TALK TO ME

TALK TO ME

Tra i fenomeni horror del 2023, Talk to Me approda anche sui nostri schermi per opera della Midnight Factor: un esordio nel lungometraggio, quello degli australiani Danny e Michael Philippou, che coniuga un impianto da teen movie a uno sviluppo più adulto e complesso, che impatta con temi come la crescita, il lutto e il senso di colpa.

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In un panorama horror che sembra ormai dividersi equamente tra la ghost story d’impostazione più mainstream e teen oriented (quella del Conjuringverse di James Wan – di cui abbiamo appena visto il recente The Nun II – e di molti prodotti Blumhouse) e un cinema dal taglio più adulto e autoriale (spesso prodotto dall’ormai mini-major A24) qualche volta può arrivare un prodotto di più difficile catalogazione, a sparigliare almeno in parte le carte. È il caso di questo Talk to Me, che è risultato essere tra i fenomeni horror del 2023 – ma la sua première si è tenuta in realtà nel 2022 nell’australiano Adelaide Film Festival – e che approda ora sui nostri schermi sotto l’egida della Midnight Factory. Non deve ingannare, per questo esordio dei fratelli australiani Danny e Michael Philippou, il marchio della A24, che si è aggiudicata i diritti per la distribuzione negli USA: l’approccio adottato dai due talentuosi registi e youtuber (il loro canale RackaRacka è tra i più visitati dagli amanti dell’horror autoprodotto sul web) innesta in realtà, su una base sostanzialmente ludica e da teen horror, suggestioni più mature che vanno a toccare temi come il lutto e il senso di colpa, senza perdere quell’approccio viscerale e di genere che caratterizza il film fin dal violento prologo. Un mix lontano, quindi, dalle tendenze più recenti del genere, che denuncia chiaramente la provenienza del film da un panorama (quello australiano) spesso foriero di prodotti più interessanti e decentrati.

Una “mano” pericolosa

Talk to Me, Joe Bird durante una scena del film
Talk to Me, Joe Bird durante una scena del film

Il prologo del film, si diceva, mostra una violenta sequenza ambientata in un party, che coinvolge due personaggi di cui solo più tardi verrà spiegata la collocazione nella trama; successivamente, seguiamo la vicenda della teenager Mia, che ha da poco perso sua madre a causa di un’overdose di farmaci, e ha trovato una sorta di “seconda famiglia” presso l’abitazione dell’amica Jade. Le due ragazze, tramite video girati da alcuni loro amici, vengono a conoscenza di un macabro gioco, che consentirebbe di entrare in comunicazione con gli spiriti dei defunti tramite il contatto fisico con una mano imbalsamata, e la pronuncia delle parole “parla con me”. Le due amiche decidono così di partecipare a una di queste sedute, portando con sé – malgrado l’iniziale contrarietà della sorella – il fratello più piccolo di Jade, Riley. Il gioco, con grande stupore delle ragazze, sembra funzionare, consentendo persino al volontario di fare da “ospite” allo spirito con cui entra in contatto: ma la regola è che il contatto non duri più di 90 secondi, pena il rischio di aprire le porte a entità malvagie. Una regola che, tuttavia, sarà presto infranta – a dispetto di tutte le buone intenzioni dei ragazzi – con le inevitabili conseguenze del caso.

Un gioco senza vincitori

Talk to Me, Sophie Wilde in un momento del film
Talk to Me, Sophie Wilde in un momento del film

