BLACK WIDOW, “SCARLETT JOHANSSON E FLORENCE PUGH HANNO RECITATO CON LA POLMONITE”
In un’intervista, la regista Cate Shortland ha rivelato che i quattro mesi di riprese di Black Widow sono stati un tour de force, con le due protagoniste che hanno recitato nonostante fossero ammalate di polmonite.
Si avvicina (finalmente) la data di uscita di Black Widow, atteso cinecomic Marvel rinviato più volte, nel corso dell’ultimo anno, a causa della pandemia di Covid-19; il film di Cate Shortland, infatti, arriverà nei cinema e su Disney+ – con accesso VIP – il prossimo 9 luglio.
Proprio in occasione dell’uscita imminente, la regista Cate Shortland ha rivelato alcuni retroscena del set del film, che vede nei ruoli principali Scarlett Johansson (nel ruolo dell’eroina del titolo) e Florence Pugh, a interpretare la futura Vedova Nera Yelena Belova.
“È stato come essere nell’esercito”, ha detto la regista al magazine The Gentlewoman, in un profilo della protagonista Scarlett Johansson. “Alla fine, Scarlett e la co-protagonista Florence Pugh stavano entrambe recitando nonostante avessero la polmonite”. Un set sfiancante, insomma, quello di Black Widow durato in tutto quattro mesi e articolatosi tra Stati Uniti, Regno Unito, Norvegia e Marocco.
Shortland ha comunque precisato che l’umore della protagonista, sul set, è rimasto buono per tutta la durata delle riprese. “Scarlett era incredibilmente modesta”, ha detto la regista. “E questo rendeva piacevole averla vicino. Scherzava con tutti, compresi l’elettricista e il corriere; non c’erano gerarchie. Lei apprezza le persone, e le fa sentire apprezzate”.
Nell’intervista con The Gentlewoman, Scarlett Johansson si è soffermata sulle tante controversie che hanno attraversato la sua carriera, sul suo ruolo in Ghost in the Shell, che le ha portato l’accusa di ‘whitewashing’, e sulla sua difesa pubblica di Woody Allen.
L’attrice ha ammesso di non aver sempre detto “la cosa giusta” in pubblico: “Avrò sempre delle mie opinioni sulle cose, perché questo è ciò che sono. Voglio dire, per tutti è difficile ammettere di essersi sbagliati, e perlopiù farlo pubblicamente: può essere imbarazzante. Non è facile dire: qui ho passato il segno. Sono un essere umano”.