NUOVO OLIMPO

NUOVO OLIMPO

Con Nuovo Olimpo, Ferzan Ozpetek semplifica molto la struttura del suo cinema, scegliendo di raccontare una love story a sfondo cinematografico articolata lungo 17 anni. La sincerità di intenti è evidente, anche se il film non riesce a risultare del tutto centrato, anche a causa di uno squilibrio di pregnanza, e peso narrativo, tra le tre frazioni temporali del racconto. In anteprima nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, poi dal 1 novembre su Netflix.

Educazione cinefila, educazione sentimentale

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Dopo il remake in forma seriale di Le fate ignoranti, realizzato lo scorso anno per Disney+, Ferzan Ozpetek sceglie di nuovo una piattaforma come destinazione del suo nuovo lungometraggio, stavolta affidato a Netflix e presentato in anteprima nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma. Una scelta curiosa, questa, per un regista per cui gli incassi non sono mai mancati (anche nelle opere di minor fortuna critica); ma soprattutto per quello che, per sua esplicita ammissione, è forse il suo film più personale, se non direttamente autobiografico. La storia di Nuovo Olimpo ruota attorno ai personaggi di Enea e Pietro (interpretati rispettivamente da Damiano Gavino e Andrea Di Luigi), due giovani che si incontrano casualmente, nel 1978, nell’immaginario cinema romano che dà il titolo al film. Sono gli anni dell’impegno politico, della contestazione studentesca e della vivacità culturale rappresentata (anche) dalle retrospettive programmate nel cinema dalla vivace gestrice Titti (Luisa Ranieri); ma anche quelli drammatici delle Brigate Rosse e del sequestro Moro. Dopo essersi persi di vista a seguito di un turbolento corteo, i due incrociano di nuovo, indirettamente, le loro strade nel 1990, quando Enea è divenuto un affermato regista, che ha messo in scena il loro incontro in un film; per poi ritrovarsi ancora, stavolta fisicamente, nel 2015, quando le rispettive vite professionali e sentimentali si sono ormai sedimentate. Non senza un bel po’ di rimpianti.

Un melò che si snoda attraverso i decenni

Nuovo Olimpo, Damiano Gavino e Andrea Di Luigi in una scena del film
Nuovo Olimpo, Damiano Gavino e Andrea Di Luigi in una scena del film

Questo Nuovo Olimpo, mettendo in scena (anche) il rapporto col cinema del regista di origini turche, nonché gli anni della sua formazione, semplifica molto la struttura parzialmente corale dei lavori recenti di Ferzan Ozpetek; e lo fa stringendo il suo sguardo sui suoi due protagonisti, colti attraverso tre distinti periodi storici, e subordinando tutto il contorno – ivi compreso lo sfondo politico attraverso cui la loro storia si snoda – al tema della memoria e del rimpianto. Motivi, questi ultimi, a cui il cinema di Ozpetek ha invero sempre guardato, e che qui presentano almeno il merito di essere stati spogliati da quelle sovrastrutture tematiche (riassunte nelle pretese, a volte velleitarie, di bozzetto sociale) che avevano appesantito alcune delle sue ultime opere. Resta la riflessione sul caso e sul destino del precedente La dea fortuna – seppur in forma molto più indiretta – mentre va maggiormente sullo sfondo (e questo è un bene) il tema della malattia, ridotto, nelle due epoche che aprono e chiudono il film, a trigger narrativo per la conoscenza e il nuovo incontro dei due protagonisti. L’architettura meno corale della sceneggiatura – risultato di quello che vuole essere essenzialmente un melò sentimentale puro – non toglie spazio, ma anzi paradossalmente favorisce, i personaggi di contorno; personaggi tra cui spicca la gestrice del cinema interpretata (con buona versatilità, e una carica di humour malinconico immediatamente riconoscibile) da Luisa Ranieri. Una sorta di complice testimone di un amore snodatosi attraverso le vie del caso e poi subito per quelle del rimpianto.

