FINO ALLA FINE

FINO ALLA FINE

Con Fino alla fine, Gabriele Muccino torna a raccontare l’universo giovanile unendo la storia d’amore al thriller. Si può dire che la missione sia riuscita, come quella che i cinque ragazzi si ritrovano a compiere nella notte palermitana (si, c’è anche l’heist movie)? Se si ha abbastanza fede per accettare alcuni elementi della storia raccontati; se si passa sopra ad una sceneggiatura che non torna nella sua totalità; se si accettano la pomposità narrativa di alcuni degli eventi cui si assiste e una recitazione spesso sopra le righe; se la riposta a queste domande è positiva, insomma, allora colpo riuscito. Presentato nella sezione Grand Public della 19a Festa del Cinema di Roma.

Dove vai in vacanza?

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Il titolo originale del film è Right Now, mantenuto per il suo lancio internazionale. Perché dunque cambiarlo con Fino alle fine? Un atroce sospetto potrebbe accompagnare l’entrata in sala. Meglio pensare che si riferisca agli insegnamenti che derivano dall’ultima tappa vacanziera a Palermo di due turiste americane, il giorno prima di tornare a casa in California. Il film è infatti prima di tutto la storia di Sophie (Elena Kampouris), una ragazza dal passato doloroso ancora ingombrante e dal presente soffocato dalle attenzioni protettive della sorella Rachel (Ruby Kammer). L’incontro con Giulio (Saul Nanni) e il suo gruppo di amici diventa però motore di una serie di eventi, sicuramente più eccitanti della tabella di marcia originaria che prevedeva la visita di monumenti culturali… Ad Ecco fatto (1998), Come te nessuno mai (1999) e L’estate addosso (2016), si aggiunge così un nuovo ritratto giovanile di gruppo realizzato da Gabriele Muccino insieme a Paolo Costella alla sceneggiatura.

Le 24 ore di Palermo

Fino alla fine, Elena Kampouris e Saul Nanni in una scena del film
Fino alla fine, Elena Kampouris e Saul Nanni in una scena del film

Muccino gioca con lo spettatore paventando soprattutto nella prima parte del film molteplici pericoli che potrebbero capitare alla giovane protagonista e riesce, registicamente parlando, anche a rendere la concitazione delle fasi più action della storia che aumentano nel corso del film. Retaggi forse dell’approdo ad Hollywood di cui però è ravvisabile anche il lato peggiore, rappresentato da una ridicola magniloquenza. Scene di sesso con tanto di mano che lascia l’impronta nella condensa di un oblò (possiamo sentirci sul Titanic anziché su una barca se ci fa piacere) o di fuga realizzate tramite un piano sequenza accompagnato da solenne sottofondo musicale. Quest’ultimo è un ulteriore rimando al modello di ispirazione di Fino alla fine, ossia Victoria,film tedesco del 2015 diretto da Sebastian Schipper in cui si raccontava dell’incontro di una giovane spagnola a Berlino con quattro ragazzi e di ciò che ne derivava. Tutto girato in un piano sequenza.

La vera sfida

Fino alla fine, Enrico Inserra in una scena del film
Fino alla fine, Enrico Inserra in una scena del film

Detto anche di qualche buco di sceneggiatura (che fine fa la componente mafiosa, stavolta di etnia russa? Chi lo avrebbe detto…) cosa si impara in questo passaggio all’età adulta? Difficile rispondere, il che rende ancora più evidente la vacuità del ritratto che viene fatto in particolare di Giulio e del suo gruppo: giovani che si presentano più duri di come si mostrano ma in realtà stritolati da un sistema più grande di loro. Un percorso inverso a quello di Sophie. Non è un caso che Fino alla fine si apra sotto il motto secondo cui “La vita è il risultato delle scelte che facciamo”. L’incontro con Giulio, Komandante (Lorenzo Richelmy), Samba (Enrico Inserra) e Spritzz (Francesco Garilli) segna infatti un punto di rottura nel percorso di crescita e/o liberazione della ragazza che si ritrova per la prima volta nella sua vita a fare qualcosa voluto realmente da lei. Il passaggio da accolita fragile e anche un po’ ingenua a capogruppo richiede però a dir poco un atto di fede per essere creduto per le modalità e soprattutto la velocità con cui avviene. Certo, se l’alternativa ai brividi del pericolo è una cultura da vivere in maniera nevrotica, in effetti la fuga e l’evoluzione di Sophie acquisiscono maggior credibilità e comprensione. Alla fine di tutto resta allora solo l’invito a vivere la propria vita fino in fondo anche se significa lasciarsi guidare dagli eventi. E soprattutto il sospetto con cui si è entrati in sala che diventa realtà: il titolo Fino alla fine fa riferimento alla sfida lanciata allo spettatore. Di rimanere a vedere la pellicola per le sue quasi due ore di visione.

Locandina

Fino alla fine, la locandina del film di Gabriele Muccino
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Scheda

Titolo originale: Fino alla fine
Regia: Gabriele Muccino
Paese/anno: Italia / 2024
Durata: 117’
Genere: Drammatico, Poliziesco
Cast: Saul Nanni, Elena Kampouris, Syama Rayner, Enrico Inserra, Francesco Garilli, Grace Ambrose, Julia Messina, Lorenzo Richelmy, Mitch Salm, Ruby Kammer, Yan Tual
Sceneggiatura: Gabriele Muccino, Paolo Costella
Fotografia: Fabio Zamarion
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Paolo Buonvino
Produttore: Raffaella Leone, Andrea Leone
Casa di Produzione: Lotus Production, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 31/10/2024

Trailer

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Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

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