MARIA
In Maria, ultima fatica del grande Pablo Larraín, i primi piani sul volto della cantante (ulteriormente valorizzati dall’ottima performance di un’Angelina Jolie in stato di grazia), le numerose dissolvenze, le strade di Parigi a volte troppo assolate per poter mantenere una necessaria lucidità e teatri vuoti in cui potersi esercitare, in compagnia di un pianista, al fine di ritrovare la vice perduta rendono alla perfezione ciò che è (stata) la vita della Divina. In concorso all’81esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
Storia di una leggenda
Nel 2016, alla Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo avuto l’occasione di conoscere sotto una luce diversa Jacqueline Kennedy. Nel 2021, sempre al Lido, abbiamo assistito a una sorta di favola a lieto fine che ha visto come protagonista la Principessa del Galles Lady Diana Spencer. All’81a edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, infine, è stata la volta della celeberrima cantante lirica Maria Callas. Il regista cileno Pablo Larraín, infatti, ci ha regalato negli ultimi anni dei singolari ritratti di grandi donne della storia recente, figure dal fascino magnetico che, in un modo o nell’altro, hanno fatto parecchio parlare di sé e che, a loro modo, sono divenute delle vere e proprie leggende. Maria, dunque, presentato in corsa per l’ambito Leone d’Oro, va a chiudere una trilogia iniziata nel 2016 con Jackie e proseguita nel 2021 con Spencer, classificandosi addirittura come il migliore dei tre “capitoli”. Ma vediamo nello specifico di cosa stiamo parlando.
Gli ultimi giorni della Divina
Maria, dunque, ci regala uno “sguardo privilegiato” sulla vita della Divina, nello specifico sulla sua ultima settimana di vita, quando la cantante stessa, ormai fortemente provata nel fisico e nello spirito, ripensando ai momenti più salienti della sua esistenza, sembra pronta a dare “il suo addio definitivo alla scene”. Maria Callas (impersonata da un’ottima Angelina Jolie), dunque, vive ormai da tempo a Parigi con la sua domestica Bruna (Alba Rohrwacher) e il suo maggiordomo Ferruccio (Pierfrancesco Favino). Fortemente dipendente dal Mandrax e da numerosi altri farmaci, la donna ha continue visioni, ripensa alla sua difficile infanzia, alla sua folgorante carriera, al suo turbolento rapporto con Aristotele Onassis, deceduto un paio d’anni prima. Riuscirà mai a ritrovare la sua preziosa voce e a tornare a essere quella di prima?
Mai dimenticata
Le lunghe passeggiate in solitaria per le strade di Parigi ci fanno capire come la nostra Maria venga ancora venerata da tutti e non sia mai stata dimenticata dal suo pubblico. Spesso la donna è addirittura accompagnata da un misterioso giornalista, al fine di realizzare una lunga intervista. Improvvisamente, i passanti si trasformano in un coro pronto a intonare le più celebri arie liriche. Le strade della bellissima capitale francese sembrano quasi un enorme palcoscenico. Ma, di fatto, dove finisce la realtà e inizia l’immaginazione? In Maria, infatti, Pablo Larraín ha deciso di mettere in scena il tutto rigorosamente dal punto di vista della protagonista, accompagnandoci per mano nel suo mondo (spesso anche interiore) e arricchendo il tutto da frequenti flashback che, con il loro curato bianco e nero, contrastano fortemente con l’abbagliante, disperata confusione del presente.
Pura, raffinata bellezza
La cura delle immagini (rigorosamente girate in pellicola) è la prima cosa che salta all’occhio durante la visione di questo preziosissimo e raffinato Maria. I primi piani sul volto della cantante (ulteriormente valorizzati dall’ottima performance di un’Angelina Jolie in stato di grazia), le numerose dissolvenze, le strade di Parigi a volte troppo assolate per poter mantenere una necessaria lucidità e teatri vuoti in cui potersi esercitare, in compagnia di un pianista, al fine di ritrovare la voce perduta rendono alla perfezione ciò che è (stata) la vita della Divina. Le immortali musiche dei grandi maestri hanno fatto il resto, contribuendo a rendere questo ultimo lungometraggio di Larraín uno dei prodotti più soddisfacenti di questi primi giorni di festival. Un film imponente, maestoso, che altro non può fare che lasciarci a bocca aperta davanti allo schermo cinematografico. Ma, d’altronde, potrebbe mai un film su Maria Callas essere altrimenti?
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Scheda
Titolo originale: Maria
Regia: Pablo Larraín
Paese/anno: Germania, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Italia / 2024
Durata: 124’
Genere: Drammatico, Biografico, Musicale
Cast: Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Valeria Golino, Angelina Jolie, Kodi Smit-McPhee, Alessandro Bressanello, Jeremy Wheeler, Haluk Bilginer, Rebecka Johnston, Aggelina Papadopoulou, Botond Bartus, Christiana Aloneftis, Kay Madsen, Philipp Droste, Stephen Ashfield, Steven Knight, Toma Hrisztov
Sceneggiatura: Steven Knight
Fotografia: Edward Lachman
Montaggio: Sofía Subercaseaux
Produttore: Janine Jackowski, David Minkowski, Lorenzo Mieli, Juan de Dios Larraín, Ildiko Kemeny, Jonas Dornbach
Casa di Produzione: Fremantle, Komplizen Film, The Apartment, Fabula, Apartment Pictures, Orangefilms, Fremantle Media Company, Pioneer Stillking Films
Distribuzione: 01 Distribution