THE OLD OAK

THE OLD OAK

In The Old Oak trionfa un cupo pessimismo, per una società in cui non v’è castigo per chi sbaglia, né consolazione per chi, al contrario, ogni giorno fa del proprio meglio per rendere il mondo in cui viviamo un posto migliore. Ken Loach sembra avere, qui, una visione ancor più cupa e disincantata degli eventi, e lavorando sempre più di sottrazione ci ha presentato quello che potrebbe essere il suo ultimo lungometraggio. In concorso al Festival di Cannes 2023.

Quando la comunità si allarga

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Già vincitore di due Palme d’Oro (una nel 2006 per Il vento che accarezza l’erba e una nel 2016 per Io, Daniel Blake), l’acclamato cineasta britannico Ken Loach difficilmente delude il suo pubblico. Così è stato, dunque, anche per questo 76° Festival di Cannes, dove ha presentato in anteprima mondiale, in concorso, la sua ultima fatica The Old Oak. Un film in cui ricorrono molte tra le tematiche care all’autore, e che è caratterizzato innanzitutto da un profondo pessimismo di base, quale risultato in seguito a una sempre profonda e mai banale analisi del genere umano.

Nuovi arrivi

The Old Oak, Chrissie Robinson in una sequenza del film
The Old Oak, Chrissie Robinson in una sequenza del film di Ken Loach

L’intera vicenda, dunque, si svolge in una piccola cittadina di provincia nel nord dell’Inghilterra. TJ Ballantyne (impersonato da Dave Turner) è il proprietario di un piccolo pub (The Old Oak, appunto) frequentato da anni dagli stessi clienti. Un giorno, l’arrivo di un nutrito gruppo di profughi siriani in città sconvolgerà le vite degli abitanti, sollevando le più disparate reazioni. TJ troverà nella giovane Yari (Ebla Mari), una ragazza sui vent’anni appassionata di fotografia, una nuova amica: i due decideranno insieme di dare nuova linfa all’intera comunità, dando vita a una mensa per i più poveri (indipendentemente dalle loro origini) e organizzando esposizioni di fotografie e piccole proiezioni. Sarà sufficiente ciò a far sì che i nuovi arrivati possano finalmente integrarsi?

L’essere umano sotto la lente d’ingrandimento

The Old Oak, Dave Turner in una scena del film
The Old Oak, Dave Turner in una scena del film di Ken Loach

Un ruvido realismo, tipico delle opere del regista di Nuneaton, fa dunque, in The Old Oak, da protagonista assoluto. Realismo che, unito alla crudezza di determinati momenti, altro non fa che accentuare non soltanto le condizioni di vita di chi è costretto a ricominciare tutto daccapo, ma anche la freddezza e la mancanza di scrupoli di certi abitanti, fermamente convinti che i nuovi arrivati possano in qualche modo “minacciare” le loro vite e la loro tranquillità. E così, durante la visione del film, è proprio l’essere umano nelle sue peggiori declinazioni a emergere, capace com’è delle più impensabili cattiverie, senza avere più considerazione alcuna per i suoi concittadini.

Lavorare di sottrazione

The Old Oak, Chrissie Robinson in una scena del film
The Old Oak, Chrissie Robinson in una scena del film di Ken Loach

Ken Loach, dal canto suo, conosce bene “i suoi polli”. E ce lo ha più e più volte dimostrato durante tutti gli anni di onorabile carriera. E infatti, in questo suo piccolo e prezioso The Old Oak tutto ciò viene fuori con tutto il pessimismo possibile, per una società in cui non v’è castigo per chi sbaglia, né consolazione per chi, al contrario, ogni giorno fa del proprio meglio per rendere il mondo in cui viviamo un posto migliore. Ken Loach sembra avere, qui, una visione ancor più cupa e disincantata degli eventi, e lavorando sempre più di sottrazione ci ha presentato quello che a detta di molti (e, a quanto pare, anche dello stesso regista) potrebbe essere il suo ultimo lungometraggio.

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Momenti di bellezza

The Old Oak, Chrissie Robinson e Dave Turner in una scena del film
The Old Oak, Chrissie Robinson e Dave Turner in una scena del film di Ken Loach

Ci mancherà il suo cinema, se così dovesse essere? Indubbiamente. Ma, per dare (quello che dovrebbe essere) il suo addio definitivo al mondo del cinema, Loach non ha mancato di regalarci, anche in questo suo The Old Oak, preziose manifestazioni di bellezza; siano esse una piccola mostra fotografica scoperta quasi per caso, una serata aperta a tutti in cui vengono proiettate fotografie che ritraggono ogni singolo abitante della comunità, o anche inaspettate manifestazioni di solidarietà quando ogni speranza di felicità sembra ormai morta per sempre. E così, non mancano nemmeno momenti di forte commozione, durante la visione di The Old Oak. Ken Loach ha pensato davvero a tutto. Ci auguriamo solo che in futuro abbia ancora voglia di deliziarci gli occhi con il suo prezioso cinema.

Locandina

The Old Oak, la locandina italiana del film di Ken Loach

Gallery

Scheda

Titolo originale: The Old Oak
Regia: Ken Loach
Paese/anno: Francia, Regno Unito, Belgio / 2023
Durata: 113’
Genere: Drammatico
Cast: Debbie Honeywood, Maxie Peters, Trevor Fox, Abigail Lawson, Alex White, Andrea Johnson, Andy Dawson, Chris Braxton, Chris Gotts, Chris McGlade, Col Tait, Dave Turner, Ebla Mari, Jake Jarratt, Joe Armstrong, Laura Daly, Laura Lee Daly, Lloyd Mullings, Reuben Bainbridge, Rob Kirtley
Sceneggiatura: Paul Laverty
Fotografia: Robbie Ryan
Montaggio: Jonathan Morris
Musiche: George Fenton
Produttore: Rebecca O'Brien, Hollie Bryan, Philippe Logie, Jack Thomas-O'Brien
Casa di Produzione: BBC Films, Sixteen Films, Why Not Productions, Les Films du Fleuve, StudioCanal UK
Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 16/11/2023

Trailer

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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