FOTO DI FAMIGLIA
di Ryôta Nakano
La storia vera di Masashi Asada, fotografo anticonformista giapponese che, dopo il terremoto e lo tsunami del marzo 2011, trova un modo commovente e altruista di mettere a fuoco la sua passione. Famiglia, amore, risate e malinconia le cifre espressive di questo Foto di famiglia, film riuscito che, al di là di alcune potenzialità inespresse, ci ricorda che le foto parlano una lingua molto eloquente.
La storia sentimentale delle foto
Masashi Asada (Kazunaru Ninomiya) è più fortunato della maggior parte delle persone perché trova subito la sua vocazione. È la fotografia. Per gran parte dell’infanzia e, viene da aggiungere, della prima età adulta, la cosa non gli è di aiuto. Poi cambia tutto. Foto di famiglia, regia di Ryôta Nakano, nelle sale italiane dal 19 ottobre 2023, sa bene che la vita di Masashi – il film è ispirato a una storia vera abbastanza incredibile – può essere letta in molti modi. Masashi non riesce, non vuole, all’inizio, assumersi la responsabilità del suo talento. Galleggia inerte sulla vita, con evidente costernazione della famiglia. Questo è il grande interrogativo che il film corteggia senza scavarci dentro, perché il tono è giocoso, conciliante e scopertamente sentimentale: chi è davvero Masashi Asada? Un oltraggioso fuoricasta, un ribelle dal cuore d’oro e dal sorriso timido, che si fa beffe delle aspettative della società circa il suo futuro? O un egoista di talento che, tutto sommato innocentemente, “usa” la famiglia per arrivare allo scopo? La vita di Masashi somiglia a una canzone di John Lennon, letteralmente quello che gli succede mentre è impegnato a fare altri progetti. Servirà un’immane tragedia per mettere le caselle al loro posto e integrare la sua vocazione in una prospettiva di altruismo e successo. Servirà il terremoto. Ambiguità della vita.
Masashi ama la fotografia, la fotografia ama Masashi
Masashi ama la fotografia, la fotografia ama Masashi. Eppure questo matrimonio d’amore – la parola vocazione potrà sembrare pretenziosa e ridicola, magari lo è, ma spiega bene la situazione – non porta i frutti sperati. Masashi non insegue gratificazioni artistiche, non sfrutta il suo talento per arricchirsi, non fa nulla. Solo con il tempo, con un po’ di fatica e molta timidezza, comincia a uscire dal guscio. I primi lavori, quelli che gli garantiranno l’attenzione di un importante editore di Tokyo e il più prestigioso premio fotografico del Giappone, consistono in una serie di scatti felicemente autoironici che fissano la sua famiglia nelle pose e nelle attitudini più creative, divertenti e pop. Gli Asada in versione Yakuza, Pompieri, Supereroi Stanchi (un capolavoro), Gruppo Rock ma non solo. Gli Asada sono il papà (Mitsuru Hirata) e la mamma (Jun Fubuki), il fratello (Satoshi Tsumabuki) e soprattutto l’amore della vita di Masashi, Wakana (Haru Kuroki). Non fanno mai mancare il loro supporto e quando c’è da alzare la voce, è il caso soprattutto del fratello, lo fanno, ma sempre incredibilmente supportivi. La vita di Masashi scorre sul doppio binario, famiglia e carriera, fino al giorno in cui cambiano un po’ di cose.
Il terremoto
Un solco taglia a metà la vita del protagonista e anche Foto di famiglia si adegua, c’è un prima e c’è un dopo. Il successo della serie degli Asada regala un mestiere a Masashi; gira il Giappone per incontrare le famiglie che da ogni parte del paese lo chiamano per farsi “interpretare” nel suo particolarissimo stile fotografico. La chiave del gioco, per Masashi, è trovare di volta in volta la soluzione più giusta per fissare l’originalità di chi ha di fronte. È proprio per sapere la verità su una delle prime famiglie che lo hanno contattato, che Masashi decide di partire. È l’11 marzo del 2011, il giorno del terremoto, dello tsunami, di Fukushima. Masashi arriva al villaggio, trova macerie dove prima c’erano case e persone, comincia a darsi da fare. Lavora come volontario e non da solo, la missione è preziosissima: salvare, recuperare e riconsegnare, dove è possibile, le foto scampate al disastro. Molto spesso, sono tutto quello che resta, per chi è sopravvissuto, della vita di prima. Il potenziale sentimentale delle foto cresce esponenzialmente dopo la tragedia. Masashi impara a guardare le cose, la vita, il suo mestiere, da una prospettiva diversa: più altruista e solidale. Gli oggetti parlano, bisogna ascoltarne la voce. E soprattutto averne cura.