Parte proprio come un teen horror, Talk to Me, recuperando il motivo del gioco tra ragazzi andato fuori controllo (che tante volte abbiamo visto nel genere negli ultimi anni, dai due episodi di Ouija al poco riuscito Obbligo o verità) e mostrando perlopiù, nella sua prima parte, un tono lieve e quasi scanzonato. Un mood in cui comunque i due registi inseriscono alcune interessanti increspature (il già citato prologo, l’episodio che coinvolge un canguro investito agonizzante sulla strada, e l’esplicitazione del lutto che ha colpito il personaggio di Mia) che preparano lo spettatore a ciò che verrà. In tutta la prima metà del film, in effetti, i fratelli Philippou rispettano in sostanza i codici dell’horror adolescenziale – compresi i piccoli conflitti familiari, il motivo del fidanzato passato dall’una all’altra amica, e le piccole gelosie tra coetanee – caratterizzando tuttavia i personaggi con una certa attenzione, e tenendo l’obiettivo puntato sulla giovane protagonista (interpretata bene dalla quasi esordiente Sophie Wilde). I primi jumpscare che il film suscita mostrano appunto la consistenza di un gioco, e l’inquietudine mostrata da Mia – così come gli accenni al suo difficile rapporto col genitore superstite – viene stemperata da toni da teen comedy che servono a meglio descrivere il superficiale rapporto dei ragazzi col pericoloso cimelio, contestualizzando inoltre il disagio della protagonista.

Un’evoluzione (in parte) incompiuta

Talk to Me, Sophie Wilde in un'immagine del film
Talk to Me, Sophie Wilde in un’immagine del film

Nella seconda parte, tuttavia, Talk to Me sterza decisamente verso un approccio più adulto alla materia del genere, che rimette in primo piano il tema del lutto ed evidenzia il latente senso di colpa di cui la protagonista è vittima. Il turning point è quello della sequenza (spiazzante nella sua ferocia) che mostra le conseguenze della prima seduta andata fuori controllo; da quel punto in poi, il film stringe più decisamente l’obiettivo sul personaggio di Mia e sul suo progressivo isolamento, caratterizzato da un divorante senso di colpa e dall’ossessione di riparare ciò che, probabilmente, non è più riparabile. La mescolanza tra la dimensione terrena e quella sovrannaturale, che informa tutta la seconda parte del film, viene gestita dai due registi in modo visivamente piuttosto sobrio, evitando in larga misura i jumpscare e giocando piuttosto sull’ambiguità della visione, sulle forme che si muovono ai margini dell’inquadratura e su quelle manifeste che, tuttavia, possono celare la rivelazione così come l’inganno. Talk to Me, in questo, vira dal teen horror ludico di Ouija a quello – più incentrato sulla crescita, sul suo legame col lutto, e sul terrore che questo porta con sé – di titoli come It Follows, sostituendo al tema del contagio quello del plagio e di una possessione che – in modo molto umano – si esprime stavolta con lo strumento della manipolazione.

L’evoluzione della trama lascia invero un po’ l’amaro in bocca per quell’accenno di componente da melò horror (che abbiamo visto in modo più compiuto, per esempio, in molti lavori di Mike Flanagan) che poi il film non ha il coraggio di portare fino in fondo; il percorso compiuto dalla giovane protagonista finisce così per trasmettere un certo senso di incompiutezza, appena mitigato dal finale certamente suggestivo. Una conclusione che lascia le porte ben aperte per un sequel che, prevedibilmente, è già in sviluppo.

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Locandina

Talk to Me, la locandina italiana del film

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Scheda

Titolo originale: Talk to Me
Regia: Danny Philippou, Michael Philippou
Paese/anno: Australia / 2022
Durata: 94’
Genere: Horror
Cast: Miranda Otto, Chris Alosio, Otis Dhanji, Alexandra Jensen, Ari McCarthy, David Roberts, Dog, Hamish Phillips, Helene Philippou, James Oliver, Jayden Davison, Jess Kuss, Jett Gazley, Joe Bird, Jude Turner, Kidaan Zelleke, Kit Erhart-Bruce, Marcus Johnson, Sarah Brokensha, Sophie Wilde, Sunny Johnson, Zac Scott, Zoe Terakes
Sceneggiatura: Bill Hinzman, Daley Pearson, Danny Philippou
Fotografia: Aaron McLisky
Montaggio: Geoff Lamb
Musiche: Cornel Wilczek
Produttore: Kristina Ceyton, Samantha Jennings, Christopher Seeto
Casa di Produzione: The South Australian Film Corporation, Talk to Me Holdings, Screen Australia, Head Gear Films, Metrol Technology, Causeway Films
Distribuzione: Koch Media

Data di uscita: 28/09/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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