WHY WAR

WHY WAR

Complesso, stratificato, estremamente variegato dal punto di vista formale e strutturale, Why War di Amos Gitai non può essere definito semplicemente un documentario, bensì un prodotto ibrido, fortemente sperimentale, dove realtà e finzione trovano una loro bella armonia attraversando millenni di storia fino ad arrivare ai giorni nostri e dimostrando come, nonostante il passare del tempo, determinate dinamiche sembrino destinate a non cambiare mai. Fuori concorso all’81esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Due grandi menti si incontrano

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Potranno mai gli esseri umani smettere di farsi la guerra l’un l’altro? C’è una sorta di “antidoto” alle guerre, a ogni guerra passata e presente? E, soprattutto, cosa spinge l’uomo a cercare il conflitto? Nel 1932, Albert Einstein, su invito della Società delle Nazioni, inviò una lettera a Sigmund Freud, interrogandolo proprio su tali quesiti. La loro corrispondenza, la corrispondenza tra due massimi pensatori – ognuno dei quali operante in un diverso settore – dunque, ha fatto a suo modo la storia; e a essa si è ispirato persino il regista Amos Gitai, realizzando l’ottimo Why War, presentato in anteprima mondiale fuori concorso all’81a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Tre protagonisti

Why War, una scena del film di Amos Gitai
Why War, una scena del film di Amos Gitai

La guerra, tutte le guerre (e, più in generale, anche il concetto di guerra in sé), vengono analizzate in ogni possibile sfaccettatura. Non sono soltanto Einstein e Freud (impersonati per l’occasione da Micha Lescot e Mathieu Amalric), però, a dire la loro in questo prezioso Why War. Una terza figura, infatti, finisce ben presto per rivelarsi di centrale importanza. Lei è la madre che ascolta alla radio le notizie riguardanti la guerra. Lei è la donna che, pur non essendo costretta ad andare a combattere sul fronte, vive ogni giorno con l’angoscia e la paura per i propri cari. Lei è la mamma che piange disperata sul corpo massacrato del proprio bambino. Lei è l’artista, che porta sul palcoscenico i tormenti di tante altre donne come lei che, per un motivo o per l’altro, sono state meno fortunate di lei. Lei è la grande Irène Jacob, pronta ad assumere, in questa particolare occasione, numerose altre sembianze.

Ieri come oggi

Complesso, stratificato, estremamente variegato dal punto di vista formale e strutturale, Why War non può essere definito semplicemente un documentario, bensì un prodotto ibrido, fortemente sperimentale, dove realtà e finzione trovano una loro bella armonia attraversando millenni di storia fino ad arrivare ai giorni nostri e dimostrando come, nonostante il passare del tempo, determinate dinamiche sembrino destinate a non cambiare mai. Ma questo, naturalmente, lo avevano a loro tempo già sostenuto i nostri due grandi protagonisti, le cui lettere ci sembrano più che mai attuali.

Un’arte, tante arti

Why War, una sequenza del film di Amos Gitai
Why War, una sequenza del film di Amos Gitai

Amos Gitai, dal canto suo, nel mettere in scena tutto ciò ha sapientemente evitato ogni retorica, avvalendosi di tutte le possibilità che non soltanto il cinema, bensì l’arte in ogni sua forma ha da offrirci. Cinema, teatro, ma anche pittura, dunque, stanno a comporre un’opera, questo ben riuscito Why War, che attraverso numerosi salti spazio-temporali si distingue per un discorso complesso e lineare allo stesso tempo, che di quando in quando assume anche le connotazioni di un flusso di coscienza. Proprio come sta a suggerire, leggiadra, la macchina da presa del regista, la quale, in apertura, ci regala un ben riuscito piano sequenza, finendo inevitabilmente in un buio tunnel senza apparente via d’uscita.

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La cultura ci salverà?

Parole, parole e ancora parole. Si potrà mai trovare una soluzione ai quesiti sollevati da Einstein? Secondo Sigmund Freud, la cultura potrebbe essere di per sé un’arma piuttosto potente (“tutto ciò che funziona per lo sviluppo della cultura funziona anche contro la guerra”). Eppure, sembrano in pochi ad averlo capito. In Why War, dunque, anche Amos Gitai ci ha detto la sua, regalandoci una vera e propria esperienza visiva e uditiva che di spunti di riflessione ha da offrirne davvero parecchi, dando adito a infiniti dibattiti. E non è anche questo, d’altronde, uno dei tanti compiti del nostro amato cinema?

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Scheda

Titolo originale: Why War
Regia: Amos Gitai
Paese/anno: Svizzera, Francia, Italia, Israele / 2024
Durata: 90’
Genere: Drammatico, Documentario, Sperimentale
Cast: Mathieu Amalric, Micha Lescot, Irène Jacob, Jérôme Kircher, Keren Mor, Yaël Abecassis
Sceneggiatura: Amos Gitai
Fotografia: Eric Gautier
Montaggio: Yuval Orr
Musiche: Alexey Kochetkov
Produttore: Marco Cohen, Laurent Truchot, Amos Gitai, Alex Iordachescu, Steve Hendel, Sven Wälti, Celya Larré, Gilles Masson, Rechulski
Casa di Produzione: Radio Télévision Suisse (RTS), Agav Hafakot, Elefant Films, Indiana Production, Gad Fiction, AGAV Films, Live & Survive Productions

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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