SPIRIT WORLD
di Eric Khoo
In Spirit World, il regista di Singapore Eric Khoo ci parla del dolore universale per la perdita dei propri cari, raffigurando il percorso di due “spiriti” sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti. I fantasmi qui non hanno nulla di spaventoso, ma fungono da angeli custodi per riconciliare con il ciclo della vita sé stessi e i cari che “lasciano” Presentato nel concorso Progressive Cinema della 19a Fesa del Cinema di Roma.
Sospesi tra vita e morte
Chiunque ami il Giappone, sa come gli antenati siano ritenuti importanti nella vita di tutti i giorni e come questo aspetto mantenga un valore sacrale anche nell’industrializzato e contemporaneo Giappone odierno. Le tradizioni nipponiche vengono qui utilizzate come spunto per affrontare il tema delicato del lutto, o per meglio dire, della dipartita delle persone da “questo mondo”, volendo cogliere la prospettiva messa in atto dal commovente Spirit World.
Difatti, in Spirit World, diretto dal regista Eric Khoo, in maniera inusuale la morte viene vista con gli occhi di chi ci lascia: occhi di chi – ormai passato dall’altra parte – ha principalmente l’unica preoccupazione (e missione) di vedere felici e realizzati i cari che ha lasciato.
Destini che si uniscono
Qui siamo alle prese con una Tokyo – e in seguito con un Giappone rurale – in cui si incrociano misteriosamente i destini della cantante francese Claire Emery (Catherine Deneuve) e di un suo attempato fan, Yuzo (Masaaki Sakai), defunto da poco e molto preoccupato per il destino del figlio regista Hayato (Yutaka Takenouchi).
Solo a poco a poco capiamo il legame tra i tre personaggi principali, ossia Claire, Yuzo e Hayato.
Gli occhi di chi ci lascia
Claire sembra fare da ponte tra padre e figlio, subentrando quando la morte del primo è già avvenuta e, in seguito, aiutandolo a salvare la vita di chi resta, ovvero suo figlio. Come accennavamo, la profondità di questo Spirit World non si cela tanto nel voler rappresentare e immaginare una vita dopo la morte, ma nel fatto che l’intera vicenda sia amorevolmente e teneramente guardata con gli occhi di chi se n’è andato, seppur con dolore.
E, infatti, sembra essere proprio questo dolore ciò che tiene sospesi i protagonisti Yuzo e Claire tra i due mondi: la paura per ciò che accadrà a chi lasciano, l’incertezza del non poter essere più a sostenere chi amano, o almeno non nello stesso modo di prima.
La delicatezza dei sentimenti
Non c’è nulla di urlato né di melodrammatico in questo ultimo lavoro di Eric Khoo: la delicatezza dei sentimenti pervade l’intera pellicola anche nei momenti più tragici e desolanti, nei quali si assiste a un grande senso di solitudine, come sempre accade per il distacco di chi amiamo. In questo senso Spirit World ha un sapore marcatamente nipponico, pur essendo una produzione franco-giapponese; ogni vicenda si manifesta con grande delicatezza e con una lieve ironia e senso di tenerezza che sempre accompagna Claire e Yuzo nella loro piccola missione/viaggio in favore di Hayato.
C’è tanto potenziale in questo Spirit World che forse poteva esprimere ancora altro. Ad ogni modo, Eric Khoo consegna allo spettatore un film di rara delicatezza sul sentimento della perdita, vista da una prospettiva alquanto inusuale per noi occidentali.
Pur parlando di “vita dopo la morte” il film ha poco di esoterico in questo senso, ma invece ci richiama ad una prospettiva più profonda sul senso della vita, degli affetti, dell’amore e della morte.
Locandina
Gallery
Scheda
Titolo originale: Yûrei
Regia: Eric Khoo
Paese/anno: Francia, Giappone, Singapore / 2024
Durata: 105’
Genere: Drammatico, Fantasy
Cast: Catherine Deneuve, Jun Fubuki, Masaaki Sakai, Yutaka Takenouchi
Sceneggiatura: Eric Khoo
Montaggio: Matthieu Laclau
Musiche: Jeanne Cherhal
Produttore: Mathilde Incerti, Shin Yamaguchi, Yutaka Tachibana
Casa di Produzione: Knockonwood, MI Movies, Zhao Wei Films