NEVER LET GO – A UN PASSO DAL MALE

NEVER LET GO – A UN PASSO DAL MALE

Tornando nei territori a lui congeniali dell’horror, Alexandre Aja realizza con Never Let Go – A un passo dal male un curioso pastiche, che fonde Shyamalan e Raimi, suggestioni da folk horror con altre da survival e da thriller post-apocalittico. Le ambizioni sono alte, il risultato è altalenante, ma nella sua imperfezione il film trova (suo malgrado?) un suo specifico fascino.

Quella casa nel bosco alla fine del mondo

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Dopo l’excursus fantascientifico di Oxygène, riuscita co-produzione franco-statunitense distribuita da Netflix, l’ex enfant terrible dell’horror transalpino Alexandre Aja torna al suo genere preferito. Lo fa, in questo Never Let Go – A un passo dal male, mescolando alcuni filoni apparentemente piuttosto lontani tra loro, quali il survival, il folk horror di derivazione eggersiana (l’ambientazione boscosa rimanda all’universo sospeso e atemporale di The VVitch) oltre a un pizzico di thriller post-apocalittico, quest’ultimo agito più in potenza che in modo sostanziale. Il tutto in un prodotto che occhieggia principalmente al M. Night Shyamalan più teorico, quello che da The Village a Bussano alla porta – passando per il sottovalutato E venne il giorno – parla di fine del mondo, fede, redenzione, affetti e legami (metaforici e fisici, come nel caso specifico). Un pastiche, quello di Aja, che nelle ambizioni vuole porre il cinema “di genere” del regista a un diverso livello di spessore metaforico e – in senso lato – filosofico, prendendo la maternità e la protezione/isolamento che spesso l’accompagna come base teorica e innesco narrativo dell’intera storia. Un proposito di autorialità in qualche modo “alta” che tuttavia, come vedremo, non cancella (nel bene e nel male) la natura precipua di macchina da brividi del film, con jumpscare e digressioni da body horror abbondantemente disseminati nel corso del racconto.

Protezione o prigione?

Never Let Go, Halle Berry con Anthony B. Jenkins e Percy Daggs IV in una scena del film
Never Let Go, Halle Berry con Anthony B. Jenkins e Percy Daggs IV in una scena del film

La trama si svolge principalmente in una baita sita in mezzo ai boschi (topos per eccellenza del cinema horror da ormai qualche decennio a questa parte), dove vivono, in una sorta di monastico isolamento, una madre (Halle Berry, il cui personaggio è accreditato semplicemente come “Momma”) e i suoi figlioletti Nolan e Samuel. L’introduzione, attraverso il racconto della stessa donna, ci rivela che la civiltà è giunta al termine, a causa di un metafisico Male che avrebbe contagiato l’intera popolazione mondiale, portandola all’autodistruzione; le uniche persone rimaste immuni sarebbero proprio la donna e i suoi due figli, protetti da una casa che rappresenta una sorta di sacro scudo contro la maledizione. Maledizione che, da par suo, si manifesta solo alla stessa protagonista – assumendo spesso la forma di persone del suo passato – ma che resta invisibile agli stessi Nolan e Samuel; tuttavia, la donna assicura loro che basta un tocco dell’invisibile presenza per esserne invasi, e portare poi il Male stesso all’interno della casa, annullando così il suo potere protettivo. Per mantenere il sacro legame col rifugio, durante le loro uscite a caccia di cibo, i tre si legano al corpo delle corde fissate alle fondamenta della casa; in questo modo, quest’ultima continuerebbe a proteggerli anche nel territorio circostante. Tuttavia, il più insofferente e curioso dei due fratelli, Nolan, inizia a mettere in discussione tutto il racconto della madre, specie dopo alcuni comportamenti di questa che sembrano suggerire un progressivo deterioramento delle sue facoltà psichiche.

