THE KILLER
Atteso con molta curiosità, non solo dai fans di David Fincher, The Killer delude sostanzialmente – e inopinatamente – le aspettative: narrando la vicenda del sicario col volto di Michael Fassbender, Fincher mette infatti in scena un gelido revenge movie, privo di scossoni e di un’evoluzione (del personaggio e del soggetto) degna di questo nome. Speriamo che, per il regista, non si tratti dell’inizio di una qualche involuzione creativa. In concorso a Venezia 80.
Gelo omicida
La collaborazione di David Fincher con Netflix, iniziata con le serie Mindhunter e Love, Deaths & Robots, e consolidatasi poi tre anni fa col lungometraggio Mank, si rinnova ora con questo già chiacchieratissimo The Killer, presentato in anteprima nel concorso dell’80a Mostra del Cinema di Venezia. Un lungometraggio che segna anche il ritorno del regista ad atmosfere più segnatamente action/thriller, dopo la divagazione biografica – frutto di un progetto in realtà ultradecennale – del film precedente; il punto di partenza, in questo caso, è l’omonima graphic novel francese del 1998 di Alex Nolent e Luc Jacamont, variazione sul tema del sicario in crisi, tanto archetipico da restare praticamente per tutta la durata della storia senza nome. Affidandosi a una sceneggiatura scritta da Andrew Kevin Walker, Fincher sceglie per il film una struttura a capitoli – uno per ogni città in cui la storia si svolge – che muove dal primo errore nella carriera del sicario interpretato da Michael Fassbender; questi, dopo aver mancato un bersaglio (un ricco uomo d’affari parigino), si ritrova infatti braccato dai suoi stessi datori di lavoro, che feriscono gravemente la sua compagna nel tentativo di arrivare a lui. A quel punto, com’è facile immaginare, cacciatori e cacciato si scambieranno di ruolo.
La confezione e lo svolgimento
È strano da dire, per il lavoro di un regista abituato a costruzioni narrative piuttosto elaborate – anche quando tratta soggetti più convenzionali – ma lo svolgimento di The Killer si riduce, con buona approssimazione, a quanto abbiamo scritto sopra. Tanto, infatti, è tipicamente fincheriana la confezione del film – con la pregevole fotografia di Erik Messerschmidt, già col regista in Mank, e le luci iperrealistiche notturne a incorniciare il volto impassibile del protagonista – quanto è insolitamente lineare la narrazione, tradotta in un revenge movie che segue esattamente il percorso che ci si aspetta senza scossoni di sorta. Una scelta nel segno della linearità e dell’essenzialità (mutuata probabilmente, in primis, dalla fonte letteraria) che diventa tuttavia, anche, scarnificazione dei personaggi e sommaria descrizione dei loro caratteri, protagonista compreso: se la voice over che accompagna la storia fin dall’inizio, infatti, ci porta a più riprese nella mente e nei pensieri del killer interpretato da Fassbender, lo scopo sembra essere più quello di ribadire – e sottolineare più volte, in modo anche un po’ ridondante – la sua filosofia, piuttosto che il descrivere un vero arco narrativo. La vendetta di questo antieroe, di fatto, si compie senza una vera evoluzione, né psicologica né narrativa.
Semplicità o semplicismo?
Questa scelta nel segno di un’estrema linearità (e di una semplicità che confina invero col semplicismo) lascia un po’ interdetti i fans del regista, ma anche i tanti spettatori che abbiamo una certa dimestichezza col genere, in tutte le sue declinazioni. The Killer, paradossalmente, è un film che spiazza nel suo non spiazzare: il capitolo parigino che apre il film, in cui il personaggio ci rende edotti della sua filosofia, del suo approccio ai problemi, e di una cerebralità che viene messa sempre al servizio dell’azione, è già una summa più che un’introduzione: un manifesto di intenti a più riprese ribadito e confermato – pur in forme e luoghi diversi – lungo tutte le quasi due ore di film. Le tappe della storia sono unicamente meccaniche e narrative, per un film che segue il personaggio nella sua missione senza mostrare (e invero neanche suggerire) deviazioni di sorta dal percorso stabilito. In una vicenda di vendetta privata – nata dal torto subito da un affetto intimo – stupisce non solo l’assenza di qualsiasi cenno di melò, ma la negazione stessa di una qualsivoglia componente emotiva. The Killer è un film freddo, diremmo gelido, affine in questo al suo protagonista. E, come quest’ultimo, non evolve né modifica in alcun modo questa sua caratteristica.
Un film minore
Il risultato – spiace dirlo, vista l’importanza di un regista come Fincher, e il legame che da sempre abbiamo col suo cinema – delude non poco, al netto della prevedibile buona confezione e di valori produttivi come sempre medio-alti. Non è neanche catartica, la violenza di The Killer, ma piuttosto, semplicemente, meccanica e respingente: per tutto il film si cerca invano un guizzo (interno alla psicologia del protagonista, oppure contenuto nella trama) che dia una scossa al tutto, risollevando la sensazione di medietà (che non è mediocrità, ma inevitabilmente ci si avvicina) che finisce per pervadere l’intero film. Dopo l’ennesima massima sul “mestiere” elargita dal personaggio di Fassbender, e l’ennesima canzone degli Smiths ascoltata in cuffia, viene quasi da dire a Fincher e allo sceneggiatore (perdonateci il discorso diretto): “Ok, abbiamo capito, ora passiamo avanti”. Il problema è che il film, in sostanza, è tutto qui: gli stessi confronti verbali del protagonista coi suoi nemici (tra cui si annovera una sprecata Tilda Swinton) restano del tutto inerti, mentre la resa del rapporto con la sua compagna è a sua volta basica e priva di evoluzione. Un’opera quindi minore, per il regista americano, che non vorremmo segnasse in qualche modo l’inizio di un inaridimento creativo. Attendiamo auspicabili smentite.
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Scheda
Titolo originale: The Killer
Regia: David Fincher
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 113’
Genere: Drammatico, Azione, Poliziesco, Thriller
Cast: Tilda Swinton, Michael Fassbender, Charles Parnell, Sala Baker, Arliss Howard, Avant Strangel, Kellan Rhude, Kerry O'Malley, Rose Bianca Grue, Anthony Louis, Bernard Bygott, Brandon Morales, Elisha Davis, Emiliano Pernía, Endre Hules, Jobie James, Lacey Dover, Leroy Edwards III, Monique Ganderton, Sophie Charlotte
Sceneggiatura: Andrew Kevin Walker
Fotografia: Erik Messerschmidt
Montaggio: Kirk Baxter
Musiche: Trent Reznor, Atticus Ross
Produttore: Ceán Chaffin, William Doyle
Casa di Produzione: Boom! Studios, Panic Pictures (II), Archaia Entertainment, Plan B Entertainment, Paramount Pictures
Distribuzione: Netflix