DUNE – PARTE DUE
Sequel del film del 2021, Dune – Parte Due è l’ulteriore guanto di sfida lanciato da Denis Villeneuve a chiunque consideri il romanzo di Frank Herbert non filmabile. Tra epica azione nel deserto e genesi di un Messia, tornano Zendaya e Timothée Chalamet, circondati da un cast ricchissimo.
Il secondo messianico Paul Atreides
Dove eravamo rimasti? L’ultima volta di Paul Atreides in Italia (e nel mondo) le cose non sono andate come la roboante epicità della proposta avrebbe meritato e richiesto. Era il 2021, ricordate? C’erano un paio di stupide guerre in meno e una pandemia in più, il futuro delle sale cinematografiche era appeso a un filo – problematico persino respirare – si lavorava a capienza ridotta e, date le circostanze, il successo del film non poteva che risultare un po’ attutito. Dune – Parte Due arriva tre anni dopo il primo capitolo, nel 2024, il 28 febbraio. La pandemia non c’è più, si può di nuovo respirare, il futuro è incerto per le sale ma non così incerto – di segnali incoraggianti ce ne sono stati molti – il mondo è sempre sull’orlo dell’apocalisse e Denis Villeneuve, che dirige il sequel dopo essersi occupato anche del film numero uno, è ancora convinto che il monumentale ciclo di romanzi scritti dall’americano Frank Herbert, per quanto la storia del cinema degli ultimi cinquant’anni suggerisca il contrario, sia filmabile.
Breve riassunto delle puntate precedenti. Il primo a provarci sul serio, con Dune, è Alejandro Jodorowsky negli anni ’70. Non riesce, ma il suo film mancato è così esplosivo nel concept e nello stile da contaminare i successivi due-tre decenni di fantascienza. C’è un altro buco nell’acqua, stavolta di Ridley Scott, che però si consola con Blade Runner. David Lynch è il più sfortunato di tutti perché riesce a girarlo, ma un film solo non basta per l’intricato universo letterario e infatti dell’esperienza preferisce non parlare. Nel cinema ultra serializzato di oggi viene facile, molto più facile, pensare alla decomposizione di una storia in capitoli. È essenzialmente per questo che Denis Villeneuve è riuscito, con i suoi alti e bassi, a domare la bestia.
Il cast, se possibile, è ancora più colossale della prima volta
Non si è ancora parlato del cast, che se possibile è più magniloquente della prima volta. Restano i protagonisti, i sopravvissuti, e sono Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Javier Bardem, Charlotte Rampling, Dave Bautista, Stellan Skarsgård. Si aggiungono, che la storia si fa sempre più intricata, Cristopher Walken, Florence Pugh, Austin Butler, Léa Seydoux e non solo. L’immaginario di Frank Herbert è un caos controllato, calibrato al millesimo di secondo e dalla creatività debordante. Intreccia epica spettacolarità, critica anti-imperialista, una fosca analisi del rapporto tra fede e potere, misticismo, scenari esotici e un solenne viaggio dell’eroe. Razionalizzare il corso della storia in una sinossi ordinata è un esercizio sterile e controproducente. Va detto che Denis Villeneuve ce la mette tutta per superare l’impaccio del primo film, il segmento finale, la traversata nel deserto: poco produttiva dal punto di vista drammatico e, diciamolo pure, un po’ statica. Dune – Parte Due è un film più omogeneo, quasi il riflesso speculare del primo. Più controllato in principio. Rapido, molto rapido, forse troppo rapido poi.
Si comincia dove era finita la scorsa volta
Paul Atreides (Timothée Chalamet) si trova sul pianeta Arrakis, ricco di spezia, la formidabile materia prima ambita da mezzo universo, e la cosa non deve sorprendere lo spettatore. Dune – Parte Due comincia dove e quando finisce il primo film. Il protagonista, orfano di padre, è ancora deciso a farla pagare all’Imperatore. Lui (Cristopher Walken) se ne sta chiuso a palazzo, inerte, mentre la figlia Irulan (Florence Pugh), che sarebbe una sovrana fantastica ma non le è concesso, fa di tutto per salvare il trono all’anziano padre. Paul e Lady Jessica (Rebecca Ferguson), sua madre, fraternizzano con i Fremen, gli autoctoni di Arrakis. Paul è innamorato di Chani (Zendaya) ed è riluttante a vestire i panni del Messia che sua madre e la frangia più fondamentalista dei Fremen, ne fa parte il buon vecchio Stilgar (Javier Bardem), si sforzano in ogni modo di cucirgli addosso. Il destino è l’occulto protagonista del film. Siamo in controllo della situazione, o giochiamo una partita le cui regole sono state decise altrove?
