HOW TO HAVE SEX

HOW TO HAVE SEX

Tre adolescenti inglesi in vacanza in Grecia alla ricerca di sesso, libertà e divertimento. Troveranno quello che cercano e anche l’inaspettato. Niente moralismi e grande intelligenza per un racconto carico di ambiguità e sempre dal punto di vista delle protagoniste. How to Have Sex, il bel debutto di Molly Manning Walker, arriva nelle sale italiane il 1º febbraio 2024 e poi su MUBI.

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Il titolo, How to Have Sex, è contemporaneamente: chirurgico, ironico, audace, inquieto. In sala il 1º febbraio 2024 per Teodora Film e poi in esclusiva su MUBI, la piattaforma del cinema d’autore, perché l’armonia tra i due mondi non è una chimera. È l’esordio fortunato della britannica, giovanissima, Molly Manning Walker, vincitore di Un Certain Regard a Cannes 2023 e poi ad Alice nella Città (inaugurazione). Per quello che lascia intravedere, del senso del cinema della giovane regista e delle cose che verranno, a emergere è il caos controllato di una narrazione frammentaria e disorganica sostenuta da uno sguardo lucido e molto rigoroso; idee chiare, e un’ambiguità coltivata con estrema cura. Educazione sentimentale, sessuale e spirituale costruita attorno a parole importanti – le parole sono sempre importanti – come identità, consenso e pressione sociale, il film è incidentalmente ma non troppo il trampolino di lancio di una formidabile giovane attrice. Si chiama Mia McKenna-Bruce e, banalmente, è qui per restare. Il livello di verità della sua interpretazione è quasi oltraggioso.

A Creta, in cerca di sesso e identità

How to Have Sex, Mia McKenna-Bruce durante una scena del film
How to Have Sex, Mia McKenna-Bruce durante una scena del film

A Malia, in un resort popolato quasi esclusivamente da inglesi, Tara (Mia McKenna-Bruce), Em (Enva Lewis) e Skye (Lara Peake) vanno in cerca del solito pacchetto, il caro vecchio divertimento senza freni. Sono adolescenti, mentono anche un po’ sull’età, aspettano i risultati di un esame che potrebbe decidere molto, se non tutto, del loro futuro, e nel frattempo congegnano un piano in tre parti – niente sonno, molto alcol, tanto sesso – che sotto la superficie opportunamente edonista nasconde un sottofondo esistenziale. Trovare se stesse.

Creta sembra il posto giusto per costruirsi un’identità. Hanno caratteri diversi e un certo squilibrio in fatto di esperienze. Tara, in effetti, è più indietro delle altre e se ne vergogna un pochino, soprattutto nel confronto con la più (apparentemente) esperta Skye, mentre Em appare più stabile e riflessiva. A Creta Tara c’è andata per perdere la verginità, perché è questo che vuole e questo che il mondo si aspetta da lei. È convinta di aver aspettato fin troppo. La risposta ai suoi problemi è a portata di mano, le pare di capire, affacciata al balcone di fronte. Tre amici, due dei quali, Badger (Shaun Thomas) e Paddy (Samuel Bottomley), hanno le carte in regola per soddisfare le sue aspettative di emancipazione sessuale e libertà. Otterrà quello che vuole, solo per scoprire che le cose decisamente non sono come se le immaginava.

In materia di paragoni illustri

How to Have Sex, Mia McKenna-Bruce e Samuel Bottomley in un momento del film
How to Have Sex, Mia McKenna-Bruce e Samuel Bottomley in un momento del film

E se d’istinto viene da associare How to Have Sex ai (metaforici) pugni in faccia di Aftersun, lo straziante dramma autobiografico/racconto di formazione di Charlotte Wells, un debutto anche quello, una bella coincidenza, non tutto collima. In entrambi i casi si lavora sull’esotismo malinconico e sulla suggestione della vacanza in terre lontane per scardinare intimità, rimpianti e segreti dei personaggi. Ma con Molly Manning Walker la ricerca interiore, per quanto occultata dal miraggio del divertimento facile e senza conseguenze, è un fatto compiuto e accettato dalle tre protagoniste, Tara in testa. Le coordinate sono: sguardo al femminile, niente moralismi o posture giudicanti, ambiguità. Il film è un resoconto devastante degli effetti della pressione sociale su un carattere in formazione.

