SILENT NIGHT – IL SILENZIO DELLA VENDETTA

SILENT NIGHT – IL SILENZIO DELLA VENDETTA

A vent’anni da Paycheck, John Woo torna a Hollywood dirigendo un revenge movie quasi interamente privo di dialoghi: con un Joel Kinnaman trasformato in muto giustiziere, Silent Night – Il silenzio della vendetta è piacevole, ma ha il limite di offrire solo sprazzi dello stile (figurativo e narrativo) del regista. Comunque, ci si può accontentare.

Il silenzioso massacro

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Un ventennio dopo il poco apprezzato Paycheck, e a ormai 77 anni compiuti, John Woo approda per la seconda volta a Hollywood. Questa, in sé, dovrebbe essere già una notizia di assoluto rilievo, oltre che un motivo per andare a vedere questo nuovo Silent Night – Il silenzio della vendetta: un insolito revenge movie ad ambientazione natalizia, diretto dal maestro hongkonghese e interpretato, nel ruolo principale, da un Joel Kinnaman trasformato per l’occasione in muto giustiziere. La premessa è senz’altro interessante e inusuale: un uomo, mentre gioca in giardino con suo figlio durante la vigilia di Natale, resta coinvolto per caso in una sparatoria tra bande rivali, in cui il bambino muore e lui viene gravemente ferito alla gola. Risvegliatosi in ospedale, e accortosi di aver perso la voce, l’uomo inizia a preparare la sua vendetta: individua la banda responsabile della sparatoria, ne studia gli spostamenti, e nel frattempo si sottopone a un duro addestramento fisico. La data del 24 dicembre è quella che Brian Godluck, questo il nome del protagonista, ha scelto per dar seguito al suo proposito: un proposito scritto esplicitamente sul calendario, e inequivocabile nelle sue conseguenze, “kill them all”.

Rimandi e autocitazioni di un maestro

Silent Night - Il silenzio della vendetta, Joel Kinnaman in un'immagine del film di John Woo
Silent Night – Il silenzio della vendetta, Joel Kinnaman in un’immagine del film di John Woo

In un revenge movie dalla struttura piuttosto convenzionale, con una caratterizzazione dei personaggi (volutamente) ridotta al minimo, Woo mostra sprazzi di classe registica innegabili, oltre a vari rimandi e autocitazioni del suo cinema. Il risveglio del protagonista in clinica, il suo guardarsi allo specchio e assumere consapevolezza della menomazione subita, non può che rimandare all’analogo sguardo dolente di Sean Archer trasformato in Castor Troy (col volto di Nicolas Cage) in Face/Off – Due facce di un assassino; ma anche l’episodio della morte del bambino – la cui dinamica viene rivelata successivamente in un flashback – richiama esplicitamente il film del 1997, e in particolare il suo prologo. La sparatoria sulle scale, nel covo dei nemici nei minuti finali, fa pensare a quella più lunga e articolata della frazione finale di Hard Boiled, mentre la dinamica che si instaura nell’ultima parte del film, col poliziotto messosi sulle tracce del protagonista (interpretato da Kid Cudi), rimanda esplicitamente a The Killer. Il regista gioca persino col suo marchio di fabbrica (la proverbiale colomba bianca), “tradendone” in parte l’aspettativa in modo curioso e originale. Ammiccamenti e rimandi che un regista come Woo può certamente permettersi, e che basteranno a soddisfare uno zoccolo duro di pubblico fidelizzato e memore dei suoi capolavori del passato.

