THE TRAINER

THE TRAINER

The Trainer di Tony Kaye è un lavoro sopra le righe, che dunque sceglie di prendersi numerosi rischi: al netto del coraggio nello sperimentare, è un film che rimane impigliato nei meccanismi di un grottesco eccessivo e del nonsense. La tematica di un American Dream contorto e folle può essere uno spunto valido, ma sembra disperdersi nella ridondanza di questo lavoro. Presentato nel Concorso Progressive Cinema della 19a Festa del Cinema di Roma.

L’American Dream delle televendite

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Tony Kaye (reso celebre da American History X) torna dopo diversi anni dietro la macchina da presa. L’intento è suggestivo: dare voce a uno sconclusionato e folle American Dream, attraverso un ragazzo incredibilmente volitivo, ma anche molto problematico. Non solo, perché l’idea di dar voce a un sogno americano attraverso le televendite si presterebbe ancor più a digressioni concettuali interessanti. Eppure, The Trainer rischia di essere ricordato come un film grottesco e sopra le righe, più che come un lavoro sperimentale (o di avanguardia) come – forse – avrebbe voluto essere.

L’inseguimento del grottesco

Tanto grottesco, dunque, troppo. Ma ad essere del tutto fuori misura non è solo lo stile o il taglio registico e stilistico, perché è già a partire dallo script che si registra una ridondanza eccessiva, nonostante il ritmo del film non sia affatto lento.

Siamo a Los Angeles e un giovane Jack Flex (Vito Schnabel) cerca di farsi strada nella vita attraverso un’idea alquanto bizzarra: creare e vendere un cappello di 11 Kg – Heavy Hat – per dimostrare a tutti come sia possibile allenarsi senza andare in palestra e fare allenamento “funzionale” semplicemente indossandolo.

A prescindere dall’idea bizzarra, sarà da subito chiaro come il “cappello” rappresenti molto di più per Jack, oltre ad essere il mezzo per un suo riscatto sociale ed economico.

8 giorni per sfondare

The Trainer, una scena del film di Tony Kaye
The Trainer, una scena del film di Tony Kaye

Questa la premessa. La trama poi si concentrerà sui frenetici 8 giorni in cui Flex dovrà convincere tutti – parenti, amici e sponsor celebri – a credere in lui e nel suo prodotto: la staffetta di Flex si presenta così come una televendita dentro la televendita, poiché, per arrivare alla TV, dovrà prima convincere sponsor e aziende a finanziarlo e sostenerlo.

In questa sconclusionata missione, si assiste a una modalità di fare cinema che cerca di riproporre i modi e gli stilemi di YouTube e dei social; tuttavia, questo approccio manca del giusto distacco verso l’oggetto della sua narrazione, che – ovviamente – più che essere il cappello, è Jack stesso. Il fatto che l’attore Vito Schnabel (Jack) sia anche sceneggiatore e produttore di The Trainer probabilmente non ha giocato a favore di quel distacco necessario tra soggetto e oggetto, che occorre in ogni procedimento creativo.

La televendita di sé stessi

Nello specifico, se l’idea della televendita di se stessi può essere proficua nello script, di fatto il protagonista Jack resta spesso abbozzato in un insieme di tratti e momenti, senza che venga approfondita la sua figura né quella dei personaggi a lui più vicini – come la madre (interpretata da Beverly D’Angelo) e la receptionist (Julia Fox) della rete televisiva cui si rivolge. The Trainer è un lavoro che si basa sull’idea dell’assurdo e porta alle estreme conseguenze tutto ciò che mette in gioco: scelta stilistica, però, non bilanciata da un sufficiente sforzo sui contenuti e sul soggetto.

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Locandina

The Trainer, il teaser poster della Festa del Cinema di Roma 2024

Gallery

Scheda

Titolo originale: The Trainer
Regia: Tony Kaye
Paese/anno: Stati Uniti / 2024
Durata: 95’
Genere: Commedia, Poliziesco
Cast: Bella Thorne, Lenny Kravitz, Colleen Camp, Duke Nicholson, Gavin Rossdale, Julia Fox, Stephen Dorff, Steven Van Zandt, Taylour Paige, Vito Schnabel, Beverly D’Angelo, Brock O’Hurn, Finneas O’Connell, Gina GeLauren Sanchez, Gus Van Sant, John McEnroe, Laird Hamilton, Lauren Sanchez, Luka Sabbat, Paris Hilton, rshon
Sceneggiatura: Vito Schnabel, Jeff Solomon
Montaggio: Bob Jenkis, Robert Lee, Sam Sneade
Produttore: Vito Schnabel, Tal Kissos, Tony Kaye, Jeremy Steckler
Casa di Produzione: Imperative Entertainment

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Appassionata di filosofia con un’attenzione particolare rivolta alla storia delle religioni, all’antropologia e alla diverse forme d’arte, si è specializzata in pratiche filosofiche nel 2018, presso la SUCF di Roma. Come giornalista si occupa di cultura, cinema, politica e attualità.

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