Tra ambizioni alte e spaventi “di pancia”

Never Let Go, Halle Berry in una spaventosa sequenza del film
Never Let Go, Halle Berry in una spaventosa sequenza del film

Citando esplicitamente fiabe già di loro ricche di oscurità nel concetto di partenza (principalmente Hansel e Gretel e Pollicino) e virandone ulteriormente le premesse verso il creepy, Never Let Go – A un passo dal male rivela quindi un esplicito impianto da dark fairytale, tradotto dal regista in un’indubbia eleganza nella messa in scena; un’eleganza che conferma Aja come cineasta di genere più raffinato rispetto alla media dei suoi colleghi contemporanei, e che si esplicita anche in una buona capacità di sfruttare il fascinoso (benché tutt’altro che innovativo) setting silvestre. Setting che di suo permette al regista di giocare con gli archetipi – il nucleo familiare, col figlio più fedele e quello ribelle e deciso a esplorare il mondo, il cordone che lega (qui fisicamente) i figli ai genitori, la protezione materna che diviene patologica ossessione, sovrapposta a quella, più simbolica, della casa e del bosco, rifugio naturale contro il degrado che la civilizzazione ha portato nel mondo – e di portare avanti il racconto sul sottile filo dell’ambiguità: un’ambiguità forse destinata a sciogliersi col progredire della trama (divisa plasticamente e “solennemente” in tre capitoli), o forse condannata a protrarsi anche laddove il racconto sembra prendere una precisa (o forse no) direzione. Ambizioni importanti, quindi, quelle del regista, che però si scontrano a volte, come abbiamo accennato in apertura, con uno svolgimento che, più che all’horror più materico e corporeo (come faceva per esempio il recente Men) sembra guardare al popcorn movie e allo spavento decontestualizzato e di pancia; un approccio che in qualche modo fa parte del background di Aja, e che finisce qui per sacrificare a volte l’inquietudine pervasiva sull’altare di un effetto-shock immediato quanto di fatto effimero.

Il fantasma di un ipotetico altro

Never Let Go, il piccolo Percy Daggs IV in un'immagine del film
Never Let Go, il piccolo Percy Daggs IV in un’immagine del film

Questo comunque interessante Never Let Go – A un passo dal male vive quindi un po’ delle contraddizioni di un horror che vorrebbe essere una sorta di sintesi (principalmente) dei già citati Bussano alla porta e Men (decisamente più sobri e coerenti con le rispettive premesse) ma che finisce per sbandare a tratti dalle parti di un clone un po’ risaputo della saga di Evil Dead. Un contrasto che non riesce quasi mai a diventare amalgama e sintesi, anche a causa di una sceneggiatura incerta che a volte – invero più di una volta – finisce per tradire le sue stesse premesse, rischiando di far crollare l’intera impalcatura del film. Non ce la sentiamo, tuttavia, di affossare il lavoro di Alexandre Aja (di cui, si sarà capito, restiamo estimatori, pur negli alti e bassi che hanno contraddistinto la sua carriera) come sta già facendo buona parte della critica italiana: al di là della generalmente riconosciuta buona prova di Halle Berry (peccato non poterla vedere, per ora, in lingua originale), Never Let Go – A un passo dal male vive del suo stesso fascino concettuale, di un’ambiguità precaria che informa di sé – pur in modi diversi e sempre mutevoli – l’intero racconto, di un’ambizione che quasi urla con sofferenza la sua non soddisfazione, e tuttavia trova un singolare fascino proprio in questa fragilità e potente mancanza. Una macchina da brividi che poteva/voleva essere (anche) altro, e che tuttavia riesce in qualche modo a incatenare lo spettatore proprio al fantasma di questo ipotetico e tuttavia ben avvertibile altro. Un risultato magari non del tutto voluto, ma comunque da riconoscere e registrare.

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Locandina

Never Let Go, la locandina italiana del film di Alexandre Aja

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Scheda

Titolo originale: Never Let Go
Regia: Alexandre Aja
Paese/anno: Stati Uniti / 2024
Durata: 101’
Genere: Horror, Thriller
Cast: Halle Berry, Cadence Compton, Christin Park, Georges Gracieuse, Matthew Kevin Anderson, Mila Morgan, Percy Daggs IV, Stephanie Lavigne, William Catlett
Sceneggiatura: KC Coughlin, Ryan Grassby
Fotografia: Maxime Alexandre
Montaggio: Elliot Greenberg
Musiche: Robin Coudert
Produttore: Alexandre Aja, Dan Levine, Shawn Levy, Dan Cohen
Casa di Produzione: 21 Laps Entertainment, Media Capital Technologies, Lionsgate Films, HalleHolly
Distribuzione: Notorious Pictures

Data di uscita: 26/09/2024

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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