Control freaks
Lady Jessica è una Bene Gesserit, fa parte cioè di una sorellanza misticheggiante e sacerdotale tra i cui compiti c’è anche quello di esercitare una stretta sorveglianza sul destino dell’Imperium, muovendosi ai margini della storia ufficiale per preparare il terreno all’avvento dell’Eletto. Lady Jessica è un’accanita sostenitrice del futuro messianico del figlio. Non è solo questione di istinto materno, in lei si manifesta una formidabile nevrosi da controllo. Nessuno come Rebecca Ferguson incarna, sulla tela narrativa di Dune – Parte Due, l’ossessione per il controllo di Denis Villeneuve. La sfida, per il regista canadese, non è poi così diversa, filosoficamente parlando, da quella dei suoi personaggi. Dal protagonista incontrastato, Paul Atreides, ai malvagi sfidanti – lo psicotico rampollo di Casa Harkonnen, interpretato da uno spiritato e non così valorizzato Austin Butler – il gioco è sempre lo stesso: servirsi di ogni mezzo a disposizione – la credulità altrui, la politica, la religione – per esercitare il controllo e non farsi schiacciare dal destino. Denis Villeneuve deve misurarsi con uno sterminato mondo letterario senza farsi schiacciare. Cerca di controllare la situazione riconducendo in modo molto rigoroso la densità dei romanzi alle coordinate del cinema commerciale americano.
Due film in uno, nel bene e nel male
Il battito di Dune – Parte Due: silenzio, esplosione di rumore, silenzio, esplosione di rumore. Un’emozione costruita sull’accostamento e la frizione degli opposti, una dualità che si riverbera a livello strutturale. Perché il film, lungo quasi tre ore, è in realtà due film diversi intrecciati l’uno sull’altro. C’è l’action fantascientifico, fracassone e molto muscolare, e il racconto misticheggiante, in egual misura biblico e shakespeariano. Timothée Chalamet è il Messia, prima riluttante, poi via via più convinto di poter strappare un buon compromesso con il destino: divento quello che vuoi, ma l’agenda la detto io. Ha un fascino fragile, una grazia venata di malizia e cinismo. Zendaya è la ragione, il solido equilibrio mentale, la forza in battaglia e l’umanità in tempo di pace. Tutto attorno, un cast d’insuperabile prestigio che si inchina allo spietato carisma di questa coppia di giovani e (apparentemente) inarrestabili divi. La fortuna del film riposa sulle spalle e l’appeal del duo.
L’abito politico di Dune – Parte Due, l’impietosa riflessione su fondamentalismo, potere e religione, ha una potenza inquietante, non svilita dalla natura commerciale del film. L’esotismo e il coté misticheggiante sono catturati da un’estetica fredda ma di una certa suggestione; l’azione, specialmente nel folgorante incipit, che per il cinema formalmente curatissimo di Denis Villeneuve vale come prova generale per un James Bond che verrà, ha un battito ruvido e incalzante. Il problema, di Dune – Parte Due, è la sua natura compromissoria, il calcolo autoriale per cui l’unico modo di venire a patti con la fonte è di tenere sempre i piedi in due staffe, azione e riflessione. Non scegliendo mai davvero da che parte stare, il film toglie un po’ di fuoco all’azione e non carbura quanto dovrebbe sulla profondità dei temi. Ne risulta un blockbuster visivamente pazzesco, costruito per e sul grande schermo, tecnicamente insuperabile; troppo frettoloso nell’accelerare, sul finale, il battito della storia, in vista di un terzo film che non doveva farsi ma forse si farà. Nel complesso, offre meno di quanto era lecito attendersi.
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Scheda
Titolo originale: Dune: Part Two
Regia: Denis Villeneuve
Paese/anno: Stati Uniti / 2024
Durata: 166’
Genere: Drammatico, Avventura, Fantascienza, Azione
Cast: Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Florence Pugh, Léa Seydoux, Timothée Chalamet, Josh Brolin, Tim Blake Nelson, Charlotte Rampling, Rebecca Ferguson, Zendaya, Christopher Walken, Javier Bardem, Stephen McKinley Henderson, Austin Butler, Billy Clements, Essam Ferris, Laura Mizere, Molly Mcowan, Sammy Sheik, Serhat Metin
Sceneggiatura: Jon Spaihts, Denis Villeneuve
Fotografia: Greig Fraser
Montaggio: Joe Walker
Musiche: Hans Zimmer
Produttore: Denis Villeneuve, Mary Parent, Patrick McCormick, Jessica Derhammer, Cale Boyter, Tanya Lapointe
Casa di Produzione: Legendary Entertainment, Villeneuve Films, Warner Bros. Entertainment, Warner Bros.
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: 28/02/2024