Sesso, identità e ambiguità.

Le strade di Malia vivono due volte. C’è la frenesia della notte, l’ebbrezza del qui e ora, la folla di ragazzi affamati. Ma anche la mattina dopo, i cocci di bottiglia e lo squallore delle conseguenze. L’ambiguità di How to Have Sex serve a tratteggiare il processo di costruzione dell’identità dei personaggi come un’esperienza totale. Tara e le sue amiche cercano sesso, libertà e divertimento; è importante che se ne parli, nel modo giusto. Un certo retropensiero maschilista ha sempre cercato di liquidare frettolosamente (al cinema e non solo) e di svalutare, connotandolo moralisticamente, il resoconto delle pulsioni di una femminilità appena sbocciata.

How to Have Sex, Mia McKenna-Bruce in una scena del film
How to Have Sex, Mia McKenna-Bruce in una scena del film

La spinta propulsiva delle tre protagoniste è motivata dal più legittimo dei bisogni, il desiderio di capire se stessi lavorando sul corpo e i sentimenti. Allo stesso tempo è chiaro come, oltre le aspirazioni e gli istinti, Tara insegua un miraggio sociale costruito da altri prima di lei, cui si conforma in mancanza di alternative. Perché l’identità che ti scegli non basta, se non coincide con il posto che il mondo ha riservato per te. E così, Tara vuole fare sesso e non vuole fare sesso, perfettamente libera e totalmente condizionata. L’ambiguità lucidamente impostata da Molly Manning Walker ha due facce, permette alla storia di mantenere uno slancio vitale nonostante tutto. Ogni cosa, il dolore e la bellezza, è sottintesa, nascosta in frasi lasciate a metà, allusioni studiate con cura. Un piccolo miracolo di How to Have Sex è la partita tra l’esteriorità apparentemente casuale della vacanza e dei suoi (meccanici) rituali, e il sottofondo incendiario.

Un’altra partita si gioca anche tra la verità emotiva di una scelta e gli inganni e le ipocrisie delle parole, cominciando dalla più importante di tutte: consenso. Il respiro e la coerenza del film sono racchiusi nella profondità e nello spessore – qui non c’è spazio per ambiguità di sorta, è tutto molto chiaro – di una meravigliosa Mia McKenna-Bruce. Tara è insieme la spigliata (e pericolosa) sfrontatezza di Skye e la ragionevole solidarietà di Emily, la voglia di lasciarsi trascinare della corrente e la mente lucida. È ben guidata nel suo lavoro di attrice. Molly Manning Walker avrebbe potuto trincerarsi dietro il punto di vista femminile o mantenere un’ambiguità del tutto superficiale. Avrebbe potuto, ma non l’ha fatto, spacciare un approccio partigiano per equidistanza. Nessuno avrebbe osato contraddirla, perché lo spirito dei tempi è abbastanza brutale. E invece ha raccontato, ha raccontato bene, preferendo le sfumature ai sapori netti. Le cose sono meno chiare, ma anche più vere.

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Scheda

Titolo originale: How to Have Sex
Regia: Molly Manning Walker
Paese/anno: Grecia, Regno Unito / 2023
Durata: 91’
Genere: Drammatico
Cast: Shaun Thomas, Mia McKenna-Bruce, Samuel Bottomley, Anna Antoniades, Daisy Jelley, Eilidh Loan, Eleni Sachini, Elizabeth Matthews, Elliot Warren, Enva Lewis, Eric Manaka, Finlay Vane Last, Guy Lewis, Konstandina Rousohatzaki, Lara Peake, Laura Ambler, Matilda Rowe, Olivia Brady
Sceneggiatura: Molly Manning Walker
Fotografia: Nicolas Canniccioni
Montaggio: Fin Oates
Musiche: James Jacob
Produttore: Emily Leo, Konstantinos Kontovrakis, Ivana MacKinnon, Abiola Rufai-Awojide, Harriet Harper-Jones
Casa di Produzione: British Film Institute (BFI), Wild Swim Films, Head Gear Films, Heretic, Film4
Distribuzione: MUBI, Teodora Film

Data di uscita: 01/02/2024

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Nato a Roma a un certo punto degli anni '80 del secolo scorso. Laurea in Scienze Politiche. Amo il cinema, la musica, la letteratura. Aspirante maratoneta.

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