Famiglia, foto e delicatezza
Ai due estremi Foto di famiglia è un film sul potenziale sentimentale, sul linguaggio segreto delle cose. Gli oggetti parlano nelle tracce di vita seminate dalle persone: memoria, nostalgia, tempo e amore. Ma l’amore, il tempo e la memoria, hanno bisogno di una casa, di un riparo dalla tempesta, era il titolo di una bella canzone di Bob Dylan. E la casa dei sentimenti e di molte altre cose è la famiglia. E quindi Foto di famiglia è un film sulle foto, sulle storie che gli oggetti ci raccontano. E sulla famiglia. Questo agli estremi, perché nel mezzo il film parla di cura, attenzione, delicatezza e altruismo. La delicatezza impiegata da Masashi per rimuovere il fango e la polvere dalle foto recuperate dal disastro è necessaria allo scopo, ma vale anche come epifania esistenziale. È la cura, la delicatezza, nei rapporti umani, in famiglia, nel lavoro, dappertutto, il cemento che tiene insieme la vita. Ogni cosa ha bisogno di cura.
La tragedia rimette in carreggiata la vita di Masashi. Le sue attenzioni, il suo talento, il suo buon cuore rivolti finalmente nella direzione giusta, che è quella dell’altruismo, di una vocazione libera di esprimersi insieme e non a dispetto degli altri. Masashi riproduce, mette in scena, la vita, l’amore e la morte. È a questa ambiguità che la regia di Ryôta Nakano allude, senza approfondire troppo. La vita di Masashi è la vita di tutte e tutti: in bilico perenne tra la legittima rivendicazione a realizzarsi e un pizzico di egoismo. Pure, questa commedia malinconicamente sentimentale, molto divertente e di fattura pregevole, non può o non vuole andare oltre. Non fruga nell’intimità psicologica dei personaggi, che rimangono ancorati a certe schematiche premesse caratteriali. Soprattutto, non esplora fino in fondo l’intrinseca ambiguità del gesto fotografico: curiosità, attenzione, indiscrezione e artificio. Ci riesce solo una volta. Nel primo piano di Masashi commosso che scatta una foto a una famiglia che l’ha convocato per l’ultimo ritratto insieme. Uno di loro, il piccolino, sta per andarsene e l’altrimenti innocuo clic della macchina fotografica sembra davvero il grilletto di una pistola. Ambiguità della vita: cinismo e solidarietà, curiosità un po’ morbosa ma anche molto amore.
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Scheda
Titolo originale: Asada-ke!
Regia: Ryôta Nakano
Paese/anno: Giappone / 2020
Durata: 127’
Genere: Commedia, Drammatico
Cast: Jun Fubuki, Haru Kuroki, Masaki Suda, Kazunari Ninomiya, Maho Nonami, Makiko Watanabe, Mitsuru Hirata, Nobue Iketani, Ryûto Iwata, Satoshi Tsumabuki, Tsubasa Nakagawa, Yuira Gotô, Yukiya Kitamura
Sceneggiatura: Ryôta Nakano, Tomoe Kanno
Fotografia: Hironori Yamazaki
Montaggio: Sôichi Ueno
Musiche: Takashi Watanabe
Casa di Produzione: Culture Entertainment Co., Asahi Shimbun, J Storm, Horipro, Mainichi Newspapers, East Japan Marketing & Communications Inc., Papado Music Publishers, Nippon Shuppan Hanbai (Nippan) K.K., Pipeline, Gyao!, Chunichi Shimbun, Toho Company, Line, Bridgehead
Distribuzione: Officine UBU
Data di uscita: 19/10/2023