QUIET LIFE

QUIET LIFE

Alexandros Avranas è indubbiamente un regista che divide. Il suo Quiet Life ha sicuramente del potenziale, ma, a causa di tante, troppe forzature al proprio interno, dopo la seconda metà finisce irrimediabilmente per sgonfiarsi come un palloncino. All’81esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, sezione Orizzonti.

Una nuova sindrome

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Un regista che, fin dagli inizi della sua carriera, ha indubbiamente diviso parecchio, Alexandros Avranas. Già, perché, di fatto, il cineasta greco, “cresciuto” al fianco al ben più noto Yorgos Lanthimos e facente parte insieme a lui della New Wave greca, non ha mai avuto paura di calcare la mano, di portare all’estremo, sia semanticamente che visivamente, le storie da lui messe in scena, al fine di sconvolgere (spesso anche gratuitamente?) il più possibile gli spettatori. A renderlo noto al grande pubblico ha pensato il controverso lungometraggio Miss Violence (presentato al Lido nel 2013, dove si è aggiudicato il Leone d’Argento per la Miglior Regia). E proprio al Lido, dunque, il regista ha voluto fare il suo ritorno glorioso con Quiet Life, presentato questa volta all’interno della sezione Orizzonti dell’81a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Tante responsabilità

Quiet Life, un'immagine tratta dal film di Alexandros Avranas
Quiet Life, un’immagine tratta dal film di Alexandros Avranas

Quiet Life, dunque, ci parla di una realtà che al giorno d’oggi in pochi ancora conoscono, ossia la Sindrome da Rassegnazione Infantile, ufficialmente riconosciuta dalla Svezia nel 2014 e dovuta a traumi pregressi che a loro volta hanno dato vita a un enorme sovraccarico di responsabilità. A tal fine, dunque, il regista ha messo in scena la storia di Serghei e Natalia (impersonati da Grigory Dobrygin e Chulpan Khamatova), i quali si sono trasferiti dalla Russia in Svezia, appunto, dal momento che in seguito ad alcuni attacchi la vita di Serghei è stata seriamente minacciata. Con loro ci sono anche le due figliolette. Una delle due dovrà testimoniare quanto accaduto a suo padre, altrimenti l’intera famiglia rischia di essere espulsa dal paese. Un sonno profondo, da cui sembra difficile potersi svegliare, però, si impossesserà delle due bambine.

Approcci promettenti

Quiet Life, una sequenza del film di Alexandros Avranas
Quiet Life, una sequenza del film di Alexandros Avranas

Indubbiamente degno di nota, il tema scelto da Avranas per questo suo Quiet Life. Così come è indubbiamente degno di nota (e visivamente accattivante) l’approccio registico scelto. Un approccio registico fatto di composizioni del quadro rigorose e dai colori prevalentemente freddi, con tanto di personaggi statici in modo volutamente innaturale. Un approccio registico che tanto ci ricorda il glorioso Dogtooth di Lanthimos (impossibile non far caso alle due bambine che si posizionano statiche e perfettamente simmetriche davanti alla macchina da presa in apertura del lungometraggio), ma che in un modo o nell’altro non smette di cercare una sua propria strada. Sarà riuscito a trovarla? Questo, purtroppo, sembra il grande problema di Alexandros Avranas, che sembra ancora “risentire” troppo dell’influenza del suo ben più celebre collega, ma che, spesso e volentieri, sembra non riuscire a tenere in mano le redini della situazione dall’inizio alla fine.

Modelli “ingombranti”

Quiet Life, un'immagine del film di Alexandros Avranas
Quiet Life, un’immagine del film di Alexandros Avranas

Ed è proprio questo, dunque, il grande problema del presente Quiet Life. Malgrado l’indubbio appeal di un argomento che in pochi ancora conoscono, malgrado l’urgente attualità di ciò che ci viene raccontato per immagini, sembra che il nostro Avranas tenti costantemente di emulare chi per primo ha “gettato le basi” di un cinema che ha visto nascere, negli anni scorsi, una generazione di registi greci saliti alle luci della ribalta del cinema contemporaneo. E, purtroppo, anche quando ha tentato di discostarsi da tutto ciò, non sempre è riuscito a fare centro (basti pensare al deludente Dark Crimes, realizzato nel 2016). Eppure, come già menzionato in apertura, Avranas è comunque un regista che divide. Quiet Life ha indubbiamente del potenziale, ma, a causa di tante, troppe forzature al proprio interno, dopo la seconda metà finisce irrimediabilmente per sgonfiarsi come un palloncino. Peccato.

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Scheda

Titolo originale: Quiet Life
Regia: Alexandros Avranas
Paese/anno: Francia, Grecia, Germania, Estonia, Svezia / 2024
Durata: 99’
Genere: Drammatico
Cast: Alicia Eriksson, Chulpan Khamatova, Lena Endre, Eleni Roussinou, Grigoriy Dobrygin, Kristjan Üksküla, Miroslava Pashutina, Naomi Lamp
Sceneggiatura: Alexandros Avranas, Stavros Pamballis
Fotografia: Olympia Mytilinaiou
Montaggio: Dounia Sichov
Musiche: Tuomas Kantelinen
Produttore: Riina Sildos, Olivier Guerpillon, Sylvie Pialat, Vicky Miha, Benoît Quainon, Ulf Israel, Reik Möller, Paz Lázaro, Frida Hallberg, Elina Litvinova, Alejandro Arenas, Kaarle Aho, Kai Nordberg, Adeline Fontan Tessaur, Kostas Sfakianakis
Casa di Produzione: Film i Väst, Les Films du Worso, Fox in the Snow Films

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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