostri: una vicenda che si dipana parallelamente a quella più generale del paese, passato dall’orbita sovietica a quella occidentale attraverso una transizione che – malgrado i suoi indubbi benefici sul piano delle libertà politiche e civili – non ha intaccato l’immobilismo di certe strutture sociali, e certi schemi valoriali oppressivi e discriminatori. Schemi di cui la protagonista vive sulla sua pelle le drammatiche ricadute.
L’odissea di Aniela
Il plot di Woman of… narra appunto, dal 1980 ai giorni nostri, la vicenda di Aniela Wesoły, donna transgender che arriva tardi alla scoperta della sua disforia di genere, dopo aver vissuto tutte le tappe della “normale” esistenza di un giovane appartenente alla piccola borghesia di una cittadina polacca. Nata col nome di Anelski, Aniela fa il servizio militare, si sposa, ha due figli e si procura un normale lavoro d’ufficio per lo stato polacco; in questi anni, la donna aderisce insieme ai suoi familiari al movimento di Solidarnosc guidato da Lech Walesa, e saluta con gioia la caduta del regime filosovietico e l’occidentalizzazione del paese. Tuttavia, Aniela non è mai riuscita a risolvere i suoi problemi di disfunzione erettile, ha coltivato in segreto la sua passione per gli abiti femminili, e ha continuato a vivere in silenzio l’inquietudine di sentirsi prigioniera di un corpo non suo. Solo intorno al 2004, grazie anche al supporto delle comunità online, la donna prende definitivamente coscienza della sua idendità transgender, iniziando una lunga battaglia medica e legale per ottenere prima la transizione, poi la riassegnazione del genere. Una battaglia che provocherà ad Aniela prima la distruzione del suo matrimonio, poi il ripudio da parte della sua famiglia di origine e dei suoi amici, e infine persino il carcere.
Due transizioni
Come si diceva in apertura, l’importanza di Woman of… è innanzitutto divulgativa e di testimonianza, puntando a ricondurre le istanze del movimento per i diritti LGBTQIA+ (e in particolare quelle della sua componente trans) alla loro natura eminentemente politica. In questo senso, è interessante la scelta di rappresentare la presa di coscienza e il percorso della protagonista, parallelamente alla “transizione” più generale di un paese che ha scientemente scelto (anche a causa del suo antico legame col cattolicesimo) di lasciare indietro le sue minoranze. Proprio al rapporto di Aniela con la religione cattolica – motore primario del cambiamento politico nel paese – il film di Szumowska ed Englert dedica alcuni dei suoi passaggi più significativi, in particolare nel lungo periodo in cui la donna viene ospitata dalle suore – tollerata ed espulsa non appena sceglie di rendere manifesta la sua identità trans – e nel significativo dialogo col cappellano del carcere. Scegliendo una struttura non cronologica – ma i salti temporali servono a meglio delineare il percorso della protagonista, segnato da alcuni elementi iconografici ricorrenti (il ponte, l’albero su cui arrampicarsi) – il film mostra la “linearità” senza scossoni del percorso politico del paese (non dimentichiamo che la Polonia fu l’unico paese del blocco sovietico a sperimentare una transizione pacifica al liberalismo) contrapposta all’accidentato, dolorosissimo percorso di Aniela, conclusosi del tutto solo a ridosso dell’oggi.
Il personale e il politico
Rigoroso sul piano della rappresentazione macro (seppur con qualche inevitabile didascalismo) Woman of… dà tuttavia il suo meglio quando si concentra sull’evoluzione psicologica del personaggio di Aniela, interpretato (bene) da Mateusz Wieclawek negli anni giovanili, e da Malgorzata Hajewska in quelli più maturi. Proprio le rughe esibite sul volto di Hajewska – messe a confronto con la versione giovane del personaggio già nella primissima sequenza – stanno a rappresentare plasticamente lo scorrere di un tempo che ha già prodotto i suoi effetti, iniziando a usurare un corpo prima che questo possa diventare minimamente accettabile per chi lo abita. Ma il senso del mostrare la transizione di un corpo già avanti negli anni (esemplificato nel “non è mai troppo tardi” pronunciato dal medico di Aniela) sta innanzitutto nella sottolineatura del diritto alla felicità e alla realizzazione per chiunque, a prescindere dall’età.
Una sottolineatura anch’essa politica, che si riflette nella parte processuale del film – con l’assurda necessità del divorzio e di una causa che vede la protagonista opposta ai suoi stessi genitori – e poi in quella che mostra Aniela in carcere, vittima di una sentenza dalla chiara natura discriminatoria. La saldatura tra la dimensione psicologica e quella politica del film si esprime soprattutto nell’ultima parte, che evidenzia le storture di una legislazione dai caratteri a tutt’oggi fortemente transfobici, evidenziati tuttavia con un tono intelligentemente divulgativo e mai urlato. Un tono che si accompagna a un’elegante fotografia, dai toni caldi che quasi contrastano con la durezza della vicenda raccontata; a riflettere il più generale “calore” di un’opera che, al netto di qualche perdonabile sbavatura narrativa, resta intelligente e preziosa.
Locandina
Gallery
Scheda
Titolo originale: Kobieta z…
Regia: Michal Englert, Malgorzata Szumowska
Paese/anno: Polonia, Svezia / 2023
Durata: 132’
Genere: Drammatico
Cast: Joanna Kulig, Bogumila Bajor, Jacek Braciak, Malgorzata Hajewska, Mateusz Wieclawek
Sceneggiatura: Malgorzata Szumowska, Michal Englert
Fotografia: Michal Englert
Montaggio: Jaroslaw Kaminski
Musiche: Jimek
Produttore: Gregory Jakilevitsch, Kristina Borjeson, Jonas Kellagher, Bogna Szewczyk, Klaudia Smieja, Katarzyna Jordan
Casa di Produzione: Madants, Nowhere, Nomad Films, Polish Film Institute