Un lunghissimo climax

Silent Night - Il silenzio della vendetta, Catalina Sandino Moreno in una scena del film di John Woo
Silent Night – Il silenzio della vendetta, Catalina Sandino Moreno in una scena del film di John Woo

Silent Night – Il silenzio della vendetta si caratterizza per un avvio potente e d’effetto (la corsa di Joel Kinnaman al ralenti, maglione natalizio e macchie di sangue a suggerire gli eventi appena occorsi, verso una resa dei conti che gli sarà momentaneamente negata) seguito da una lunga fase preparatoria in cui viene fatta gradualmente montare la tensione: seguiamo con dovizia di particolari l’addestramento del protagonista e la sua solitaria (e muta) indagine, mentre parallelamente assistiamo – grazie a pochi e sapienti dettagli – allo sfaldarsi della sua vita coniugale, e alla sua trasformazione in giustiziere votato unicamente alla vendetta. Una fase, questa, deliberatamente prolungata, in cui il regista – anche grazie all’uso del commento sonoro – costruisce un climax a tratti quasi insostenibile, che continua a rinviare l’attesa esplosione di violenza. Esplosione che, quando arriva – forse anche a causa del quantitativo di aspettativa accumulato – finisce invero per deludere un po’. Per dirla meglio: quando la data fatidica, quella della “notte silenziosa” del titolo, infine giunge, ci si aspetterebbe un catartico massacro in puro stile John Woo, che invece viene ulteriormente (e discutibilmente) diluito. Sequenze di grande pregio (quella già citata sulle scale, la resa dei conti finale) si alternano ad altre più anonime (lo scontro a fuoco in auto, vagamente memore di Bullet in the Head) a conferma di un permanente, difettoso adattamento della concezione dell’action del regista a quella più convenzionale hollywoodiana.

Sprazzi di Woo

Silent Night - Il silenzio della vendetta, Joel Kinnaman in un momento del film di John Woo
Silent Night – Il silenzio della vendetta, Joel Kinnaman in un momento del film di John Woo

Non ci si fraintenda: Silent Night – Il silenzio della vendetta resta un revenge movie sicuramente godibile: ma l’impressione è che l’intuizione di base (l’elisione quasi totale dei dialoghi, e la trasformazione del protagonista in una muta macchina di morte) potesse essere meglio sfruttata. Una sceneggiatura più elaborata, quanto a sviluppo di alcuni motivi che qui ci si limita solo ad abbozzare (primo tra tutti, il rapporto col già citato poliziotto) avrebbe dato sicuramente maggior sostanza al film, accentuandone anche il carattere “wooiano”. Così com’è, il film offre in realtà degli sprazzi di John Woo, anche se potenti: il già citato prologo, alcune sequenze figurativamente di grande effetto (la lacrima della moglie del protagonista trasformata in proiettile) unite a parentesi di melò che però faticano a respirare in un contenitore di genere forse troppo convenzionale: si pensi al carillon riascoltato periodicamente dal protagonista prima di approcciarsi alla sua sanguinosa missione, o al riflesso del volto del bambino sulle palle dell’albero di Natale – momento melodrammatico in puro stile John Woo, che però resta a galleggiare nel film insieme ad altre analoghe intuizioni. Il massacro finale è catartico e soddisfacente, ma arriva a compimento di un film in cui, forse, avremmo voluto vedere il cinema del regista esprimersi in modo più continuo e compiuto. A questo punto non ci resta che attendere l’annunciato (e attualmente in produzione) auto-remake in lingua inglese di The Killer, che vedrà Omar Sy assumere l’iconico ruolo che fu di Chow Yun-Fat. Restiamo fiduciosi.

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Scheda

Titolo originale: Silent Night
Regia: John Woo
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 104’
Genere: Azione, Thriller
Cast: Joel Kinnaman, Kid Cudi, Harold Torres, Anthony Giulietti, Catalina Sandino Moreno, John Pollack, Vinny O’Brien, Yoko Hamamura
Sceneggiatura: Robert Archer Lynn
Fotografia: Sharone Meir
Montaggio: Zach Staenberg
Musiche: Marco Beltrami
Produttore: Christian Mercuri, Luke Daniels, Basil Iwanyk, Zach Staenberg, Perla Martínez, Alan Pao, Erica Lee, John Woo, Lori Tilkin
Casa di Produzione: Capstone Studios, Thunder Road Pictures, A Better Tomorrow Films
Distribuzione: Plaion Pictures

Data di uscita: 30/11/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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