Sincerità e squilibrio

Nuovo Olimpo, Luisa Ranieri e Damiano Gavino in una scena del film
Nuovo Olimpo, Luisa Ranieri e Damiano Gavino in una scena del film

Fa simpatia, un film come Nuovo Olimpo, per come Ozpetek sembra aver messo da parte molte delle velleità che appesantivano i suoi film precedenti, per raccontare una storia semplice quanto, evidentemente, sentita. Una storia che tuttavia, ancora una volta, sembra trovare qualche difficoltà nell’arrivare con la giusta limpidezza allo spettatore, forse a causa di un certo squilibrio emotivo (ma anche di banale “peso” narrativo) nel racconto delle tre frazioni che compongono il film. Così, se la parte introduttiva è corposa e gode di un contesto generalmente ben delineato (sia dal punto di vista politico, col conflitto tra vita personale e attivismo vissuto dal personaggio di Enea, sia da quello sentimentale e affettivo, col cinema del titolo che diviene crocevia di incontri – non proprio – al buio tra coppie gay), le altre due frazioni sembrano andare un po’ a rimorchio della prima, non riuscendo a mantenere la stessa tensione narrativa, né a rendere al meglio il senso di un’attrazione anzitempo divenuta nostalgia e rimpianto. Parte del problema sta in un’insufficiente resa contestuale nelle due parti ambientate nel 1990 (cui segue una breve coda nel 1993) e nel 2015; o, comunque, in una descrizione dell’evoluzione del mondo che circonda i due protagonisti da cui forse, visti i tumultuosi cambiamenti intervenuti nel frattempo in ambito culturale, cinematografico, e non ultimo in quello dei diritti civili, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più. È come se il regista avesse detto tutto, o gran parte di ciò che aveva da dire, nella frazione ambientata nel 1978, adagiandosi successivamente sulla comoda formula di una nostalgia che andava però nutrita narrativamente e stimolata.

Rimpianti metacinematografici

Nuovo Olimpo, Damiano Gavino e Alvise Rigo in una scena del film
Nuovo Olimpo, Damiano Gavino e Alvise Rigo in una scena del film

Comunque, nonostante i suoi evidenti limiti, non ci sentiamo di bocciare senza appello un film come Nuovo Olimpo, se non altro per la sua evidente natura di lavoro personale e (evidentemente) sincero, che sembra confondere a volte l’essenzialità col semplicismo, e il mero memoir sentimentale con l’articolazione narrativa del racconto cinematografico. Parte del problema sta anche nell’interpretazione un po’ statica di Andrea Di Luigi (che sembra trovare qualche difficoltà nel delineare al meglio l’evoluzione del suo personaggio nei quasi vent’anni di narrazione del film) e in quella decisamente da rivedere di Alvise Rigo, non favorito in questo da un personaggio privo di una reale funzionalità narrativa, strumentale solo alla sommaria descrizione dell’evoluzione della vita del protagonista. Era lecito, visto il tema cinematografico e (parzialmente) metacinematografico, attendersi qualche passaggio in più sul cinema come luogo fisico di un’educazione tanto affettiva quanto culturale, oltre che come scrigno di una memoria condivisa; e magari una riflessione più articolata sul prezzo della realizzazione delle aspirazioni, sul portato del sogno – stimolato e alimentato anche dal vissuto dei due protagonisti, come succede nel film realizzato nel 1990 – che diviene però struggimento per una svolta di vita mancata. Frammenti di un film possibile che si è scelto (inconsapevolmente?) di accantonare, in favore di qualcosa di più semplice e, inevitabilmente, incompleto. Qualcosa tale da lasciare in bocca quel gusto dolceamaro che è un po’ ciò che il film stesso, per altri versi, voleva suscitare.

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Locandina

Nuovo Olimpo, la locandina del film di Ferzan Ozpetek

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Scheda

Titolo originale: Nuovo Olimpo
Regia: Ferzan Ozpetek
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 111’
Genere: Drammatico, Sentimentale
Cast: Luisa Ranieri, Greta Scarano, Aurora Giovinazzo, Giancarlo Commare, Alvise Rigo, Annandrea Vitrano, Eugenio di Fraia, Federico Mancini, Andrea Di Luigi, Damiano Gavino, Gianluca D’Ercole, Luca Finotti, Silvia Bazzini
Sceneggiatura: Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Montaggio: Pietro Morana
Musiche: Andrea Guerra
Produttore: Tilde Corsi, Gianni Romoli
Casa di Produzione: Warner Bros., R&C Produzioni, Faros Film
Distribuzione: Netflix

Data di uscita: 01/11/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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